GOALQuattro Scudetti vinti con sole due presenze e una manciata di minuti giocati. Questa è, in estrema sintesi, la storia di Rubinho Rubens Fernando Moedim alla Juventus, portiere brasiliano approdato a Torino sponda bianconera a fine agosto 2012 da svincolato dopo un periodo di prova col Varese e una breve esperienza in granata.
Rubinho, che allora ha 30 anni dunque è nel pieno della carriera di un portiere ma è anche reduce da un serio problema alla schiena, firma un contratto di dodici mesi ben consapevole che il campo lo vedrà molto poco dato che davanti a lui ci sono Gigi Buffon e Marco Storari. L'occasione di indossare la maglia della Juventus però è troppo ghiotta per dire di no e Rubinho trova comunque subito il modo di farsi notare scegliendo il numero 34.
"Ogni tanto guardo Buffon e faccio fatica a capire: 'Ma è lui? E' lui, è lui'. E' un piacere lavorare con Gigi e con Marco".
Come previsto il brasiliano resta tutta la stagione a guardare fino al 18 maggio 2013 quando Antonio Conte, allora tecnico bianconero, decide di regalargli qualche minuto nell'ultima giornata di campionato quando la Juventus, già laureatasi Campione d'Italia un paio di settimane prima, è impegnata in casa della Sampdoria. Rubinho subentra a Storari al minuto 80 e mantiene la porta inviolata, pazienza se la partita terminerà sul risultato di 3-2 per i blucerchiati. La notte di Genova, come raccontato qualche tempo dopo a 'TuttoJuve', per il numero 34 bianconero resta un momento speciale.
"Ho davvero tanti ricordi belli delle stagioni trascorse alla Juventus, ma non so dire quale sia stato il più importante. Il giorno dell’esordio è stata una bellissima emozione, perché non me lo aspettavo. Quando Conte ha detto: “Rubinho, scaldati”, ho pensato che magari avesse detto qualcosa di sbagliato. È stata una serata indimenticabile".

Apprezzato per le qualità umane dimostrate all'interno dello spogliatoio, Rubinho al termine della stagione firma un nuovo contratto con la Juventus e vince un altro Scudetto anche se pure stavolta l'unica presenza arriva all'ultima giornata di campionato. I minuti in campo sono 45, l'avversario è il Cagliari e arriva un netta vittoria per 3-0 che permette a Rubinho di collezionare il secondo clean-sheet personale in due presenze.
Nonostante questo, nelle successive due stagioni, il brasiliano non scenderà mai più in campo vincendo altri due Scudetti dalla panchina senza neppure la soddisfazione di giocare qualche minuto in nessuna delle competizioni in cui è impegnata la Juventus. Tanti però sono i ricordi di Rubinho, raccontati in una recente intervista a 'JuventusNews24.com'.
"Quando io sono arrivato alla Juve Pogba è stato il primo che mi è rimasto impresso. Era un giocatore alto, con capelli biondi, scarpe rosa… era difficile non notarlo. Era giovanissimo in tutto, ma si vedeva che era un giocatore diverso dagli altri proprio per la postura, per il modo di giocare e di stare nel campo. Anche se giovanissimo, giocava già alla pari con tutti gli altri, non aveva niente di meno dei più grandi. Pian piano ogni giorno si fermava sempre dopo gli allenamenti, per farne altri più specifici di lancio, passaggi, dribbling e tiri in porta. Paul l’ho accudito come un figlio. Lui si cambiava affianco a me, inoltre io ero uno di quelli che restava in campo quando lui voleva tirare in porta".
Dopo quattro anni, il 30 giugno 2016, finisce ufficialmente la sua esperienza in bianconero con un palmares di tutto rispetto: oltre ai quattro Scudetti, infatti, Rubinho vince anche due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Il tutto giocando in totale solo una manciata di minuti che gli valgono comunque un saluto ufficiale da parte del club.
"Dieci minuti in sostituzione di Storari all’ultimo atto del campionato 2012-13, una quarantina al posto di Buffon a conclusione della Serie A 2013-14. Gli spezzoni contro Samp e Cagliari coincidono con le due uniche gare ufficiali giocate da Rubinho con la maglia della Juve nel corso di una militanza durata quattro stagioni.Il portiere brasiliano, a fine contratto, lascia la Signora con un bagaglio in verità molto più prezioso: un ricchissimo palmarès, ma anche un’esperienza umana e professionale che non è dato a tutti di realizzare. I successi di una squadra si costruiscono giorno per giorno, con la dedizione al lavoro, la professionalità di tutti. Per conquistare i trofei a fine stagione serve che ogni componente della rosa si metta quotidianamente al servizio dei tecnici e dei compagni con tutta la forza, l’impegno, lo spirito di sacrificio di cui è capace. È esattamente quello che, alla Juventus, ha fatto Rubinho Rubens Fernando Moedim per quattro anni, dimostrandosi fin da subito un punto di riferimento prezioso per la compattezza del gruppo e per gli insegnamenti trasmessi ai più giovani. Quattro anni in cui ha alzato altrettante coppe di Campione d’Italia, due Coppa Italia e due Supercoppa. Ora la sua avventura in bianconero è terminata, ma il suo nome sarà sempre parte di una delle Juventus più vincenti della storia. Valeu Rubinho, boa sorte!".
Mentre il portiere brasiliano, intervistato da 'TuttoJuve', ringrazia per l'occasione e sottolinea quanto sia stato speciale vestire la maglia bianconera.
"Fare parte di questo gruppo, fare parte di questa società, per me è stato molto importante. Tutti per uno e uno per tutti: è questo il significato di “famiglia”. Ho sempre visto un gruppo vincente e non è un solo giocatore a far la differenza, ma tutti. È questo il segreto del successo bianconero. Mi sono trovato davvero bene con tutti in generale".
Dopo essere rimasto senza squadra per sei mesi, Rubinho firma col Como in Lega Pro ma l'avventura dura poche settimane dato che il portiere risolve il contratto per non meglio specificati motivi personali. La sua carriera continuerà al Genoa, dove ricopre nuovamente il ruolo di terzo alle spalle di Perin e Lamanna. Rimasto svincolato, Rubinho si dedica all'altra sua vecchia passione, il pugilato. Come raccontato dallo stesso brasiliano a 'Il Secolo XIX'.
"Il mio idolo era Tyson, non ha perso un solo suo combattimento, compreso quello con Holyfield. Faccio due ore di lavoro tre volte al settimana. Diventare un pugile non è nei miei pensieri, il combattimento non fa per me, la uso per tenermi in forma, a 35 anni sono ancora giovane per smettere, a gennaio dovrei trovare una squadra: e poi devo imparare a dosare la forza dei colpi, a volte rifilo grandi sassate. Se in futuro farò l’allenatore dei portieri introdurrò un po’ di boxe, perché è uno sport completo: fiato, forza, aumenta la velocità delle braccia e protegge le spalle".
Appesi i guanti definitivamente al chiodo alla fine del 2018, Rubinho inizia la carriera da agente aprendo un'agenzia di servizi e consulenze a sportivi, aziende e a qualsivoglia "stakeholder" del business dell’entertainment sportivo insieme a Edoardo Giacone e al noto procuratore Matteo Roggi. Partita dal mondo del calcio, l'agenzia si è presto allargata a ciclismo, nuoto ed agli sport motoristici. Non solo, tra i servizi offerti c’è anche la gestione di realtà nel Metaverso e nel nuovo mercato NFT, e l'organizzazione di eventi o di summer e winter camps per società sportive.
