L'ennesima evoluzione del Manchester City di Pep Guardiola parte dalla difesa. E la difesa ha un pilastro solido su cui si poggia, un pilastro arrivato soltanto un anno fa: Ruben Dias. Una solidità comprovata e premiata dal titolo vinto dal portoghese classe 1997 di miglior giocatore della Premier League 2020/21.
Il suo compito non è quello di segnare ma di chiudere la porta agli attaccanti avversari: eppure sembrerebbe il contrario, a giudicare dai 68 milioni di euro spesi dal club inglese per strapparlo al Benfica. Una cifra che solitamente è accostata al trasferimento ultra-milionario di un attaccante ma che, in questo caso, è stata necessaria per accogliere un difensore capace di mettere il lucchetto alla difesa con una chiave a doppia mandata.
Con l'arrivo di Ruben Dias è cambiata la musica difensiva per la squadra di Guardiola, in passato incline a segnare un gran numero di reti ma a subirne anche parecchi: decisivo sia nel ruolo di centro-sinistra nella retroguardia a tre che in qualità di centrale mancino nella difesa a quattro, quadro di una duttilità che nel calcio moderno è un fattore determinante nelle scelte degli allenatori.
Basta dare uno sguardo ai numeri per capire come, con Ruben Dias in campo, il Manchester City abbia fatto enormi passi in avanti dal punto di vista difensivo: console 32 reti subite ha avuto la difesa meno perforata della scorsa Premier League, in cui sono arrivati ben 20 clean sheet; dato replicato anche in Champions, con una una striscia di sette partite senza subire goal tra girone e ottavi, interrotta soltanto da Reus nell'andata dei quarti di finale.
Il presente di Ruben Dias si chiama Inghilterra, ma sarebbe potuto coincidere anche con l'Italia: negli anni scorsi, infatti, è stato accostato a più riprese alla Juventus che in lui vedeva un potenziale campione, salvo poi ripiegare su Matthijs de Ligt per inaugurare la linea del rinnovamento. E chissà che coppia sarebbe stata con l'olandese: un cruccio che non avrà una risposta.


