GOALMeteora a Roma, sugli scudi a Madrid. La carriera di Ivan Helguera conosce un prima e un dopo il suo passaggio nella sponda giallorossa della nostra capitale.
Da centrocampista non in grado di lasciare un segno tangibile, lo spagnolo è stato capace di imporsi nel club più prestigioso al mondo facendo incetta di trofei.
Partito da Santander, sua città natale, Helguera approda nel calcio professionistico nel 1996 in Terza Divisione grazie al Manchego.
I giorni di gloria sono ancora lontani per il centrocampista classe 1975, che inizia però pian piano a mettersi in mostra e dopo appena sei mesi compie il primo salto di categoria della sua carriera.
Lo preleva in Segunda Division l'Albacete, ancora scottato dalla retrocessione della stagione precedente e intenzionato ad una risalita rapida nella massima serie.
L'intenzione è destinata a restare tale, dato che El Queso Mecanico non riuscirà ad andare oltre il quarto posto condannandosi a un altro anno tra i cadetti.
Nell'estate del 1997 però, Helguera effettua un altro upgrade di carriera. La Roma, tramite osservatori mandati a tenerlo sotto controllo, vuole portarlo in Serie A tra le sue fila.
Subito si attivano il ds Giorgio Perinetti e il compianto Ernesto Bronzetti - per anni tra i leader del mercato in un periodo storico in cui ancora gli agenti non erano diventati star - iniziano l'opera di convincimento del calciatore e dell'Albacete per intavolare l'affare.
A rendere più complicate le cose, a un passo dalla fumata bianca, è l'inserimento al tavolo delle trattative da parte del Real Madrid. Un intervento tutt'altro che gradito da parte del sanguigno presidente Franco Sensi, che si incaponisce ancor di più per portare dalla sua parte l'esito della negoziazione.
E ci riesce, uscendo vincitore dal braccio di ferro con i Blancos grazie ai 5 miliardi di lire messi sul piatto, oltre ai 400 milioni annui garantiti al calciatore.
Helguera diventa così il primo colpo della sessione di mercato estiva della Roma, anche se dai tifosi giallorossi viene accolto con la solita perplessità che accompagna un nome tutt'altro che conosciuto al grande pubblico.
Zeman appare però contento di poter fare affidamento su di lui e ripone sul centrocampista molta fiducia, convinto anche dalla professionalità messa a disposizione da Helguera fin dal primo giorno in cui mette piede a Trigoria.
Getty ImagesPalleggio, fisicità e visione di gioco fanno di lui, almeno sulla carta, un perno per la metà campo di una squadra allenata dal Boemo. Ma la riuscita sul campo di discosta, e di parecchio, dalle aspettative.
Le caratteristiche sopracitate ci sono, ma ad appesantirle c'è una certa lentezza nell'esecuzione palesata già nel precampionato. Un dettaglio non da poco, soprattutto in un'idea di calcio che fa della verticalizzazione e della circolazione rapida di palla i suoi due capisaldi.
La stagione tuttavia inizia ed Helguera ha tutto il tempo per smentire le prime flebili perplessità che iniziano ad avvilupparsi intorno a lui.
Il debutto avviene alla prima giornata di campionato, nel successo esterno della Roma sull'Empoli per 3-1. Ma allo spagnolo vengono concessi solo gli ultimi 5 minuti di partita con il risultato già in cassaforte.
Le partite si susseguono, ma Zeman continua ad usarlo con il contagocce, sconfessando l'investimento tutt'altro che economico di pochi mesi prima.
A condannare Helguera ad una stagione da comparsa, e nemmeno tra quelle più in favore di camera, è proprio la sua difficoltà ad adattarsi ai ritmi molto alti richiesti dal Boemo e più in generale dal nostro campionato.
Il centrocampista chiude con sole otto presenze il suo primo anno romanista, che poi è anche l'ultimo dato che viene immediatamente rispedito in Spagna, destinazione Barcellona sponda Espanyol.
Qui trova lo spazio che in giallorosso gli è stato negato, imponendosi come titolare fisso dei biancoblù e dimostrando tutte le sue qualità in un campionato decisamente più alla sua portata a livello di ritmi di gioco.
Al periodo dell'Espanyol, dove dopo Zeman ha modo di lavorare con un altro dei guru del calcio anni Novanta e Duemila come Marcelo Bielsa, si deve poi il suo graduale arretramento, che dalla linea di centrocampo lo porta via via a retrocedere fino a quella difensiva.
Il rendimento garantito da difensore centrale fa sì che il Real Madrid lo rimetta nella sua lista di calciatori attenzionati, offrendogli la camiseta blanca nell'estate del 1999.
Helguera stavolta accetta senza pensarci due volte, compiendo la scelta più felice della sua carriera. L'ex romanista vive ben otto anni a Madrid, facendo parte in pianta stabile dei Galacticos e vivendo la grande epoca fatta di trofei e successi vissuta dalla Casa Blanca.
Alla fine del suo percorso madrileno, Helguera ha messo in bacheca 3 edizioni della Liga e due Champions League, oltre a due Supercoppe di Spagna, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale.
Qualche rimpianto a Roma inizia a circolare, ma senza alcun risentimento verso il calciatore, che anzi dai tifosi giallorossi che lo hanno visto all'opera viene ricordato ancora con parecchio affetto.
Un aneddoto, forse più appartenente alla leggenda che alla realtà, racconta che nel febbraio del 2001 il centrocampista abbia giocato la gara di Champions League contro la Lazio all'Olimpico indossando sotto la casacca bianca del Real Madrid quella della Roma, pronto ad esibirla in caso di goal agli ex rivali.
Getty ImagesUn episodio confermato da più voci ma sul quale Helguera non si è mai esposto né ha mai rivelato se fosse vero o meno.
Nel 2005, a contratto prossimo alla scadenza con il Real, iniziano a circolare voci di un suo ritorno a Roma, che avrebbe avuto del clamoroso. Manca però la condizione più importante, e cioè la volontà delle due parti di ricongiungersi. E' così dunque che alla fine l'ex centrocampista ormai difensore appone la sua firma sulla proposta di prolungamento biennale avanzata dalle Merengues.
Ma la condizione dei giorni migliori è ormai un ricordo per Helguera, costretto a periodi di inattività sempre più lunghi a causa di problematiche fisiche ricorrenti.
Nel 2007 c'è tempo per un ultimo giro di valzer con il Valencia, prima del ritiro del 2008 a 33 anni.
Una vera e propria beffa per lui, per tanti anni nel giro della nazionale spagnola senza raccogliere trofei e ritiratosi proprio all'alba del Siglo de Oro della Roja con le vittorie di Euro 2008 e Euro 2012 e il Mondiale del 2010.
A febbraio del 2010, con la Roma in piena rimonta sull'Inter, l'ex difensore è tornato all'Olimpico facendosi immortalare in tribuna nel corso della sfida contro il Palermo e ricevendo un bell'attestato di stima dai suoi vecchi sostenitori italiani.
Oggi Helguera, dopo un periodo da podista e la sua partecipazione ad una maratona di beneficienza nel deserto del Sahara nel 2016, sta provando a rientrare nel mondo del calcio come allenatore. Ma la prima esperienza, sulla panchina del Las Rozas in Terza Divisione, è finita dopo solo pochi mesi.
Ma di bocciature preventive, Helguera, dovrebbe saperne qualcosa. E se c'è una cosa che la sua carriera gli ha insegnato è quella di non arrendersi di fronte a giudizi negativi da parte di qualcuno.




