GOALNegli anni della gestione sportiva di Walter Sabatini, alla Roma sono transitati alcuni calciatori che hanno fatto le fortune dei giallorossi. Ma anche e soprattutto delle squadre nelle quali sono approdati in seguito all'esperienza nella capitale. Tra questi c'è Antonio Rudiger, che nel maggio 2021 si è laureato Campione d'Europa con il Chelsea battendo in finale il Manchester City al Do Dragao di Oporto. Dall'estate 2022 è un giocatore del Real Madrid.
"Forza Roma sempre!" disse il difensore tedesco a favore di telecamera, con la medaglia al collo e ancora intento a festeggiare la vittoria ottenuta qualche manciata di minuti prima.
Segno evidente (e frequente) di come la piazza romanista riesca ad entrare nel cuore dei calciatori e restarci anche quando i diretti interessati si trovano a migliaia di chilometri di distanza l'uno dall'altra.
Gratitudine a una piazza, dunque. La stessa che lo aveva accolto con perplessità al momento del suo sbarco a Roma.
Alla ricerca di un difensore centrale che andasse a rimpiazzare il vuoto lasciato da Mehdi Benatia e non colmato con rendimento sufficiente da Mapou Yanga-Mbiwa e Davide Astori, il vulcanico Sabatini tirò fuori dal cilindro il nome di Antonio Rudiger.
Un perfetto sconosciuto. Uno dei tanti che il direttore sportivo più letterario del calcio italiano andò a pescare dalla sua infinita rete di calciatori studiati e osservati.
Un nome che non infiammò le fantasie del pubblico romanista. Il ricordo della super stagione di Benatia era ancora fresco nella memoria dei tifosi, che si aspettavano un nome di spessore per un ruolo così delicato.
Cadendo nel classico vizio capitolino della corsa al pregiudizio, che spesso sfocia nel ben più deprecabile hobby della caccia al bollito, molti iniziarono a parlare di Rudiger come se ne avessero visto centinaia di partite. Arrivando persino ad azzardarne una descrizione fisica stereotipata ma decisamente lontana dalla realtà.
Getty ImagesA Fiumicino si presentò un ragazzone alto e prestante, tedesco berlinese al 100% ma di origine sierraleonese, reduce da diversi infortuni e da una squadra, lo Stoccarda, ormai nobile decaduta del calcio teutonico e prossima alla retrocessione in Zweite Liga.
Il centrale aveva iniziato il suo percorso nel mondo del calcio nelle giovanili del Borussia Dortmund, dove però fu scartato al momento che avrebbe dovuto sancire il suo passaggio in prima squadra. Lo accolse lo Stoccarda, dove dopo un'annata nel campionato riserve trovò spazio anche tra i colleghi della prima squadra.
Lo Stoccarda però era in piena crisi tecnica e una serie di scelte sbagliate tra campo e panchina aprì una piccola crepa che partita dopo partita divenne una voragine.
Nello sfacelo generale, il giovane Antonio riuscì a ritagliarsi uno spazio da protagonista e ad esordire anche con le nazionali giovanili della Germania, fino alla chiamata con prefisso +06 arrivata da Roma, mittente Walter Sabatini.
Malgrado le perplessità generali degli inizi, Rudiger divenne quasi immediatamente un punto di riferimento della Roma di Rudi Garcia. Dall'esordio in giallorosso nel settembre 2015 a Frosinone, il difensore si prese una maglia da titolare per non mollarla più, se non per la rottura del legamento crociato che gli fece saltare diversi mesi nel corso della sua prima annata romanista.
Il passaggio di consegne tra il tecnico francese e Luciano Spalletti ne favorì poi l'esplosione tecnica, al punto che diversi club di lignaggio nobile in Europa iniziarono a prendere in considerazione il suo ingaggio.
Getty ImagesRudiger però era nel frattempo entrato nel cuore dei tifosi e non soltanto per le doti tecniche. Alla fine di un derby, vinto per 2-0 dalla Roma e dall'elevato tasso di tensione in campo tra giocatori, il capitano della Lazio e simbolo Senad Lulic proferì delle parole maleodoranti e dal retrogusto discriminatorio.
"Due anni fa era a Stoccarda a vendere calzini e cinture, adesso fa il fenomeno".
Una frase che tra l'imbarazzo generale portò la stessa società biancoceleste a rivolgere le sue scuse non solo al tedesco, ma anche ai dirimpettai capitolini.
Parole che costarono a Lulic una squalifica "all'italiana", ma valsero a Rudiger l'amore eterno della tifoseria romanista.
Le logiche di mercato del calcio moderno non lasciano però troppo spazio ai sentimenti. Alla fine delle stagione il Chelsea si presenta con quasi 40 milioni in dote dalle parti di Trigoria, dove il trading dei calciatori è stata per diverso tempo la principale fonte di sostentamento.
In una notte, Rudiger passa da Roma a Londra apprestandosi a un ulteriore salto nella sua carriera in costante ascesa.
Il fato vuole che la prima stagione senza di lui, la Roma riesca ad arrivare per la seconda volta nella sua quasi centenaria storia in semifinale di Champions League. Un traguardo che magari il tedesco avrebbe voluto vivere insieme ai vecchi compagni di squadra.
In ogni caso, poco male per lui. Al primo anno londinese sotto la guida di Antonio Conte mette in bacheca la FA Cup, primo titolo con una squadra di club in carriera e che si aggiunge alla Confederations Cup vinta nel 2017 con la nazionale tedesca.
A Rudiger manca però la consacrazione internazionale, un successo che ne sancisca il definitivo passaggio da calciatore di qualità a difensore di livello mondiale. E per il tedesco c'è da aspettare.
Nel 2018 sulla panchina del Chelsea arriva Maurizio Sarri, chiamato a rinfrescare le pareti opacizzate della gestione fruttuosa ma usurante del predecessore Conte. La stagione procede a fasi alterne, ma si conclude con la vittoria dell'Europa League in finale contro l'Arsenal a Baku.
La seconda nella storia del Chelsea, la prima per il difensore, al quale però la seconda coppa europea sa di aperitivo, di antipastino prima del piatto principale.
Getty ImagesMa c'è da pazientare. Ancora di più rispetto alla volta precedente, visto che in mezzo oltre alle fisiologiche pause tra una stagione e l'altra piomba nel mezzo una pandemia che per diversi mesi blocca tutte le competizioni.
La grande gioia europea per Rudiger arriva dunque nel 2021, dopo un'altra transizione in panchina, da Lampard a Tuchel. La finale di Champions League contro il Manchester City la decide Havertz, ma il tedesco contribuisce in maniera decisiva a mantenere la propria porta inviolata.
E pensare che da piccolo si vedeva sì vincente, ma in un ruolo diametralmente opposto a quello che lo renderà campione d'Europa.
Il piccolo Antonio Rudiger voleva infatti fare l'attaccante, come ha raccontato in un'intervista rilasciata al sito ufficiale del Chelsea.
"Avevo una maglietta che avevo cucito da me di Weah. In famiglia non c'erano così tanti soldi per comprarmi un kit di gioco e così ho pensato di farmene uno da solo. Era una maglietta bianca: ho scritto il numero nove e il suo nome sul retro".
Il sogno alla fine si è avverato, anche se come spesso succede in maniera diversa rispetto a quella che si immagina da bambini. L'importante è saper aspettare.
