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Desailly GFXGoal

'La roccia' che cambiò nome e ruolo: Marcel Desailly, l'ascesa al Milan e l'avventura al Chelsea

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Due Champions League con due maglie diverse, un Mondiale e un Europeo con la Francia: ma il nome di Marcel Desailly rievoca nella mente dei tifosi milanisti soprattutto la celebre finale di Atene, uno dei punti massimi nella gloriosa storia rossonera.

Una storia incredibile invece quella della 'roccia francese', un destino che parte da lontano fatto di incroci e coincidenze: un fisico da giocatore di rugby, tecnica discreta ma atletismo da vendere, Desailly ha fatto del suo spirito di adattamento il suo principale punto di forza.

Sbarca a Milano nel novembre del 1993, quando il calciomercato era ancora autunnale, grazie alla superba intuizione della coppia Galliani-Braida, che lo strappano proprio a quel Marsiglia che pochi mesi prima aveva spento il sogno europeo del Diavolo nella finalissima di Monaco.

Una storia particolare, dicevamo. Sì, perchè non tutti sanno che il granitico campione rossonero da bambino aveva un altro nome: nato da genitori ghanesi, Odenke Abbey - questo il suo nome all'anagrafe - acquisisce la nazionalità francese quando la madre sposa il console transalpino di Accra e a soli quattro anni inizia a muovere i primi passi sui campi di calcio seguendo le orme del fratellastro nelle giovanili del Nantes, dove troverà per la prima volta un giovanissimo Didier Deschamps.

Con l'attuale ct della Francia condivide anche i primi anni della sua ascesa nel calcio professionistico all'Olympique Marsiglia, dove approda nel '92 e dove conquista la vetta dell'Europa soltanto un anno più tardi da difensore centrale di grande solidità.

Solidità ma anche duttilità, perchè nel Milan di Capello il gigante transalpino viene impiegato anche a centrocampo, dove si ritaglia un ruolo chiave in fase di interditore e di ripartenza dell'azione. I suoi prorompenti strappi diventano presto celebri: una corsa tanto sgraziata quanto efficace accompagna la cavalcata europea del Diavolo fino alla finale di Atene, dove Desailly ha un altro importante appuntamento con la storia.

L1 to superstardom Desailly MILAN

Di fronte c'è il favoritissimo Barcellona di Crujiff , che si lasciò andare prima dell'appuntamento con dichiarazioni spavalde tirando in ballo proprio il recente acquisto rossonero: " Noi abbiamo comprato Romario, loro Desailly".

Il resto è storia: un 4-0 senza margini di discussione che consegna all'albo d'oro della competizione uno dei più inattesi epiloghi di sempre. Dopo la magia del 'genio' Savicevic il sigillo del poker finale viene firmato proprio da Desailly: inserimento senza palla che taglia in due la difesa blaugrana e piattone destro che non lascia scampo a Zubizarreta. Questione di karma.

"A Milano arrivai da perfetto sconosciuto. Davanti a me per i tre posti da straniero c’erano Van Basten, Boban, Savicevic, Raducioiu, Laudrup e Papin, che era pure Pallone d’Oro. Insomma, ero l’ultimo. Capello mi mandò in campo perché diceva che mi allenavo bene. E mi lasciava tirare pure i calci di punizione, non una grande idea. Penso però di essere arrivato al momento giusto".

Con il trionfo in terra greca il classe '68 diventò il primo giocatore a laurearsi campione d'Europa due volte in due anni consecutivi con due club diversi, record eguagliato poi da altri nomi illustri, tra i quali Samuel Eto'o (Barcellona, 2008-09 e Inter, 2009-10).

Parliamo di un Milan che schierava leggende del calibro di Baresi, Costacurta, Maldini e Tassotti nella linea difensiva: ma Capello si innamorò immediatamente di quel giocatore così intelligente da riuscire a inserirsi velocemente in un ambiente nuovo e in un ruolo non suo. La fiducia dei compagni fu immediata.

Con la maglia rossonera arriveranno in cinque anni tante altre finali, non tutte altrettanto fortunate, prima di scegliere la strada della Premier League in età matura: nonostante Sir Alex Ferguson fosse letteralmente innamorato di lui, Desailly sceglie il Chelsea dell'amico Gianluca Vialli e degli altri italiani Casiraghi e Zola. A Londra però il fisico non risponde più come un tempo e allora la 'roccia' torna alle origini nel ruolo di difensore centrale.

Marcel Desailly ChelseaGetty Images

Proprio in casacca 'Blues' si rivelerà un prezioso maestro per futuri campioni del club come Frank Lampard e John Terry , che molti anni più tardi ammetterà di aver preso molto dall'ex Milan dentro e fuori dal campo:

"Marcel non parlava spesso, un giorno gli chiesi perché e, nonostante fossi soltanto un ragazzino, mi degnò di risposta: 'Perché se parli troppo la gente si abitua e dopo non fa più effetto. Io parlo solo quando c’è qualcosa d’importante da dire'. Ho cercato di imparare anche dalle piccole cose come questa e ho tentato di dare sempre il massimo. Marcel, anche dopo aver vinto la Coppa del Mondo, pur avendo vinto tutto nel calcio, si allenava sempre allo stesso modo e questo è stato un esempio incredibile per me”.

Anche in nazionale Desailly ha fatto all-in, contribuendo a costruire quella Francia marchiata Zidane che si laureò campione del Mondo nel 1998 e successivamente campione d'Europa nel 2000 ai danni dell'Italia di Zoff.

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