Questione di tempi, di abitudini, di conoscenze. Di aggiustamenti. Mai come in questo dicembre, la Juventus di Andrea Pirlo è sembrata squadra. Dalla vittoria contro il Barcellona del Camp Nou, i bianconeri hanno offerto prestazioni convincenti. Magari non sempre supportate dai risultati (si veda l’1-1 contro l’Atalanta), ma di certo qualcosa è cambiato. Tira un’altra aria. Aria di poter finalmente pensare di essere sulla strada giusta. Anche se, ovviamente, soltanto all’inizio.
Il centrocampo. L’anno scorso era stato oggetto di profonde discussioni: giocatori con caratteristiche non adatte a interpretare il calcio di Maurizio Sarri, si diceva. Urgenza avvertita anche dalla dirigenza, che ha rivoluzionato. Ricambio totale, dentro McKennie e Arthur, confermati i parametri zero dell’anno scorso, valorizzato Rodrigo Bentancur. In mano a chi di centrocampo qualcosa conosce, essendo stato uno dei migliori del ruolo per anni. Allenare, però, è un’altra cosa.
All’inizio della stagione, Andrea Pirlo si era fatto un’idea. Forse sbagliata, forse giusta ma applicata con i metodi sbagliati. Sosteneva che la Juventus dovesse giocare con un centrocampo a due, perché i giocatori non avevano le caratteristiche per esprimersi al meglio a tre.
"Abbiamo giocatori adatti per giocare a due. Non abbiamo registi o mezzali, sono tutti adatti a giocare a due. Arthur e Bentancur non sono né registi né mezzali, come del resto Rabiot. Forse sono McKennie è mezzala, ma nel complesso sono mediani più adatti a giocare a due”.
Prossima partita
Anche i migliori intenditori a volte sbagliano, e ci mancherebbe pure. D’altro canto, vederla dalla panchina ribalta totalmente la prospettiva. Anche perché quella frase risale al post Roma-Juventus, seconda partita assoluta da Pirlo come allenatore. Giusto ribadirlo: la sua esperienza era solo di un paio di amichevoli giocate alla Continassa contro squadre di serie minori, più una in Serie A con la Sampdoria. Errare è umano. Perseverare, invece, diabolico.
Dopo settimane di ricerche, ecco la quadra. E la squadra. Centrocampo a tre. Smentendo esattamente quel postulato che a fine settembre sembrava intoccabile. Conclusioni tratte troppo presto. Tra Barcellona, Genoa, Atalanta e Parma si sono visti tutti. Hanno ruotato tutti e cinque. Bentancur ha fatto sia il regista sia la mezzala, Arthur in cabina di controllo, McKennie punto fisso stabilmente sul centro-destra, Rabiot e Ramsey alternati sul centro-sinistra. Crescono i singoli, cresce il reparto.
“Il centrocampo sta meglio, è messo bene tatticamente e fisicamente stanno crescendo molto. Bentancur sta giocando ai suoi livelli, finalmente, dopo un po' di tempo di recupero dovuto alle tante partite giocate anche l'anno scorso. McKennie è stato preso per il giocatore che è. Poi non dimentichiamo Aaron che quando sta bene riesce sempre a farci giocare bene”.
Inserimenti di maggior qualità, miglior disposizione in campo e pressione più efficace. Da quando gioca a tre a centrocampo, la Juventus ha ritrovato fluidità nel possesso e movimenti più efficaci in fase di non possesso. Meno rigidità, meccanismi più oliati, continui interscambi di posizione. Finalmente un'area più piena, dopo tante difficoltà nei primi mesi di stagione. E l’ammissione di Pirlo dopo lo 0-4 di Parma.
“Non avevo avuto modo di provare i giocatori nelle amichevoli. In allenamento ho capito che le posizioni di alcuni potevano cambiare. Abbiamo cambiato la nostra disposizione e da due siamo passati a tre”.
Una svolta concreta, che ha rimesso i giocatori nelle migliori condizioni per incidere. La riprova, ora, si chiama continuità. Quella che la Juventus cerca da diverse settimane. Non solo a livello di risultati, ma soprattutto di prestazioni. Barcellona, Parma, Genoa, Atalanta: per ora il punto di partenza è fissato. L’arrivo, non ancora.