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Riquelme al Barcellona: la profanazione dell''Ultimo Diez'

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Juan Roman Riquelme: tre parole, una leggenda. E' un rebus dalla facile soluzione per tutti i romantici del pallone, quelli che vedono il calcio, quello vero, come uno sport in via d'estinzione. Poi però ci sono anche quelli che vedono il calcio  come uno sport dove la cosa più importante è arrivare ai massimi livelli, restarci e vincere.

Ma quali sono esattamente i massimi livelli? Perchè se parliamo di Riquelme al Boca Juniors, in tal caso non ci sono massimi livelli che lui non abbia raggiunto. Alla Bombonera ha vinto tutto, anche l'impossibile. Ha vinto tre volte la Copa Libertadores ed ha trascinato gli Xeneizes alla vittoria della Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid dei Galacticos, risultando lui il vero 'galactico' della partita.

Ma se parliamo di Riquelme al Barcellona, allora il discorso cambia. Calcio europeo, Liga, Champions, una delle squadre più forti al mondo: eccoli, forse, i massimi livelli. In quel luglio del 2002 si compiva probabilmente il matrimonio perfetto. Il miglior calciatore argentino dai tempi di Maradona che seguiva lo stesso percorso di Diego: Argentinos Juniors, maglia numero 10 del Boca, maglia numero 10 del Barcellona. Cosa si poteva chiedere di meglio?

Nessuno pensava che qualcosa potesse andare storto, anche se lo stesso Maradona al Barcellona non aveva certo vissuto il miglior momento della sua carriera. E qualcosa, evidentemente, dalle parti del Camp Nou aleggiava ancora. Una sorta di maledizione con i numeri 10 argentini, spezzata poi dall'arrivo del Messia, senza la 'a' finale. 

Se c'era una cosa che non si doveva fare con Riquelme era limitarlo tatticamente, incastrarlo. "Se sei un cane che non ha mai avuto il guinzaglio, non puoi indossarlo dopo vent’anni", il pensiero di Alessio Tacchinardi, che ha condiviso il campo con Riquelme ai tempi del Villarreal. E appena arrivato al Barcellona, Riquelme si trovò davanti proprio un uomo con in mano un guinzaglio: Louis Van Gaal.

"Sono arrivato al Barcellona nel 2002. All'inizio è stato strano, sono stato presentato in conferenza stampa con Van Gaal, che una volta finita mi disse: "Devo parlarti, andiamo negli spogliatoi." Entrai e c'era un tavolo enorme pieno di video. Ricordo che mi disse: "Sei il miglior giocatore del mondo quando hai la palla, ma quando non ce l'hai giochiamo uno in meno. Ho un sistema e non lo cambierò, giocherai ala sinistra".

Riquelme ala sinistra? Nemmeno alla PlayStation: "Nella seconda partita sono entrato nella mia posizione, al centro. Abbiamo battuto 2-1 il Real Racing Club e i due assist sono stati miei. Il giorno dopo ci alleniamo e pensavo che saremmo stati tutti felici. Ma Van Gaal venne da me e mi disse: 'Sei disordinato. Dicono tutti che hai giocato una grande partita ma io dico che devi giocare sulla sinistra".

La profanazione era ormai avvenuta. Non si poteva più tornare indietro, nemmeno dopo l'esonero di Van Gaal. Il vero Riquelme al Barcellona non si è mai visto, forse non ci è mai realmente andato. Per qualcuno è rimasto soltanto un sogno di perfezione calcistica, spezzato dal'integralismo tattico di Van Gaal. Una versione dei fatti sostenuta pubblicamente da un certo Hristo Stoichkov, senza troppi giri di parole, per usare un eufemismo.

"Perchè Riquelme non si è imposto al Barcellona? Perche come allenatore aveva un imbecille come Van Gaal, mi sembra ovvio. Ha fatto cose buone, che gli vanno riconosciute, ma per le sue stupidaggini molti protagonisti del mondo del calcio hanno sofferto. Io stesso ho avuto problemi con lui. Riquelme non ha potuto prendersi il Barcellona per il modo in cui Van Gaal lo ha schierato in campo. Ma quando arriva uno che vuole fare il vino con le mele, non si può fare bene".

Il dibattito, tuttavia, non si è mai chiuso. C'è chi dice che Riquelme non sia mai stato all'altezza del calcio europeo, perché troppo pigro nella sua genialità. Un'idea che Van Gaal non si è mai tolto dalla testa, nemmeno a distanza di anni, come testimonia un video girato da un tifoso argentino che chiedeva al tecnico olandese del perché non fosse andata bene con Riquelme. Ricevendo una risposta lapidaria: “Riquelme non segnava, non correva… Hai visto come corre Messi?".

Generalizzare è troppo semplice, in entrambi i casi. In Europa, al Villarreal, Riquelme ha dato la dimostrazione di poter essere grande quasi quanto in Argentina. Ma qui torniamo alla due diverse visioni del calcio, quella sognatrice e quella cinica. A chi segue la prima non importa che Riquelme abbia sbagliato il rigore decisivo nella semifinale di Champions contro l'Arsenal. Mentre per chi segue la seconda è stato l'emblema della sua incompiutezza. 

Forse Riquelme - oggi 45enne - non è stato capito o forse per capirlo devi necessariamente amarlo, lasciarlo libero di essere quello che è, con tutti i suoi pregi e difetti, Come è successo al Boca, la sua casa, la sua chiesa. È lì che si venera il culto dell''Ultimo Diez', senza mai rischiare di profanarlo. 

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