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Riccardo Zampagna, 'l'operaio del goal': da tappezziere a bomber rinomato in Serie A

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Umiltà, generosità, senso del dovere e spirito di sacrificio. Sono i valori che papà Ettore, operaio nelle Acciaierie, e mamma Franca, trasmettono fin da piccolo a Riccardo Zampagna, e che il ragazzone di Terni, una volta cresciuto e diventato un calciatore, farà propri e manterrà per il resto della sua vita e per l'intera sua carriera.

Partito dai livelli più bassi, il centravanti umbro ha saputo scalare le categorie del sistema calcistico italiano, fino ad approdare in Serie A a 34 anni e a dimostrare appieno il suo valore calcistico.

TAPPEZZIERE E CALCIATORE

Nato a Terni il 15 novembre 1974, Riccardo insegue fin da bambino il sogno di diventare un calciatore. Spera un giorno di indossare la maglia della Ternana o quella dell'Atalanta, squadra gemellata con i rossoverdi, dove gioca uno dei suoi miti calcisti, Claudio Paul Caniggia. Non per gloria personale, però, ma per riscattare la condizione sociale della sua famiglia e vedere felici i suoi genitori.

"Un giorno papà mi disse: 'Riccardo non seguire le mie orme. Alle acciaierie nessuno ti darà mai una pacca sulla spalla per un tubo fatto bene' - racconterà -. E io ho giocato proprio per sentirmi dare questa pacca sulla spalla e sentirmi dire 'Bravo Riccardo', anche per mio papà".

Zampagna tira così i primi calci nella Virgilio Maroso, squadra del quartiere Borgo Rivo di Terni dove abita da piccolo, poi un passaggio all'Elettrocarbonium, squadra della provincia di Terni, con base a Narni, qualche mese alla Narnese e un periodo alla Spes Montesacro, società laziale dove è portato ad allenarsi ogni giorno in auto dai suoi genitori con grandi sacrifici.

Viene inizialmente schierato da esterno destro difensivo. Quindi, a inizio anni Novanta, approda come fuoriquota all'Amerina, squadra della sua città che milita nel Campionato di Eccellenza. Qui può allenarsi una volta a settimana e lavorare come tappezziere.

"Quando ho iniziato a giocare a calcio, lavoravo 12 ore al giorno come tappezziere e praticamente giocavo solo la domenica", ricorderà in un'intervista a 'gianlucadimarzio.com'.
"A 20 anni guadagnavo 800 mila lire al mese come lavorante nella tappezzeria di Giampiero Riciutelli e altrettanti me ne dava il presidente dell’Amerina", dirà a 'Corriere tv'.

A 22 anni i suoi sogni rischiano di svanire e di venire per sempre riposti nel cassetto. Ma i goal segnati sono sempre di più, ben 10 per un giocatore che non viene impiegato in attacco, e attirano su di lui l'attenzione dell'Asd Pontevecchio. È il 1996/97 e Zampagna sbarca in Serie D con la società perugina.

Riccardo si sottopone a sacrifici enormi, come la sua famiglia. Papà Ettore con i risparmi di una vita gli regala una Fiat Tipo, in modo che possa spostarsi a Ponte San Giovanni, vicino a Perugia, per fare gli allenamenti.

"La trasformammo a metano per consumare meno. Crescevo di categoria ma ci rimettevo economicamente, 100 mila lire al mese in meno come calciatore e gli spostamenti a mie spese".

I ritmi delle sue giornate sarebbero insostenibili per molti, non per Riccardo, che ormai ha un obiettivo da inseguire.

"Lavoravo dalle 6 alle 13, poi mangiavo un panino guidando verso Perugia. Alle 8 di sera tornavo a casa: cenavo e andavo a letto. Altro che discoteche! Sono stati otto mesi intensi, ma non potevo rinunciare al lavoro e non volevo rinunciare al calcio".

In campo sembra non risentirne: segna 13 goal in 22 presenze, si capisce che il ragazzo è destinato ad altri palcoscenici. Ci prova l'Ancona, con il dirigente Silvano Mecozzi che gli fa firmare un biennale a 50 milioni di Lire a stagione. Ma quando capisce di dover sottostare alla volontà di alcuni procuratori, l'accordo viene strappato.

Il caso vuole però che una sua videocassetta finisca nelle mani di Walter Sabatini, ai tempi giovane d.s. della Triestina, nobile decaduta che si appresta a disputare il campionato di Serie C2 1997/98. Il tappezziere a 23 anni si ritrova così calciatore professionista.

LA GAVETTA IN PROVINCIA

"Sabatinimi prese allaTriestinae ancora oggi mi dice che sono stato la più grande scoperta che ho fatto", ricorderà orgoglioso Zampagna.

Approdato nel club alabardato, Zampagna viene subito ribattezzato 'Zampogna' e venendo schierato da Pippo Marchioro come seconda punta realizza 10 goal in 29 presenze fra regular season e playoff.

Quando Sabatini chiede all'allenatore milanese, che si aspettava al suo posto Andrea Silenzi, cosa ne pensi del giovane ternano, lui gli risponde:

"Certo, è un bifolco, ma la butta dentro".

Un metro e 83 chilogrammi per 80 chilogrammi di peso forma, Zampagna è ancora molto acerbo dal punto di vista tecnico ma ha mezzi fisici importanti, gioca molto d'istinto e, soprattutto, vede la porta.

Dalla Triestina inizia la sua gavetta. Comincia con gli alabardati anche la stagione 1998/99, ma dopo altre 3 presenze e un goal, a gennaio Sabatini lo ritiene pronto per fare il salto in Serie C1 e lo cede all'Arezzo. Con i toscani in 6 mesi firma 3 reti in 9 gare con Serse Cosmi allenatore, poi nell'estate passa al Catania dei Massimino.

In 6 mesi con gli etnei segna 5 reti in 24 gare da esterno sinistro, ma soffre per un ruolo che non sente suo e a gennaio del 2000 la società è rilevata da Luciano Gaucci.

"Quando rilevò la società non stavo bene perché mi schieravano da esterno sinistro. Così mi ritrovo contro i tifosi...".

Nel gennaio 2000 Zampagna è mandato allora in prestito al Brescello, che con la coppia Romeo Azzali-Roberto Mozzini in panchina sfiora la storica promozione in Serie B raggiungendo la finale playoff. La sfida con il Cittadella è pareggiata 1-1, risultato che non cambia anche dopo i supplementari, ma sono i veneti alla fine a salire per il miglior piazzamento nella stagione regolare. Zampagna contribuisce con 3 goal in 14 presenze e nell'estate 2000 torna in Sicilia.

Ma ancora una volta non ci resta e viene mandato in prestito al Perugia, in Serie A. Potrebbe essere la grande occasione, non sarà così. In estate fa 4 presenze fra Coppa Italia e Intertoto (2 presenze contro i belgi dello Standard Liegi), senza riuscire a segnare.

"È stato l'unico errore vero nella mia carriera da calciatore", affermerà.

In panchina c'è Cosmi, che lo ha già allenato ad Arezzo, ma l'agognato esordio nel massimo campionato non si concretizza, e il ragazzone di Terni cambia ancora maglia: a settembre va al Sud, al Cosenza, in Serie B. Qui trova un altro allenatore importante nel suo percorso calcistico: è Bortolo Mutti, che dopo averlo visto in azione decide di farlo giocare da centravanti.

Nella Sila inizia la trasformazione di Zampagna da brutto anatroccolo a cigno, perché spostato al centro dell'attacco Riccardo si rivela un bomber che ha nelle giocate in acrobazia il suo pezzo forte.

Il nuovo acquisto debutta nella ripresa contro il Venezia, poi il 19 novembre 2000, al San Vito, trova la prima rete con la sua nuova squadra.

"Feci il mio primo goal contro la Salernitana - ricorderà -, in una partita che per un cosentino è come un derby. Segnando diventi uno di loro".

A fine anno le marcature del centravanti umbro sono ben 11 in 31 partite fra campionato (10 centri) e Coppa Italia. Il Cosenza, che si piazza 8°, è una delle sorprese del torneo cadetto ed è nato ufficialmente il mito de 'l'operaio del goal'.

Nel 2001/02 nuovo cambio di casacca con il trasferimento al Siena, in Toscana, dove lo richieste mister Giuseppe Papadopulo. La stagione è ancora positiva: 11 reti in 36 partite, di cui 7 realizzate in campionato e 4 in Coppa Italia.

Nelle ultime ore del calciomercato estivo 2002 il suo cartellino passa al Messina. E Zampagna esplode definitivamente: 17 goal in 32 presenze, che danno un contributo essenziale per la salvezza dei peloritani, che arriva con Bruno Bolchi in panchina, subentrato in corsa a Francesco Oddo.

È in giallorosso che il centravanti di Terni inizia a diventare l'idolo dei tifosi per il suo carattere spontaneo e genuino, e, per gli stessi motivi, a volte l'incubo dei suoi allenatori.

"Campava di ignoranza ed io ho sempre cercato di imitarlo", dirà di lui il suo compagno di reparto Amauri.

C'è una data, nella carriera di Riccardo, che segna la sua trasformazione a idolo e capopopolo: il 21 marzo 2003, quando al Celeste il Messina sfida il Genoa. I peloritani vincono 2-1 con un goal dal dischetto di Zampagna e un calcio di rigore fallito dallo stesso e calciato in Curva Sud.

"Non ricordo contro quale squadra, ma sbagliai un rigore al Celeste - racconterà anni dopo - I tifosi nonostante l'erroraccio mi dedicano un coro, mi galvanizzano. Succede di raro una cosa del genere ed è qualcosa che non dimenticherò mai".

LA TERNANA E LA SERIE A COL MESSINA

Nell'estate 2003 la comproprietà del cartellino di Zampagna è acquistato dalla Ternana e per il centravanti umbro si avvera il sogno di giocare con la squadra della sua città.

"Quando mi hanno detto: 'Sarai un giocatore della Ternana', mi sono venuti i brividi", racconterà.

Dopo il debutto in Coppa Italia l'8 agosto, l'avvio in campionato, in Serie B, è sfolgorante: goal in trasferta all'esordio l'11 settembre in trasferta contro l'Albinoleffe (vittoria 1-2), poi doppietta alla prima in casa al Liberati (3-0) proprio contro il Messina davanti ai tifosi rossoverdi della Curva Est, quella che da adolescente era stata spesso anche la sua.

"Sono andato sotto la Curva per togliermi la maglia.Guardo la Curva per vedere chi conoscevo, e conoscevo un po' tutti.Ad un certo punto, vedo mio cugino che piange".

La stagione è straordinaria, visto che Zampagna mette insieme 21 reti in 41 gare complessive, che contribuiscono a far chiudere la stagione alle Fere al 7° posto in classifica e a fargli tagliare un nuovo traguardo: il Messina si aggiudica infatti l'intero cartellino alle buste e nonostante debba lasciare a malincuore la sua Terni, Riccardo può finalmente, a 29 anni, fare il suo esordio in Serie A con Bortolo Mutti in panchina,l'allenatore che lo aveva lanciato come centravanti.

È il 19 settembre 2004, e allo Stadio San Filippo i peloritani ospitano la Roma di Rudi Völler e di Francesco Totti. A prendersi la scena è però proprio il debuttante Zampagna, che al 78', su assist di Iliev, sfodera un cucchiaio da far invidia al numero 10 giallorosso e batte imparabilmente Pelizzoli, e regala una prestigiosa vittoria ai siciliani.

"Fu un film - racconterà Riccardo -, si è aperto un mondo per me e la squadra, il bene dei tifosi del Messina nei miei confronti fu esagerato, certo che ci vogliono i c******i a segnare goal del genere...".

Il centravanti di Terni però è consapevole dei propri limiti e non si monta la testa.

"Io non mi sentivo un giocatore da Serie A, volevo restare alla Ternana, il presidente Pietro Franza invece era convintissimo, mi disse che avevo la sua fiducia e che avrei fatto bene anche nel campionato italiano più importante".

Ma la settimana dopo va a segno di testa in tuffo a San Siro contro il Milan, sconfitto 1-2. Poi, il 6 gennaio 2005, in occasione di Livorno-Messina, Zampagna saluta a pugno chiuso gli ultrà amaranto. Il centravanti diventa un idolo degli ultrà di sinistra, ne nasce però un calderone.

"Si è trattato di una cosa privata - spiegherà -. Prima della partita sono venuti a parlare con me dei ragazzi di Livorno e di Terni, perché le due tifoserie sono gemellate. È stato molto emozionante. Eravamo avversari, eppure ci siamo messi a parlare in mezzo al campo".

A fine anno le reti saranno 12 in 28 presenze, niente male per un trentenne alla prima stagione in massima divisione. E il Messina arriva settimo, sfiorando le Coppe europee. L'idillio, tuttavia, svanisce in fretta. Nel 2005/06, l'anno che si chiuderà con lo scandalo di Calciopoli, la squadra fatica a fare risultati positivi.

Il 24 ottobre 2005 Riccardo la fa grossa: dopo il fischio finale di Messina-Ascoli, finita 1-1, accenna una testata all'arbitro Banti: gli vengono inflitte 4 giornate di squalifica"per condotta di irriguardosa indisciplina nei confronti dell'arbitro, peraltro non caratterizzata da un intento di violenza".

Dopo 11 presenze e 2 goal, che portano a 33 reti in 74 presenze il suo bilancio con i siciliani, l'avventura con la maglia giallorossa di Zampagna volge al termine.

L'ATALANTA E I GOAL IN ROVESCIATA

Nel gennaio 2006 le offerte per il bomber di Terni non mancano. Lo cercano il Fulham, il Monaco e il PSG. Zampagna però, 'L'operaio del goal', è rimasto umile e dice di no: vuole l'Atalanta, la sua seconda squadra del cuore dopo la Ternana.

"A me l’Atalanta è sempre piaciuta come squadra e quando arrivò l’offerta decisi subito - dirà in un'intervista con 'fanpage.it' -. Ho avuto un rapporto particolare con la gente, con la tifoseria e ancora oggi sono molto legato alla città. Sono stati anni davvero bellissimi, sia in campo che fuori".

A Bergamo resta in tutto 3 stagioni, nelle quali diventa l'idolo dei tifosi bergamaschi ma anche l'incubo di alcuni suoi allenatori. Con Stefano Colantuono nei primi 6 mesi vince il campionato di Serie B e contribuisce a riportare la Dea in Serie A con 6 goal in 16 partite. Fra questi spiccano due spettacolari rovesciate: nel derby lombardo contro il Brescia il 29 aprile 2006 e l'altra rifilata al Catanzaro (doppietta personale) la settimana successiva.

"Uno dei giorni più belli della mia vita è stato il gol in rovesciata contro il Brescia - rivelerà- Non sono riuscito a tornare a casa fino al giorno dopo perché mi ‘sequestrarono’ i tifosi per festeggiare".
Zampagna, ex AtalantaGetty

C'è addirittura chi suggerisce a Marcello Lippi di prenderlo in considerazione per i Mondiali che si giocheranno in Germania, nonostante abbia giocato la seconda metà della stagione in Serie B. È Carletto Mazzone, allenatore sanguigno come il centravanti di Terni. Il Ct. viareggino, nelle amichevoli di preparazione, ci penserà anche a convocarlo, salvo preferirgli un giocatore a lui molto simile: Cristiano Lucarelli, che tuttavia in Germania non ci andrà.

Nel 2006/07 torna in doppia cifra in Serie A, realizzando 11 reti e fornendo 3 assist in 28 partite, cui vanno aggiunti altri 3 goal in 3 partite di Coppa Italia. Ormai Zampagna è diventato un rinomato bomber di Serie A e segna reti spettacolari: una girata in acrobazia contro la Roma e varie rovesciate, su tutte quella contro la Fiorentina che gli vale il premio AIC Oscar del calcio per il miglior gol del 2007.

Il centravanti atalantino, però, quel premio quasi non vuole andare a ritirarlo:

"Alla fine ci andai sennò non partiva la serata. Era morto da poco mio padre e non ero vena di fare cose simili - spiegherà a 'fanpage.it' -. Dopo tante telefonate con l’AIC decisi di andare comunque a Milano a ritirarlo. Fu una grande soddisfazione, perché ho ricevuto i complimenti da Totti, Ronaldo e Kakà. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è che mio padre non ha potuto vederlo".

Anche Ronaldo 'Il Fenomeno' spende per lui parole importanti:

"Io non potrei mai fare un goal così - dichiarerà il brasiliano - perché sono poco flessibile".

Quel gesto tecnico così sublime e spettacolare ha i suoi segreti, che Zampagna svelerà una volta ritirato:

"Rubai con gli occhi una rovesciata che fece mio padre - rivelerà a 'fanpage.it -, che non giocava a calcio, in una partitella sotto casa tra genitori e figli. Da quel momento non ho mai smesso di provarci quando ne avevo l’occasione e mi sono allenato molto nel corso della carriera per cercare di migliorarmi".
"Una delle ultime volte che sono entrato al Liberati il custode del campo mi ha detto: 'Ma vallo a raccontare a questi che rimanevi qua fuori con l’acqua, la neve e il sole a fare le rovesciate!'. I goal sono tutti importanti, ma fare i goal semplici non mi è mai piaciuto".

Dopo due anni, con l'arrivo di Delneri in panchina, anche l'idillio fra Zampagna e la Dea si spezza. Il centravanti umbro è messo fuori rosa e a gennaio va via, trasferendosi al Vicenza. Il motivo?

"Io non ho mai fatto panchina a nessuno", dirà con la sua sincerità.
"Ho litigato con tutti i mister, compreso lo “zio” Colantuono, che è l’allenatore che ho amato di più. Con Delneri all’Atalanta rompemmo il rapporto e me ne andai al Vicenza, ma non ho nessun rancore, anzi lo stimo molto: è l’allenatore italiano che cura meglio la fase difensiva".
"Confermo che ho sempre discusso animatamente con i tecnici, ma l’ho fatto mettendo sempre al primo posto l’interesse della squadra e mai per un tornaconto personale".

GLI ULTIMI ANNI E IL RITIRO

Dopo 6 goal in 16 gare nella parentesi con i biancorossi, che alla fine strappano faticando non poco la permanenza in Serie B grazie proprio al goal di Zampagna contro il Ravenna il 25 maggio, nell'estate 2008 Riccardo va all'ambizioso Sassuolo, per un ultimo giro di giostra.

Gli emiliani pagano il suo cartellino 600 mila euro. Nonostante abbia ormai superato abbondantemente i trenta, 'l'operaio del goal' continua ad essere letale a livello realizzativo. Nel 2008/09 firma 11 centri in 36 partite, non sufficienti tuttavia a garantire alla squadra l'accesso ai playoff.

L'anno seguente con Stefano Pioli in panchina la sua efficace sottoporta inizia a calare: sono solo 5 i centri in 26 apparizioni, e nonostante la squadra abbia accesso agli spareggi promozione deve arrendersi al Torino.

"Pioli è un allenatore preparatissimo - sosterrà Zampagna -, che sa quello che vuole ed è molto bravo a fare crescere i ragazzi con qualità. Il nostro rapporto è iniziato bene e poi man mano si è affievolito ma devo dire che ho rubato tanto dai suoi metodi".

A fine stagione il centravanti lascia il club emiliano e sembra intenzionato ad annunciare il suo ritiro dalle scene, tuttavia ci ripensa e nell'agosto del 2010 firma un contratto con la Carrarese di Gigi Buffon e Cristiano Lucarelli. Realizza 2 goal in 10 gare, poi dopo 3 mesi dice basta e decide di ritirarsi dal calcio giocato.

Il suo però non è un ritiro immediato: il 12 dicembre 2010 torna a giocare a livello amatoriale sposando il progetto sociale del calcio popolare portato avanti dall'Associazione Comunista Sportiva Dilettantistica 'Primidellastrada', con la quale disputa il campionato UISP di Terni e rivela ancora una volta la sua fede socio-politica.

Il 2 luglio 2011 organizza la gara di addio al calcio a 11. La partita si gioca allo stadio Libero Liberati di Ternifra Ternana e Atalanta. Per l'occasione arrivano nella città umbra tanti compagni di varie squadre in cui Zampagna ha militato e altri calciatori che ha incontrato nella sua carriera. L'intero incasso è devoluto in beneficenza in favore di varie Onlus della città.

Nel novembre 2011, comunque, inizia a giocare quindi nel campionato UISP di calcio a 7 di Terni, con la squadra amatoriale degli Amici Di Enzo.

ALLENATORE E OPINIONISTA IN TV

Perso prematuramente il padre Ettore nel 2007 all'età di 63 anni, a causa di un tumore contratto per i tanti anni di lavoro in acciaieria, Lucarelli sarà sempre sensibile ai problemi degli operai e del loro lavoro.

"A me e alla mia famiglia le acciaierie ci hanno dato da mangiare, però mi hanno tolto un padre - affermerà ai microfoni di 'gianlucadimarzio.com' -, perché lui lì dentro ci è morto. Presto, troppo presto".

Nel 2014 eccolo così scendere in piazza a manifestare contro gli esuberi alle Acciaierie Ternane, passati sotto la proprietà della ThyssenKrupp. Dal settembre 2012 al gennaio 2016 gestisce una tabaccheria nel centro di Terni.

Intanto nel 2011 pubblica con Ivano Mari un'autobiografia, 'Riccardo Zampagna, il calcio alla rovescia', il cui ricavato è devoluto all'ospedale di Terni per l'acquisto di un mammografo, e nella stagione 2013/14 inizia la nuova vita da allenatore. Come da calciatore, parte dal basso ma fa subito notizia, vincendo il Campionato di Prima categoria umbro alla guida del Macchie.

"Qui quasi tutti svolgono lavori umili e cacciano il cinghiale - svelerà -. La squadra di calcio è il vero orgoglio del paese e anche agli allenamenti c’è sempre gente che ci segue. Una volta a settimana coi dirigenti e i tifosi più fedeli ci si ritrova a mangiare il cinghiale a bordo campo. Qui si respira quell’umanità che è l’essenza del calcio vero e genuino".
Zampagna

Negli anni successivi allena la Voluntas Spoleto in Serie D (dimissioni dopo poche giornate), l'Assisi in Promozione, sfiorando il passaggio in Eccellenza, quindi il Trestina di nuovo in D (salvezza).

Il 7 settembre 2017 è promosso a Coverciano e consegue il patentino UEFA A. Guida Trasimeno ed Orvietana in Eccellenza, ma entrambe le esperienze si rivelano negative, terminando la prima con un esonero dopo 5 sconfitte di fila, e la seconda con le dimissioni personali dopo pochi mesi, con la squadra qualificata alle semifinali della Coppa Italia di categoria.

L'ex centravanti matura così l'idea di dedicarsi ad allenare i più giovani, e la mette in pratica creando una Scuola calcio nel febbraio 2019. Parallelamente, dopo aver fatto negli anni precedenti un po' di esperienza come opinionista in Rai, diventa la seconda voce delle gare della Ternanasu 'Cusano tv', il canale dell'Università degli Studi Niccolò Cusano.

Nel 2022 è salito alla ribalta per aver accolto gratuitamente nella sua scuola calcio un bambino ucraino di 4 anni appena arrivato in città assieme alla madre dopo la fuga da Leopoli. Dimostrando ancora una volta di avere un cuore d'oro sotto la scorza da rude.

"Per il futuro mi piacerebbe allenare con un progetto serio - dice -. Tra i professionisti, perché la gavetta l’ho fatta, ma anche in Serie D. Mi siederei a parlare con chiunque avesse un progetto chiaro e serio".

In attesa di una nuova avventura in panchina, nel cuore de 'L'operaio del goal' resteranno sempre due squadre:

"Il rossoverde ce l'ho sulla pelle - dirà più volte l'ex centravanti - il mio più grande amore è sempre rimasto la Ternana. Ma Bergamo è la mia seconda città! E’ una città del nord con una tifoseria del sud. Una passione incredibile, una tifoseria straordinaria. E mi è dispiaciuto molto nel 2008 andar via dopo esser finito fuori rosa per motivi disciplinari. Era appena morto mio padre e fu il periodo più brutto della mia carriera".
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