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Pepe Reina and David de Gea

Reina a Goal: "Ho ancora due anni di contratto e sono felice al Milan"

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Approdato in Italia nel 2013 quando ad accoglierlo fu il Napoli, Pepe Reina oggi milita ancora in Serie A ma veste una maglia diversa da quella partenopea: quella del Milan. Il portiere rossonero, intervistato da Goal ha parlato della finale di Champions League che vedrà opposta la sua ex squadra, il Liverpool, al Tottenham, ma anche del suo futuro.

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Che tipo di calcio hai trovato in Italia?

“Sfortunatamente c’è una squadra che domina chiaramente è che è sopra tutti, ovvero la Juventus. Ma c’è anche un Napoli che è riuscito a competere per il titolo, nonostante abbia cambiato allenatore, giocatori, nonostante abbia iniziato un nuovo ciclo. Scendendo c’è maggiore compattezza in classifica, ma ci sono state tre squadre che sono rimaste presto attardate rispetto alle altre. Gli stili di gioco si stanno modernizzando, il calcio oggi chiede che il pallone venga giocato da dietro, ma in Italia c’è un rigore tattico che continua ad essere molto forte. Bisogna sempre essere ben posizionati in campo, non ci sono partite nelle quali si va da area ad area”.

Quali sono i tuoi progetti futuri a Milano?

“Ho ancora due anni di contratto e sono felice. Sono coerente, quando sono arrivato sapevo che c’era Donnarumma, un portiere giovane di grande qualità che sta crescendo molto. Umilmente anche io mi sento responsabile della sua crescita, uno dei miei compiti è stato quello di aiutarlo, non solo come portiere, ma anche da punto di vista umano. Dovevo aiutarlo a diventare un uomo, ad essere sempre più ordinato fuori dal campo ed ora è esploso definitivamente. Nel contempo lavoro per farmi trovare pronto quando vengo chiamato in causa. Mi godo giornata per giornata, se la testa sta bene, il fisico gli va dietro”.

Chi chi è stato più ingrato il calcio quest’anno?

“Forse con il Manchester City. Ha una grande squadra, ma negli ultimi tre anni non è ancora riuscito a conquistare la Champions con Guardiola. Giustizia è stata invece fatta con il Liverpool, ma c’è stata ingratitudine anche nei confronti dei Reds visto che non sono riusciti a vincere il campionato nonostante i 97 punti fatti e nonostante abbiano perso una sola partita”.

Cosa ne pensi del campionato spagnolo?

“Non c’è stata molta storia… salvo che per la lotta per non retrocedere. Il Barcellona ha dominato fin dall’inizio, mentre il Real Madrid ha avuto fin da subito problemi. L’Atletico è stato più regolare rispetto agli ultimi anni, ma la Liga aveva già un vincitore designato da mesi”.

Vedi un cambiamento nello stile del Barcellona?

“Mantengono una filosofia molto marcata: la palla va trattata bene, il possesso ha la priorità. Hanno però dimostrato di poter giocare anche in maniera diversa. Prima avevano l’obbligo di pressare alto e rubare palla nella metà campo avversaria, ora non è più così. Si sono sentiti a loro agio nel lasciare campo per poi ripartire sfruttando gli spazi con i loro attaccanti. Vedo un sistema di gioco ancora più completo, riescono a gestire molto bene le due fasi di gioco: sono più aggressivi nella metà campo opposta, ma sanno anche difendersi con maggiore sicurezza”. 

Lionel Messi FC Liverpool FC Barcelona Champions League 07052019Getty Images

Come spieghi l’eliminazione del Barcellona dalla Champions League per mano del Liverpool?

“Il Liverpool è stato migliore anche all’andata, al Camp Nou però non è riuscito a segnare a Ter Stegen e si è visto un grande Messi. E’ stata una cosa inaspettata, ma queste sono le cose incredibili che possono accadere ad Anfield. Il risultato realmente sorprendete è comunque stato quello dell’andata. Al ritorno il Liverpool ha fatto ciò che doveva fare”.

La Premier League è il miglior campionato del mondo?

“Assolutamente, è una cosa che ho già detto quando sono approdato al Liverpool 14 anni fa. E’ competitivo e organizzato. A volte alle squadre inglesi viene rimproverato il fatto che non vincono in Champions, ma la cosa è legata a diversi fattori. Loro soprattutto giovano molte partite, in Germania i finali di stagione sono più tranquilla, mentre in Spagna ora c’è il calcio anche a Natale. In Inghilterra ci sono 7-8 squadre che lottano per le zone alte e questo fa crescere di molto il livello”.

Andrai a vedere la tua ex squadra in finale di Champions. Cosa accadrà secondo te?

“Si affronteranno due compagini che si conoscono molto bene, ma io credo che il Liverpool sia favorito. Il Tottenham si è guadagnato molto rispetto ed è una squadra camaleontica. Gli piace giocare a tre dietro, ha più opzioni tattiche rispetto al Liverpool. Potranno essere pericolosi pressando alto e sporcando l’uscita di palla, poi per il Tottenham dipenderà anche da chi gioca. Se c’è Fernando lui è pericoloso sulle seconde palle”.

Cosa rappresenta per te il ritiro di Xavi?

“E’ stato il portabandiera di una filosofia di calcio, quella spagnola nella sua era più vincente. Xavi è l’ambasciatore del Tiki Taka e il suo ritiro coincide con l’inizio di un’avventura che lo porterà ad essere un grande allenatore”.

Hai sentito Iker Casillas ultimamente?

“Si, l’ho sentito contento e grato a coloro che con tanta rapidità sono riusciti a salvargli la vita. Ora deve prendere una decisione ed io spero che sia la più intelligente, ovvero quella che immagino. Lo spero come amico. Iker può guardare indietro con grande orgoglio e la Spagna deve essergli eternamente grata perché è stato il nostro miglior portiere della storia”.

Keylor Navas è destinato a lasciare il Real Madrid. E’ così complicato essere un secondo portiere? Non sarebbe meglio fare delle rotazioni anche in campionato?

“Io sono contrario alle rotazioni. Il portiere deve avere la sicurezza di giocare. E’ una cosa fondamentale per noi e per chi ci sta davanti, è necessaria la regolarità”.

E’ De Gea il miglior portiere spagnolo oggi? Come ti spieghi la differenza di prestazioni tra quelle che propone a Manchester e quelle con la Nazionale?

“Una cosa simile mi è capitata anche a me quando ero al Liverpool. Tutti abbiamo degli alti e bassi, ma David è stato il miglior giocatore del Manchester nelle ultime quattro stagioni. Le sue prestazioni in Nazionale sono migliorate negli ultimi tempi, è ben preparato, ha solo bisogno di fiducia”.

Pepe Reina and David de Gea

Come ti prepari mentalmente ad affrontare una sostituzione?

“Quando uno antepone il suo ego alla squadra, è quando accetti la situazione. Io ho sempre certato di essere importante per la squadra, non ho mai smesso di essere ambizioso. Mi sto ancora allenando per essere titolare. Se così non fosse non sarei arrivato a quota 900 partite. Quando ero al Bayern giocai tre partite, in seguito Neuer si infortunò e stette fuori sei mesi. Non si può mai sapere”.  

Oggi si insegna che conta solo vincere, come si può convivere con il fallimento?

“Ricordo quello che ha detto Ginobili quando si è ritirato, è una cosa che mi ha segnato. Ha parlato della sua carriera oltre le vittorie. Si riferiva a quei momenti che l’hanno reso una persona migliore, godendosi ogni giorno del suo lavoro. Alla fine ricordiamo già le cose per le quali abbiamo goduto che quelle che abbiamo guadagnato”.

Capisci cosa sta provando Griezmann?

“Si, ma ci sono tifosi che poi sfruttano con ipocrisia certe situazioni. Siamo professionisti e l’unica cosa che ci dovrebbe essere chiesta e quella di dare il 100% per la maglia che indossiamo fino alla fine. Se fai questo nessuno ti può rimproverare nulla. Non c’è bisogno di dichiarare amore eterno o baciare lo stemma della squadra”.

Cosa hai intenzione di portati dal calcio?

“I momenti che non torneranno, quelli irripetibili, quelli nello spogliatoio, che poi sono quelli che mi identificano realmente. Il calcio è stata tutta la mia vita, ho giocato per 30 anni… questa domanda però magari fatemela più in là”.

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