Pubblicità
Pubblicità
Vincent Janssen TottenhamGetty

Il record di Ronaldo e i goal sbagliati a porta vuota in Messico: la delusione Janssen torna in Europa

Pubblicità

In Messico stentano a crederci quando il pallone incredibilmente termina a lato, quasi stoppato da chi, da quella posizione, avrebbe dovuto non solo insaccarlo, ma anche esultare da un pezzo. Come si dice? “Con la sigaretta in bocca”, se solo fosse ammessa su un campo da calcio. Eppure Vincent Janssen, non si sa ancora come, è riuscito a spedirla fuori, praticamente dalla linea di porta.

“Ci stiamo ancora chiedendo come abbia fatto a sbagliare”, recita il copy di un post di Fox Soccer che riprende l’azione, mal celando una certa vena ironica legata a un’azione che avrà pure spiazzato i tifosi del Monterrey, che in quella sfida dell’aprile del 2019 avrebbero festeggiato un successo per 2-1 contro l'Atletico Pantoja in CONCACAF Champions League, ma non quelli del Tottenham, che a prestazioni sottotono e aspettative deluse dall’olandese ci erano già abituati.

È sempre andata così la sua carriera? No, assolutamente, anzi. Il gene è quello dei campioni, al di là del risultato stretto: una medaglia è sempre una medaglia, soprattutto alle Olimpiadi. La differenza tra l’Oro e l’Argento marca solamente la sfumatura tra “campione olimpico” e “secondo posto”, anche perché a quei livelli non sarai mai quello che “ha perso”, quanto l’atleta che è riuscito a raggiungere l’olimpo della sua disciplina, il podio. Il resto conta poco.

La madre di Vincent, Annemarie Verstappen, è stata una fantastica campionessa di nuoto, vincitrice di tre medaglie a Los Angeles 1984 nello stile libero e campionessa del mondo Guayaquil, in Ecuador. Che, ironia della sorte, è uno dei Paesi che si affacciano al Messico, l’ultima meta di Janssen, separato solo dall’Oceano Pacifico.

La sua ascesa, comunque, sembra segnata quando lascia l’Almere City, club di Eerste Divisie, per trasferirsi all’AZ Alkmaar: costo dell’operazione 400mila euro. Spicci. Spicci che, però, sanno di grande affare: Vincent ha da poco compiuto 21 anni ed è già nel giro dell’Olanda Under 21, ma con tutta l’onestà del mondo, al di là delle belle speranze maturate ai tempi delle giovanili al Feyenoord, nessuno avrebbe potuto immaginare quanto riuscito all’attaccante olandese nella sua prima stagione in Eredivisie.

Il campionato 2015/16 non è il migliore tra i possibili per l’AZ: John Van den Brom deve ancora comprendere pienamente i meccanismi del club, ereditato da Marco Van Basten nella stagione precedente dopo i problemi cardiaci e il conseguente riposo forzato di quest’ultimo. Gli farà da vice, comunque, per stemperare lo stress.

Janssen, comunque, viene preso per fare il titolare: questo è noto sin da subito, ovvero sin da quando mette a segno il suo primo goal all’esordio assoluto con l’AZ, nei preliminari di Europa League contro il Basaksehir: un mancino che batte Ufuk Celyan, subentrato a Volkan Babacan, portiere espulso proprio per aver steso l’attaccante olandese nel primo tempo, dopo un ottimo dribbling di questo che, già dal debutto, sembrava poter far la differenza.

Un’altra data simbolo nella sua esperienza all’AZ è quella del 16 aprile, quando all’AFAS Stadion segna addirittura 4 goal al PEC Zwolle, aumentando la lista di marcature che, al termine del suo primo campionato in Eredivisie, toccherà quota 27 in 34 presenze. E il dato è da record.

Nessuno dalla stagione 1994/95 era riuscito, in età così giovane, a siglare più di 25 reti in una singola edizione del campionato e l’ultimo a riuscirci, proprio in quella stagione, Luís Nazário de Lima, “Ronaldo”. Uno proprio a caso, insomma.

Figuriamoci se quanto fatto da Janssen passò inosservato: macché. Per lui iniziarono a muoversi club importanti, complice anche la vittoria dello Johan Cruyff Award come miglior giovane talento dell’anno: abbastanza per far muovere il Tottenham che bussa alla porta dell’AZ e sborsa 22 milioni per portarlo a Londra, dopo sole 3 stagioni da professionista e una in Eredivisie. E qui le cose sono sostanzialmente due: o il calcio mente, o vive di periodi. Più probabile il secondo punto.

Se c’è qualcosa che da sempre, però, attira gli inglesi quello è il simbolismo nel pallone: a marzo, prima di lasciare l’Olanda, viene convocato per la prima volta in Nazionale prima esordendo ad Amsterdam contro la Francia, poi scendendo in campo da titolare nell’amichevole successiva. A Wembley contro l’Inghilterra. Che volete che sia una rete su rigore nell’1-2 finale? Un macigno di proporzioni cosmiche sul contratto che lo legherà agli Spurs dalla stagione successiva.

Vincent JanssenGetty

Perché di premesse e promesse nel calcio non si campa. C’è da dire, a sua parziale discolpa, che inserirsi in un meccanismo quasi perfetto come quello del Tottenham di Mauricio Pochettino e del suo 4-2-3-1 con Kane riferimento centrale e una trequarti composta da Alli, Eriksen e Son, con tutto il rispetto per Janssen, non è facile neanche se alle spalle hai 100 e più partite in Champions League. E di fatti fa fatica: la prima stagione in Inghilterra si conclude con poche partite da titolare e 2 goal in Premier League contro Leicester, fondamentale per l’1-1 finale, e Bournemouth (da citare anche le 4 reti tra FA Cup e Carabao Cup).

In estate viene ceduto in prestito: e voi penserete, “rimane in Inghilterra a far esperienza, no?”. No. Va in Turchia, al Fenerbahce, partendo bene, ma facendosi male. È il primo ostacolo della sua carriera. Tornato alla base non vede praticamente più il campo: Pochettino non gli assegna neanche un numero di maglia, relegandolo ai margini, e un infortunio lo tiene lontano dal rettangolo verde per mesi, facendolo rientrare prima nella formazione giovanile, poi in prima squadra a fine campionato, nella stagione che vedrà il Tottenham perdere in finale al Wanda Metropolitano contro il Liverpool, in Champions League.

Al momento del suo trasferimento in Inghilterra (che tra l’altro ha segnato il record di cessione nella storia dell’AZ Alkmaar), Danny Blind, uno che nella sua carriera qualcosa l’ha fatta, si era espresso sì favorevolmente circa il talento del giovane olandese, ma contrario alla sua partenza.

“Avrebbe fatto bene ad andare in un Top club olandese e a starci per 2 o 3 anni, prima di trasferirsi in una squadra straniera”.

Mai parole furono più azzeccate: la fretta, la voglia di incidere, se vogliamo anche “il momento” in cui senti di aver potenzialità infinite lo hanno portato altrove: ed è finito in Messico, al Monterrey. Ha ripreso a segnare, vincendo la CONCACAF Champions League 2021 e firmando per l'Anversa il 18 giugno 2022, tornando in Europa e in particolare in Belgio, dove gioca anche Radja Nainggolan: qualche goal semplice lo sbaglia ancora e i tempi dell’AZ sono lontani, è vero. Ma è lì e a 28 anni guardando il record di Ronaldo può pensare: “Anche io, per un attimo, sono stato al suo livello”. Senza esagerare, magari.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0