“La vita ti dà sempre una seconda opportunità: io me la sono cercata”: a inizio agosto, Raphael, “Rapha”, Odogwu ha 31 anni, ma non ha ancora esordito in Serie B. La sua è stata una carriera fatta di tanta gavetta, in C e D soprattutto: ma tanto vale sempre il claim simbolo della filosofia di Luciano Spalletti. “Uomini forti, destini forti”, e tutto ciò che ne segue: fatto sta che a inizio agosto, e dopo un campionato vinto con il Sudtirol, alla prima promozione in Serie B nella sua storia, “Rapha” ha 31 anni, per l’ennesima volta la valigia aperta, con destinazione non definita e soprattutto la sensazione che la possibilità di esordire in cadetteria possa sfuggire, ancora.
Ora: posto che il della frase di Spalletti si tende a sottolineare più la prima parte che la seconda (“uomini deboli, destini deboli"), parte del senso salvifico del calcio vuole che prima o poi tutte le fatiche compiute vengano restituite sotto forma di opportunità. E di coincidenze: come quella che tra metà e fine agosto vede protagonista Odogwu, che in Serie B, nonostante le premesse, riesce a esordire, andando anche a segno contro il Venezia alla seconda giornata. Alla prima, per lui, da titolare: il suo primo goal in cadetteria, che tra l’altro è anche il primo in assoluto della storia del Sudtirol nella seconda categoria calcistica italiana. Il cerchio che si chiude.
“La seconda opportunità me l’ha data la vita con una serie di coincidenze di mercato, ma sono stato bravo io a farmi trovare pronto perché ho esordito a metà agosto, il direttore e il mister hanno visto che potevo stare in categoria. Se non avessi esordito e fatto bene sarei andato via”.
Il percorso di “Rapha” che, sorridente e fresco di rinnovo, racconta a “B Italian”, il format sulla Serie BKT in onda sul canale Twitch di GOAL Italia, è uno di quelli che ben si sposano con l’ideale di “calciatore che si è fatto da solo”, centimetro dopo centimetro. Nato a Verona, cresciuto nel Chievo: poi tante esperienze nelle serie minori e la scommessa del Sudtirol, culminata con la rete che abbiamo citato prima. Da quella ne sono seguite altre sette.
“Quando ho segnato per qualche secondo non ho capito più niente: non mi sembrava vero. Esordire in B per me che ho avuto una carriera principalmente nei dilettanti mi ha fatto dire: ‘Non ci posso credere’”.
Ma è tutto vero. Nonostante una serie di eventi curiosi: inizia la stagione con Lamberto Zauli, che lo schiera in Coppa Italia contro la Feralpisalò, poi viene guidato da Leandro Greco nelle prime tre giornate di campionato, prima dell’arrivo in panchina di Pierpaolo Bisoli. L’uomo che, tra tutti, riesce a tirar fuori tutto il potenziale di un giocatore che, per una serie di motivi ben precisi, viene paragonato a Romelu Lukaku. Il perché c’è, ma ci arriviamo.
L’altro aspetto importante del momento vissuto da “Rapha” si lega al progetto del Sudtirol, partito da lontano e fondato su basi solidissime: e lontanissime dalla visione comune, e italiana, del calcio. Anche perché il club è costituito da una public company, con un pacchetto azionario composto per il 90% da trenta soci (circa), e dal 10% dal Sudtirol-Alto Adige, un’associazione sportiva dilettantistica a cui si legano le giovanili della società biancorossa. E qui viene il bello: il Sudtirol-Alto Adige è aperto alle affiliazioni di comuni cittadini. Insomma: un azionariato popolare (con un salary cap che non viene mai sforato). Un unicum in Italia.
“Si vede che la società è strutturata bene, non fa il passo più lungo della gamba: se un giocatore chiede di più lo lascia andare via tanto ne trovi un altro che lo può sostituire. Vogliamo la salvezza: manca poco. Una volta raggiunta quella mi e ci piacerebbe giocarci la “fiche”, come la definisce Bisoli, ai Playoff. A volte, quando vai al casino hai la fiche magica, vincente e non si sa mai”, spiega Odogwu a GOAL Italia.
Getty - SudtirolUn progetto importante deve avere un’ambizione importante, d’altra parte: lo sa anche il pubblico del “Druso”, cresciuto esponenzialmente dopo la stagione dei record di Ivan Javorcic, culminata con la promozione in B che ha fatto del Sudtirol la prima squadra del Trentino-Alto Adige a raggiungere la cadetteria nell’epoca del girone unico.
“La gente sta iniziando ad appassionarsi perché ormai facciamo sempre 5 mila persone, e gli altri anni più di mille persone non venivano. Ed è un motivo d’orgoglio per noi quello di aver portato la gente di Bolzano allo stadio”.
La stagione di “Rapha”, intanto, prosegue: Bisoli non riesce a farne a meno, dicendo che sì, “è da Serie A”, ma che se glielo avessero venduto a gennaio sarebbe andato via. Lui, che lo ha definito un “piccolo Lukaku”. E in un certo senso non ha tutti i torti: anche perché le scarpe indossate fino a qualche settimana fa era quelle. E per “quelle” si intende “proprio quelle di Romelu”.
“Era un momento qua al Sudtirol in cui mi ero fatto male al ginocchio: sono stato fuori tre mesi. Sono rientrato e mi sono stirato: fuori altri tre mesi. Mia moglie, che mi vedeva giù, a casa non parlavo mai, ero sempre triste, ha pensato di scrivere a Lukaku su Instagram. Ma non ha mai risposto. Mia moglie, però, quando si impunta non si ferma: ha scritto a un paio di gente in giro finché tramite il mio procuratore siamo riusciti ad arrivare a Stellini, che era il vice di Conte all’Inter, e tramite lui mia moglie mi ha fatto avere le scarpe e la maglietta. La maglia l’ho messa quando sono andato a San Siro, l’anno scorso, e le scarpe ho detto: ‘Cosa faccio? Le uso o non le uso?’. Ho iniziato a usarle e stanno portando bene”, racconta a GOAL Italia.
Otto reti, con l’obiettivo di arrivare in doppia cifra. “L’altra volta in cui ero a otto goal c’è stato il Covid, quindi incrocio le dita”: non fa calcoli, ma progetti che si devono realizzare “entro il 2023”. Uno si è avverato: esordire in Serie B, a 31 anni (adesso ne ha 32), e continuare a segnare come un ragazzino, ricordando “Big Rom”. “Big Rapha”, l’anima del Sudtirol.


