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Quando Andrea Lazzari segnò nove goal in Coppa Italia: cinque alla Juventus

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In ogni era, in ogni stagione, in ogni torneo in giro per il mondo, essere un giovane virgulto del calcio e segnare al club più importante della propria nazione è stato, è e sarà sempre sinonimo di orgoglio. Il classico racconto da poter tramandare ai nipotini, ai figli, agli animali domestici in giro per caso. Una storia da raccontare, sopratutto se hai vent'anni e giochi in una provinciale. Una storia da raccontare una, due, cinque volte. Perché un goal contro la big delle big vale triplo. O magari cinque volte di più. E cinque goal? Un calcolo impossibile.

È il 2004 e Andrea Lazzari, 19enne bergamasco (oggi alla Vigor Senigallia in Serie D), è l'ennesimo prodotto del vivaio atalantino. È un'Atalanta che oscilla continuamente tra la Serie B e la bassa classifica, in attesa di una svolta che arriverà solamente un decennio dopo. Conoscete tutti la storia. È alla terza stagione in prima squadra, dopo una prima senza presenza e una seconda in B con una manciata di apparizioni per iniziare a capire come si fa.

L'Atalanta crede in lui, convinta possa essere un ottimo terzino per il futuro. Pardon, centrocampista, perché Mandorlini non solo lo porta in mezzo dopo averlo strappato all'avanti e indietro sulla fascia, piazzandolo via via sempre più avanti come interno, una mezz'ala capace di giocare trequartista, con un fisico da granatiere e una voglia incredibile di stupire. Andrà probabilmente ogni propria aspettativa, Andrea. Scioglilingua.

La vecchia Coppa Italia 2004/2005, con una fase a gironi preliminare prima delle gare ad eliminazione diretta. È ferragosto, caldo afoso a Vicenza. Al Menti giocano e segnano Comandini e Schwoch, possibili candidati rispettivamente alla doppia cifra in A e al titolo di capocannoniere in B. Magari aumentando il proprio score grazie al secondo torneo italiano in ordine di importanza. Nella stessa gara, terminata 3-2 per i bergamaschi, segnerà anche Lazzari. I primi due di dieci goal stagionali.

Una semplice sorpresa? No, un'anomalia, perché la doppia cifra annuale Lazzari la raggiunge segnando nove reti in Coppa Italia e divenendo capocannoniere incontrastato di quell'edizione. Un dato incredibile e irripetibile, una di quelle stagioni perfette in cui tutti i pezzi del puzzle vanno al proprio posto, i pianeti si allineano e ogni palla che capita sui sui piedi diventa oro, argento e adamantio.

Del Piero vincerà la classifica cannonieri l'anno successivo, ci riusciranno più avanti Crespo, Cavani, Mutu, Dybala, Cruz e Di Natale tra gli altri. Nessuno riuscirà a segnare nove reti in una stagione di Coppa Italia, anche giocando fino alla finale, cosa che Lazzari non riuscirà a fare, eliminato dall'Inter ai quarti di finale.

Ha sfiorato la doppia cifra Lazzari, con nove goal, avvicinandosi ai soli sette capaci di segnare almeno dieci reti in Coppa Italia in una sola stagione, ultimo dei quali sembra irraggiungibile oggi a causa di un torneo in cui le big entrato a far parte della competizione solamente nella fase finale con gare secche fino alla semifinale. Dopo i 13 di Vialli nel 1988/1989, ci ha provato il giovanissimo centrocampista tuttofare dell'Atalanta.

Un 19enne che segna anche contro l'Albinoleffe e nella gara dei sedicesimi contro la Reggina, contribuendo alla qualificazione agli ottavi. Ha già tre reti in Coppa Italia e zero in campionato all'inizio dell'autunno 2004, quando il tabellone regala all'Atalanta la Juventus, una Madama stratosferica a livello di nomi su cui contare, che ad un anno e mezzo di distanza naufragherà nei tribunali calciopoliani.

Da assoluta sfavorita, l'Atalanta ospita la Juventus il 19 novembre 2004. Ottavi di Coppa Italia, turnover massiccio con Chimenti, Olivera, Kapo, Iuliano e Legrottaglie tra gli altri. Madama può permettersi Del Piero, Ibrahimovic, Trezeguet, Nedved, Emerson, Cannavaro e Buffon tra gli altri, ma l'unico titolare che scende in campo a Bergamo è Thuram. Spazzato via da Lazzari.

Sì, perché il quasi ventenne bergamasco vive una notte magica, segnando una doppietta che mette nei guai Capello in vista del ritorno. Certo, la Juventus avrà Torino per recuperare, ma sono comunque due le reti da recuperare. Deve recuperare il senno invece Lazzari, che non riesce a rendersi conto di ciò che ha fatto dopo il triplice fischio finale:

"Mamma, ho fatto goal alla Juve. Il secondo? Sono stato un po' fortunato. Appena sono rientrato negli spogliatoi i compagni mi hanno detto: ehi, ora non montarti la testa".

Non si monta la testa Lazzari, consapevole di aver appena iniziato la sua carriera. Vola basso, ma non riuscirà più a librarsi così tanto in volo. Forse l'aver sfidato gli dei rappresenterà qualcosa di troppo grande da affrontare, da capire ed assimilare. Quella stagione sarà la più esaltante della sua carriera, nonostante un'era calcistica di ottimo livello, le convocazioni nell'Italia (senza scendere in campo) e l'etichetta di idolo a Cagliari.

Compie vent'anni, il ragazzo bergamasco, e pensa già al ritorno contro la Juventus, in cui spera di giocare. Spera anche di segnare in Serie A nel frattempo, perché se le reti in Coppa Italia sono già sei, in campionato sono ancora zero. Eppure la posizione più avanzata promette bene, benissimo:

"Certo che mi piace giocare lì, lo preferisco anche al ruolo di centrocampista dato che posso muovermi con meno vincoli. Ma mi rendo perfettamente conto che se non faccio goal non posso considerarmi proprio una punta".

Come detto, Lazzari è un'anomalia. Perché comincia a sognare da punta, ma non gioca esattamente in tal posizione. È un bomber di Coppa Italia, ma la prima e unica rete in Serie A arriverà solamente a fine stagione. Chi troppo vuole nulla stringe, direbbe qualcuno, anche perché se in campionato il piatto piange, in Coppa è colmo. Esageratamente colmo.

Il 13 gennaio 2005 la Juventus ospita l'Atalanta per il ritorno di Coppa Italia, ma Capello non cambia idea. Turnover al potere, nessuno dei grandi gioca. Madama è convinta dei propri mezzi, ma questi si rovesciano e si ribaltano quando in campo Lazzari decide di pensare al suo futuro, a qualcosa da raccontare per mettere in chiaro chi sia stato nel mondo del calcio.

Torniamo all'inizio della storia. Quanti possono dire di aver segnato un goal alla Juventus? Pochi, non pensate a migliaia di calciatori, decisamente meno. Ora riduciamo il campo a due, ancora meno: Ibrahimovic ad esempio, in undici partite. A tre, tra gli altri, troviamo Muller, Drogba ed Henry. Mica male. Si è spinto a quattro goal nelle varie sfide contro Madama uno come Totò Di Natale, tra i migliori cannonieri nella storia del campionato italiano. Lazzari segna cinque goal in due gare di Coppa Italia contro i bianconeri. Sì, perché nell'inverno di quel turno, il triplice fischio fa rima con l'eliminazione agli ottavi dei padroni di casa dopo un 3-3 in cui la tripletta ospite è stata costruita da un mostro a due, tre, nove testa. Una volta via, ne spuntano altre due.

Lui sorride, conscio di aver fatto la storia ed essere arrivato a nove goal in Coppa Italia, cinque contro la Juventus tra andata e ritorno. Fabio Capello ride, per non piangere:

"Avete visto Lazzari? Anche l'altra sera contro l'Inter ha avuto buone occasioni eppure non è riuscito a segnare. Ma questo è il calcio. Lazzari ha sbagliato un paio di goal col Messina e un paio con l'Inter. Evidentemente fa goal solo alla Juventus".

Una provocazione di Capello che si rivelerà però esatta: contro l'Inter nei quarti di finale di Coppa Italia rimarrà a secco, segnando la sua unica rete stagionale in A solamente a maggio contro l'Udinese. Da lì in avanti, oltre l'anomalia delle nove + una, Lazzari segnerà altre 36 reti in carriera tra Cesena, Piacenza, Grosseto (8), Cagliari (9), Fiorentina, Udinese, Carpi, Bari, Fano e Senigallia, sua attuale squadra nell'Eccellenza marchigiana.

Inutile dire che la sua vittima preferita in carriera è stata Madama Juventus, battuta sei volte, cinque delle quali in quella straordinaria, magica ed irripetibile doppia sfida:

"Ho un ricordo incredibile di quelle due partite, ma di tutta la competizione in generale".

Perché quell'annata fa sia rima con Juventus, due volte, ma anche con Albinoleffe, Reggina e Vicenza. Ma non giriamoci attorno: a renderlo grande, per sempre, è l'aver abbattuto Golia, acquistando per due giornate il nome di Davide. Ma per sempre, allontanando la finzione, lui rimarrà Andrea, capocannoniere di Coppa Italia con nove goal, oltre ogni limite, realtà e sogno.

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