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Cagliari Chicago MustangsWikipedia

Quando il Cagliari giocò il campionato americano diventando Chicago Mustangs

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Lo vedono in modo strano, scuotono la testa e dicono la propria senza troppi complimenti. Sì, la visione sta un po' cambiando grazie a globalizzazione e immigrati, ma la sensazione, sotto sotto, rimane quella che uno sport giocato con i piedi non è da veri macho. Vuoi mettere baseball, basket, football americano, hockey? Eh. Pur di escluderlo è diventato anche soccer, del resto il nome originale ha i caschi. In rapida crescita, il calcio degli Stati Uniti, ha conosciuto strani eventi e una lenta ascesa. Apri cartella eventi strani, apri sottocartella 1967. Sottocartella, Cagliari-Chicago Mustangs. Ok...

Come definire la fine degli anni '60 se non sperimentazione? Musica, cinema, idee politiche, sostanze. Sport, perché no. Il calcio in America non esiste, se non in maniera amatoriale e lontana dal grande pubblico. Nonostante tutto il mondo salti e si abbracci per il pallone calciato da 44 scarpette, la nazione più potente al mondo può permettersi di distogliere lo sguardo. Fino a quando, nel 1966, un gruppo di imprenditori fiuta l'opportunità. Credevate fosse nato per passione? Diciamo di no.

La NASL, il consorzio della North American Soccer League prende vita per creare un campionato statunitense. Le notizie viaggiano lente, ma corrono comunque dove conta. Del resto è l'America, è la potenza e il sogno, se il calcio prende piede anche lì, beh bisogna accettarlo subito e fare in fretta. C'è l'ok della US Soccer Federation, della FIFA, della gente. Il calcio è prerogativa di europei, sudamericani e messicani, ma strisciando si insinua nella mente della possibilità di quegli anni, di rivoluzione.

Avete presente l'importanza dei diritti tv nel calcio odierno? Beh, la televisione era tutto alla fine degli anni '60. Era la legge, giudice, giuria e carnefice. La scatola dei sogni. Se lo sport andava al suo interno, bingo. Jackpot. Era il futuro. La NASL, che sarebbe diventato a breve United Soccer Association, USA (furbi...), non aveva un contratto televisivo, a differenza della NPSL, federazione rivale. Ragion per cui, tutti i campioni presero i leggeri bagagli da calciatori sconosciuti al'estero e approdarono alla NPSL. Il palcoscenico televisivo era troppo forte. Era il 1968.

Troppo forte il richiamo tv della NPSL, troppo grande l'amore per gli States nel resto del mondo. Gli Stati Uniti erano visti come meta sognante, su cui scrivere canzoni, farsi belli parlando di un cugino che aveva trovato fortuna lì, partendo da zero. La USA (sì, è giusto scriverlo così, non sono gli USA) non era abbastanza per i giocatori locali? Per gli stranieri sì. L'idea di importare squadre europee per giocare il campionato 1967 prese vita, venne plasmato per avere tempo di creare squadre per il 1968 con calma, vista la fretta messa dalla NPSL. Qui entra in scena il Cagliari.

Gigi Riva è già giunto in città da qualche anno, ha abbandonato il rifiuto di giocare a Cagliari subito dopo aver messo piede in Sardegna, lui duro, ha il cuore sciolto dall'affetto degli isolani. In America però non giocherà mai, causa infortunio al perone con il quale sta facendo i conti. E' devastante, ma mai come lo sarà più avanti in Nazionale e nel 1970. Sì, sapete la storia.

Il resto del Cagliari invece vola allegramente a Chicago, Illinois. C'è un grosso debito economico e i milioni americani sono una parte della soluzione. Il rosso e il blu si trasformano in azzurro, il nome diventa Mustangs. Cagliari Mustangs. No, aspettate, Chicago Mustangs. Un toro come simbolo, la consapevolezza di avere grande foga, ma zero seguito zero negli Stati Uniti e considerazione nulla nel continente europeo, lontano dalla Sardegna. Arriveranno tempi migliori.

E' la primavera del 1967 e le squadre invitate dall'USA non sono certo Real Madrid, Milan, Manchester United, le grandi europee. C'è ad esempio il Den Haag olandese a rappresentare i San Francisco Golden Gate Gales, il Cerro uruguayano come New York Skyliners e lo Stoke City insiediatosi nei Cleveland Stokers. Per i pigri osservatori americani bastano e avanzano. La prima gara è boom di spettatori, ma via via la moda del momento cala, in realtà anche piuttosto drasticamente. 8000 spettatori a gara. Pochi, pochissimi, ma una grande e strana opportunità per quel Cagliari. Allarga i propri orizzonti Scopigno, tecnico dello Scudetto, allargano le proprie visioni i giocatori, incanalandole e utilizzandole per il futuro.

Due mesi di campionato, due mesi in cui capitan Cera vide l'impossibile.

"Fu una tournée che calcisticamente non sapeva di nulla. Giocavamo contro queste squadre britanniche e sudamericane e ogni volta bisognava stare attenti, perché, se non finiva direttamente in rissa, ci si andava comunque vicino. In uno degli incontri ritrovammo il famigerato arbitro inglese Aston, quello di Italia-Cile del Mondiale 1962. Finì a spintoni anche lì".

Invasioni di campo, pestaggio di un arbitro a Toronto, non è mezzogiorno di fuoco, pugilato sì. Il campionato USA 1967 è marketing (con le prime due gare giocate con i giovanissimi, causa Serie A non ancora conclusa), è attesa per il futuro, sono giocatori dati in pasto al pubblico per conoscere la loro opinione che sì, cominciava ad essere importante. Ok, non era vero calcio, ok non era sport. Ma erano gli Stati Uniti, era Hollywood, erano le metropoli, le luci e i colori, lo sfarzo, i simboli.

Giù dunque di bella vita, anche se limitatamente per alcuni, come ricordava Reginato.

"Ho dei bellissimi ricordi di quel viaggio. Il nostro quartier generale era un hotel di proprietà di Frank Sinatra, in cui ognuno di noi aveva a disposizione tre camere. Allenamento nel parco, relax in piscina e grandi feste con mille invitati. Las Vegas? Il più caldo era Bonimba, io mi rifiutai: avevo moglie e un figlio piccolo, il denaro mi serviva!".

Ah il Cagliari arrivò terzo e Bonimba fu capocannoniere. Dettagli, di un calcio diverso e costruito ad hoc per qualche settimana.

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