Pubblicità
Pubblicità
Questa pagina contiene link di affiliazione. Quando acquisti tramite i link forniti, potremmo guadagnare una commissione.
Carlos Aguilera Thomas Skuhravy Branco GenoaWikipedia

Quando Aguilera giocò una partita pur essendo agli arresti domiciliari

Pubblicità
Archivio StorieGOAL

È il 25 aprile del 1990. Manca solo una giornata alla fine della Serie A, che termina in anticipo per i Mondiali. Al Gottlieb-Daimler-Stadion di Stoccarda, oggi Mercedes-Benz Arena, si gioca l'amichevole Germania Ovest-Uruguay, e un piccoletto della Celeste fa ammattire la difesa della Germania Ovest, che a Roma l'8 luglio si sarebbe laureata campione del Mondo.

Quel piccoletto è Carlos Alberto Aguilera Nova, per tutti 'El Pato', 'Il Papero'. Il 'Maestro' Tabarez lo schiera da titolare al centro dell'attacco dei sudamericani in coppia con Ruben Sosa, e lui lo ripaga con una grande prestazione. A inizio secondo tempo, raccoglie un cross dalla destra di Pepe Herrera, autore di una grande giocata, e con un preciso colpo di testa batte Aumann, portando in vantaggio l'Uruguay. 

Quella partita offrirà ancora tante emozioni e finirà 3-3, ma il centravanti del Genoa ha di che essere soddisfatto e guarda con ottimismo all'ultima sfida della stagione, che domenica 29 aprile oppone i rossoblù liguri all'Ascoli in uno scontro decisivo per la salvezza. Priva di Aguilera, impegnato in Nazionale, la squadra del professor Scoglio aveva pareggiato senza goal contro l'Inter nel recupero della gara sospesa il 14 aprile per impraticabilità del terreno di gioco del Ferraris dopo le abbondanti piogge.

La classifica, a 90 minuti dalla fine del campionato, vede il Genoa a quota 26 punti assieme a Cesena e Fiorentina, con una sola lunghezza di vantaggio sulla zona retrocessione: se Ascoli e Cremonese non hanno più speranze, Verona e Udinese, appaiate a 25 punti, rappresentano un'insidia reale per il Grifone, che deve vincere contro l'Ascoli per evitare brutte sorprese. Aguilera, dietro Davide Fontolan, che salterà la gara per squalifica, è il secondo miglior marcatore della squadra con 8 reti e su di lui tecnico e compagni puntano molto.

L'uruguayano era arrivato nell'estate del 1989 assieme ai suoi connazionali Perdomo e Ruben Paz, vantava già diverse reti segnate con la Celeste ed era stato prelevato dal Peñarol, dopo aver precedentemente giocato anche con il River Plate uruguayano, il Nacional, l'Independiente di Medellin, il Racing in Argentina e il Guadalajara in Messico.

Di certo nessuno poteva aspettarsi quello che accadde il pomeriggio di giovedì 26 aprile. Aguilera, di rientro dalla Germania, davanti alla sua abitazione trova ad aspettarlo gli uomini della Squadra mobile di Genova. Nei suoi confronti hanno infatti un mandato di arresto per favoreggiamento della prostituzione, emesso dal Giudice Vincenzo Pupa, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Pio Macchiavello. 

Per il calciatore uruguayano alle ore 18.10scattano le manette all'interno di una vasta operazione che porta all'arresto di altre 14 persone, 12 connazionali dell'attaccante e 2 argentini, con l'accusa, ben più pesante rispetto a quella di Aguilera, di associazione per delinquere finalizzata all'induzione, al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione. Gli arresti sono arrivati dopo 7 mesi di indagini con pedinamenti, accertamenti e intercettazioni telefoniche. 

Fatta eccezione per Aguilera, gli arrestati, tutti pregiudicati per reati relativi a prostituzione o droga, rappresentano il gotha locale di un'organizzazione che importa dal Sudamerica e gestisce in loco un giro di prostituzione con clienti facoltosi. In casa di due di loro sono state rinvenute 2 pistole e una pistola giocattolo. Genoa era il centro di smistamento: le ragazze, in genere ragazze madri, venivano spedite in Italia dietro la promessa di un lavoro facile e quindi immesse nel giro, che toccava sì qualche albergo di lusso, ma prevalentemente le pensioni del centro storico e guadagnavano grosse cifre, anche un milione di lire al giorno.

Ma cosa c'entra, con tutto questo, l'insospettabile Aguilera, sposato e padre di due bambini, con un terzo che sta per nascere

"El Pato, l'Anatroccolo, - scrive 'L'Unità', riportando la ricostruzione fatta dagli inquirenti - avrebbe pagato la sua non occasionale frequentazione di persone non cristalline, ed anche la sua passione per le donne.  E non è escluso che sotto sotto ci sia anche qualche affare di droga".

Il quadro, insomma, è a tinte fosche, e getta nell'incredulità anche il Genoa e i compagni di squadra di Aguilera, che su di lui facevano affidamento per conquistare la salvezza. L'attaccante viene detenuto nel carcere di Marassi. L’allora presidente del Grifone Aldo Spinelli, attraverso i propri legali, cerca in ogni modo di farlo scarcerare per poterlo schierare la domenica. L’attesa si fa vibrante e sabato mattina un centinaio di tifosi rossoblù si ritrova davanti al carcere di Marassi per conoscere il destino del loro beniamino, sottoposto proprio in quelle ore ad un lungo interrogatorio di 5 ore dal Sostituto Procuratore Pio Macchiavello.

Successivamente Aguilera è stato sentito anche dal Giudice per le indagini preliminari Vincenzo Pupa. Dopo circa un'ora dal secondo interrogatorio, l'avvocato Umberto Garaventa esce dall'ufficio del Giudice e dà la buona notizia al presidente Spinelli, che lo aspetta fuori, e al suo vice, l'avvocato D'Angelo: sono stati concessi gli arresti domiciliari ad Aguilera, che potrà svolgere la propria professione con un permesso lavorativo di tre ore. Essendo un giocatore, allenarsi e giocare le partite, a partire da quella contro l'Ascoli, se l'allenatore Scoglio lo riterrà opportuno. 

Genoa 1990-1991Wikipedia

Spinelli è euforico e abbraccia tutti, dopo essere entrato nell'ufficio del Giudice anche lo stesso Aguilera. Quest'ultimo appare molto scosso, con la barba incolta e i baffi. Il gruppo prende l'ascensore e Spinelli annuncia ai cronisti presenti:

"Ce lo portiamo subito in ritiro ad Arenzano, domani giocherà".

Quando l'auto della polizia mette in moto per portarlo via, la folla di tifosi che si era radunata davanti a Marassi applaude. Intanto il Pm Macchiavello spiega ai giornalisti che la posizione del calciatore è immutata, e che è emerso che l'arresto era stato disposto per scongiurare il rischio di inquinamento delle prove. Tale rischio si era ora affievolito, da cui la concessione degli arresti domiciliari.  

Il magistrato ha a sua volta spiegato che Aguilera avrebbe favorito con episodi specifici l'associazione a delinquere finalizzata alla prostituzione degli sfruttatori che lo frequentavano e inoltre avrebbe avuto in regalo un grammo e mezzo di cocaina che avrebbe poi ceduto a uno del gruppo (o forse a una ragazza) senza chiedere alcun compenso. Il legale del calciatore, dal canto suo, si dice convinto della buona fede del suo assistito e dello sfruttamento della sua immagine da parte degli altri arrestati per soddisfare i loro interessi criminali.

In questa situazione estremamente complessa e difficile, Aguilera raggiunge i suoi compagni in ritiro. L'atmosfera è frizzante ma Scoglio non ha dubbi nell'affidarsi all'attaccante uruguayano contro i marchigiani. Schiera dunque Braglia fra i pali, Torrente e Caricola terzini, Signorini libero e Collovati stopper. Perdomo e Ruotolo innervano il centrocampo, con Eranio e Fiorin esterni. In attacco il mobile Rotella fa coppia con Pato.

Il caloroso affetto dei tifosi carica Aguilera, che incredibilmente gioca una buona partita. I tifosi rossoblù preferiscono prendere la vicenda sul ridere e in Gradinata Nord compare uno storico striscione di sfottò verso i tifosi sampdoriani.

"Tranquille doriane, Pato non parla", con chiara allusione all'accusa di favoreggiamento della prostituzione rivolta all'attaccante.

Proprio da una sua punizione, che scavalca la barriera e si stampa sul palo, arriva il tap-in vincente di Rotella al 5'. L'Ascoli si rende pericoloso con Cvetkvovic, dall'altra parte Perdomo chiama Lorieri ad una difficile deviazione sopra la traversa, poi Eranio, di testa, colpisce un altro legno. I liguri cercano il goal della sicurezza e l'ottengono grazie a Ruotolo, che su lancio ancora di Aguilera, si gira bene al limite dell'area e lascia partire un forte destro che trafigge Lorieri. 

Il 2-0 significa salvezza per i rossoblù, e al fischio finale esplode la festa al Ferraris. Non per Aguilera, con due carabinieri che vengono a prelevarlo in campo per riportarlo a casa dopo aver lanciato la sua maglia ai tifosi.  

Aguilera giocherà altre 4 stagioni in Italia: 2 con il Genoa, che a suon di goal porterà in Coppa UEFA fino alle semifinali, con la storica doppietta di Anfield contro il Liverpool, e 2 con il Torino, con cui vincerà una Coppa Italia. In rossoblù segna in tutto 33 goal in campionato in tre stagioni, ben 15 nel 1991/92, e 8 reti in Europa. In granata 17 reti, di cui 12 in Serie A, una in Coppa UEFA e 3 in Coppa Italia.

Ma Aguilera, alla fine, era colpevole o innocente? Colpevole, almeno secondo il Tribunale di Genova. Che con un capo d'accusa ben più grave di quello iniziale, ovvero "sfruttamento della prostituzione e detenzione e cessione gratuita di un grammo di cocaina", condannerà l'attaccante in primo grado, nel 1994, a 2 anni di reclusione e 5 milioni di lire di multa.

Nel 1996 la condanna nei confronti di Aguilera è diventata definitiva, ma l'uruguayano non l'ha mai scontata. Prima che fosse emessa, infatti, il calciatore aveva rescisso il suo contratto con il Torino ed era rientrato in Uruguay. Protetto dalla giurisdizione della Banda Oriental, la sua carriera sarebbe proseguita in patria cogliendo altri successi con il Peñarol (ben 5 titoli uruguayani consecutivi e 3 Coppe Artigas) prima del ritiro nel 1999 a quasi 35 anni. 

Con l'Uruguay gioca fino al 1997, e con 23 goal è tutt'oggi il 9° bomber all-time della Celeste, con cui ha vinto una Copa America nel 1983 e ha fatto parte delle selezioni per i Mondiali di Messico '86 (senza mai giocare) e Italia '90. Dopo il ritiro, rende pubblica la sua dipendenza dalla cocaina, che gli causerà anche gravi conseguenze di salute. Sopravvissuto a 3 infarti nel 2011, riesce finalmente a disintossicarsi e a lasciarsi alle spalle i suoi problemi. Nel 2007, grazie all'indulto, la sua condanna è stata cancellata e Aguilera, da uomo libero, è potuto anche tornare in Italia. Oggi fa l'opinionista in tv e lavora come talent scout.

Nonostante le sue disavventure giudiziarie, i tifosi di Genoa e Torino non lo hanno mai dimenticato.

"Sono felice di essere potuto tornare a Genova, ci vado al­meno due volte l’anno. - ha rivelato qualche anno fa a 'La Gazzetta dello Sport' - L’Italia mi ha dato da mangiare e anco­ra oggi la gente mi riconosce e mi fa festa, ecco perché sarò eternamente riconoscente. Tante persone mi hanno tradi­to, a partire dagli agenti che mi hanno rubato una barca di sol­di, ma ho tanti amici veri".

"Voglio dimenticare quel periodo della mia vita, perché ho fatto del male alla mia famiglia. Nel calcio c’è tanta merda e la mia colpa è stata non saper dire di no, voler aiutare gente che non andava aiutata. La ve­rità è che ero ingenuo e la gente approfitta dell’ingenuità al­trui".

Finalmente anche Aguilera ha trovato pace e tranquillità fuori dal rettangolo di gioco.

"Penso soltanto a godermi la mia famiglia, non ho bisogno d'altro. Il calcio può darti de­naro e fama, ma far gioire un intero stadio che grida il tuo nome non ha prezzo e nessuno potrà mai togliermi il ricordo di quei momenti irripetibili. Oggi sono felice e sereno".

Pubblicità