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Dal Purgatorio al Paradiso, il Modena è risorto: è in Serie B

Lontano dal centro, a Fanano, si colloca geograficamente una delle leggende che più hanno caratterizzato la storia di Modena. Si narra dell’esistenza di una roccia dalla forma di un baule, contenente un tesoro: un mistero che prima o poi qualcuno avrebbe dovuto risolvere. La sorte scelse un gruppo di contadini che, giunti sul posto alla ricerca dell’infinita fortuna che avrebbe cambiato le loro vite, e dopo aver scavato nella roccia, vennero investiti di fiamme e fumo, preludio all’inferno che di lì a poco si sarebbe presentato ai loro occhi. La figura di un gigantesco demone bue che, liberato dalla sua prigione, catturò i contadini e scomparve nel nulla, lasciando però i segni degli zoccoli sulla roccia. Lì, dove sono tutt’ora.

C’è una data che i tifosi gialloblù non scorderanno mai: il 12 luglio del 2019 nella città emiliana è prevista pioggia, con un’umidità da far paura. Anche il vento ci mette del suo: non che nei giorni precedenti fosse andata diversamente. Ma tant’è: i segnali di rivoluzione, quelli che solo i temporali sanno preannunciare, c’erano tutti. Il resto spettava al Consiglio Federale della FIGC. Il Modena si giocava il ritorno in Serie C dopo un anno in Serie D: non è passato troppo dal fallimento della società, culminato nell’esclusione dal campionato dopo appena 12 giornate. Quel 2017 rimarrà nella storia.

La regular season, a dire la verità, non era finita benissimo: secondo posto, spareggio promozione perso contro la Pergolettese. La nuova proprietà, guidata dal presidente del gruppo Kerakoll Romano Sghedoni, ha sempre avuto le idee chiare: promozione e rilancio, ripartendo dal territorio. Il giusto premio per gli sforzi si chiama Serie C in un anno: e così è. La FIGC accoglie il Modena, a completamento degli organici. Il purgatorio è già finito, trasportato via dal vento di quel 12 luglio 2019.

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Una delle immagini chiave del periodo recente della formazione gialloblù, che ha fatto il giro del mondo, è quella dell’esultanza di Riccardo Gagno, autore del goal vittoria al 91’ contro l’Imolese. Una rete voluta dal destino: la rete del “26”, che in termini religiosi è il numero del potere della salvezza e dell’amore. Qualcosa che non può non nascondere un significato più alto: dopo essersi “salvato”, in quel purgatorio che è la D, nel giro di 3 stagioni il Modena ha espresso in concretezza quel che si può esprimere solo con la forza dello spirito. Quel sentimento di liberazione che trascende gli anni e che si traduce nella gioia finale dell'Alberto Braglia. Nella Serie B riconquistata dopo 6 anni.

Non poteva essere altrimenti, in fondo. È tutta questione di coincidenze, a 20 anni esatti dall’ultima promozione in Serie A. Un sogno che in quel caso era partito dalla stagione precedente, dal ritorno in B: è bastato poco. Un campionato terminato al secondo posto e culminato con il pari a Marassi contro il Genoa. Tutti a Modena ricorderanno il triplice fischio, che segue le parole di De Biasi: “C’è solo recupero ora”. Attendono tutti notizie da Cosenza, dove il Napoli è fermo sull’1-1. Ai “Canarini” basta quel risultato per festeggiare: c’è chi tira fuori una bandiera. De Biasi ferma tutti: “Aspettiamo la fine di Cosenza”, mentre si dirige sotto la curva occupata dai tifosi gialloblù. C’è un’altra immagine di quel pomeriggio che nessuno scorderà: Roberto Cevoli si fa prestare un auricolare per ascoltare la radiolina. Gli altri, invece, si fingono disinteressati: un po’ per scaramanzia, un po’ perché troppo tesi. È lui che annuncia ai presenti il risultato: il Modena è in Serie A. Il 12 maggio saranno 20 anni esatti.

“Entrare in questo stadio, entrare negli spogliatoi, conoscere i magazzinieri è un’impressione forte. È una grande responsabilità verso la città e verso il territorio. Ce la metteremo tutta, perché la Serie C è un pantano”.

È il 4 giugno e Carlo Rivetti è entrato per la prima volta al Braglia da nuovo proprietario: da qualche giorno ha ricevuto il club da Sghedoni, ma il proprietario di Stone Island (che ha acquistato il Modena attraverso la holding Rivetex, slegata dalle altre realtà industriali della famiglia Rivetti) punta già in alto. La stagione, però, non inizia benissimo. L’unica vittoria conquistata sul campo della Fermana nelle prime 5 gare non lascia ben sperare, nonostante i grandi investimenti tecnici. La squadra di Attilio Tesser reagisce e da ottobre a gennaio conquista 14 successi consecutivi. In Serie C non era mai successo (la Ternana dei record di Cristiano Lucarelli, che nel 2021 ha conquistato la promozione in cadetteria, si era fermata a 11). Ma c’è di più.

La vetta della classifica del Girone B viene a lungo “condivisa” (in un certo senso) con i rivali di sempre della Reggiana. E anche qui, intreccio del destino. Anche perché un primo “showdown” è datato 26 maggio 2019: è il secondo turno dei Playoff di Serie B e al Braglia il Modena schianta i granata per 4-1. In questa stagione sono stati 2 i pareggi: in qualche modo, se si vuole attribuire una spiegazione simbolica, anche in questo caso l’ha decisa Gagno, dalla propria porta. Col “26” della salvezza e dell’amore.

Ma nessuno apprezza il successo più di chi ha saputo affrontare e superare le avversità: come in un mare in tempesta, il Modena ce l’ha fatta, nonostante Gubbio. Nonostante la costante paura di uno psicodramma che nessuno avrebbe meritato: ma, in fin dei conti, è giusto così. Festeggiare davanti alla propria gente, contro il Pontedera, vale doppio. Ammutolendo la sorte, chiudendo il cerchio. I ragazzi di Tesser sono tornati lì, dove i contadini si sono fermati, divorati dal demone bue a Fanano: aprendo lo scrigno e portando via il tesoro della leggenda. La Serie B.

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