Dare una risposta alla domanda 'qual è il miglior vivaio italiano?' è difficile, quasi impossibile rispondere oggettivamente: possiamo però benissimo considerare quello dell'Atalanta come uno dei più floridi in assoluto, una fucina di campioni che da ormai diversi anni calcano i campi della Serie A e non solo. Tra questi c'è anche Alessandro Bastoni, colonna portante della difesa dell'Inter che però aveva conosciuto per primo il nerazzurro della 'Dea', entrando nel settore giovanile in tenerissima età.
Di questa intuizione bisogna ringraziare Mino Favini, storico responsabile delle giovanili atalantine scomparso all'età di 83 anni nel 2019: a non essere andati via da Zingonia sono i suoi ideali, ancora ben saldi all'interno della società bergamasca che punta a sgrezzare i giovani talenti per trasformarli in uomini pronti a illuminare le platee più importanti, abbinando la crescita tecnica alla maturazione caratteriale. Punti cardine di un pensiero che non ha 'risparmiato' neanche Bastoni.
L'importanza del contributo dato da Favini alla causa dell'Atalanta è sotto gli occhi di tutti, sottolineato anche dal classe 1999 in un'intervista concessa a 'gianlucadimarzio.com' nel novembre 2018.
"Io sono molto legato e rimarrò per sempre legato all’Atalanta, mi hanno fatto crescere ed esordire. Il segreto è stato Mino Favini che è il più grande responsabile del settore giovanile. Lui guarda prima dell’aspetto fisico quello tecnico, cosa che nessuno fa. Si tende a prendere il ragazzino già fatto e finito e invece l’Atalanta lo prende ancora acerbo per poi portarlo alla maturità".
Bastoni fa rima con Melegoni, altro talento cristallino sfornato dal vivaio nerazzurro: le loro strade si sono incrociate nel 2008 e, da allora, è nata una simbiosi interrotta soltanto nel 2018, quando entrambi hanno lasciato l'Atalanta. Un duo, si diceva, che avrebbe fatto le fortune di chi li avrebbe acquistati: memorabile la finale Scudetto Under 17 del giugno 2016, un Atalanta-Inter 2-1 firmato in rimonta proprio da Bastoni e Melegoni, a segno nello stesso incontro che ha confermato tutte le loro qualità e, forse, ha messo la prima pulce nell'orecchio del direttore sportivo interista Piero Ausilio.
E' qui che parte l'avventura del Bastoni professionista, che però non ha mai dimenticato i sacrifici fatti per arrivare a questo livello: dai tanti km macinati per presenziare agli allenamenti alla vicinanza costante della famiglia che ha sempre creduto in lui.
"130 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno da Casalmaggiore a Bergamo- si legge in un'intervista a 'La Gazzetta di Parma' del dicembre 2018 -, fatti in macchina con mio padre tutti i giorni d’allenamento e le partite delle squadre giovanili dell’Atalanta di cui faccio parte da quando avevo sette anni. Se sono in Serie A non finirò mai di ringraziare la mia famiglia per i sacrifici che ha fatto. Non era facile neanche per me: uscivo prima da scuola, mangiavo un panino in viaggio e tornavo a casa alle otto di sera".
Sacrifici ripagati dalla fiducia concessagli da Gian Piero Gasperini, colui che lo aggrega alla prima squadra nella stagione 2016/2017 e lo fa esordire in Coppa Italia a 17 anni, nel match vinto 3-0 contro il Pescara. Il 22 gennaio 2017 è la data scolpita nel cuore di Bastoni, al primo gettone in Serie A in occasione di Atalanta-Sampdoria 1-0: a prendersi la scena non è soltanto il 'Papu' Gomez col rigore che decide la sfida, ma anche il difensore che viene schierato tra i titolari con Masiello e Caldara, restando in campo per tutti i 90 minuti.
"Gasperini posso solo ringraziarlo, sono molto legato a lui è l’allenatore che ha avuto il coraggio di buttarmi nella mischia quando forse non ero ancora pronto, devo tutto a lui".
GettyA fine stagione saranno tre le presenze in campionato, quanto basta ad Ausilio per alzare la cornetta del telefono e chiudere per l'acquisto a titolo definitivo del ragazzo di Casalmaggiore: nel successivo bilancio verranno a galla i 31 milioni sborsati per il cartellino, cifra che a primo impatto genera qualche sospetto e fa pensare ad un lavoro di plusvalenze mirato a sistemare i rispettivi bilanci. Il tempo e l'evoluzione di Bastoni diranno, però, che quella somma era addirittura minore se paragonata alla valutazione attuale che si attesta sui 60 milioni.
Secondo l'Inter, il percorso migliore da assegnare a Bastoni coincide con la permanenza a Bergamo, tanto da lasciarlo lì in prestito biennale. Il club meneghino è fortemente convinto che il 'nemico' Gasperini possa far bene alla crescita del suo nuovo gioiello, unitamente ad una piazza ideale per giocare a calcio e senza troppe pressioni per un giovanissimo. Le cinque presenze accumulate nella stagione 2017/2018 non rispecchiano l'ottimismo iniziale e inducono l'Inter a interrompere anzitempo il prestito, avviandone contestualmente un altro.
Alla fine è il Parma ad assicurarsi Bastoni, che in Emilia trova in Bruno Alves la 'chioccia' giusta per crescere e apprendere i segreti del mestiere: la presenza del portoghese si rivela decisiva e sorride all'Inter, finalmente convinta di aver trovato il posto giusto per assistere alla definitiva esplosione della sua 'scommessa'.
"Bruno è un grande - confessa sempre alla 'Gazzetta di Parma' – nello spogliatoio quando ha preso la fascia di capitano ci ha fatto un discorso bellissimo. 'Sono arrivato fino qui e ora auguro a tutti voi di fare una carriera migliore della mia'. Nonostante il suo curriculum è molto umile".
GettyBruno Alves campione indiscusso, ma è un altro l'idolo incontrastato di Bastoni, cresciuto all'ombra del mito di Sergio Ramos, capitano del Real Madrid capace di vincere quattro Champions League tra il 2014 e il 2018.
"Sergio Ramos mi piace tanto per come si muove, sempre elegante e con grande calma. Penso e spero si possa diventare top player anche senza essere 'figlidibuonadonna' perché altrimenti non so se ce la farei. Per ora non è nelle mie corde".
La figura di Bastoni appare l'ideale per una piazza come quella di Parma, reduce dal ritorno in Serie A dopo il fallimento avvenuto nel 2015 e la conseguente ripartenza dai dilettanti: giovane di talento in grado di offrire risultati già nell'immediato, con la prospettiva di costruirsi un futuro roseo. Nonostante un inizio complicato, in gialloblù trova una continuità di rendimento non indifferente: 24 presenze e una rete, la prima in assoluto in Serie A, realizzata in un Parma-Sampdoria 3-3 del 5 maggio 2019.
La maturazione ad ogni livello avviene anche grazie ai momenti difficili, come quello vissuto il 2 dicembre 2018 a San Siro contro il Milan: di Bastoni il fallo di mano che vale il rigore della vittoria per i rossoneri, trasformato da Kessié, non scevro da polemiche per la dinamica che fin dal principio appare parecchio fortuita. Un incidente di percorso che comunque non preclude a Bastoni il grande salto al termine della stagione.
Con la nomina di Antonio Conte a tecnico si spalancano le porte dell'Inter, non prima di aver disputato gli sfortunati Europei Under 21 giocati in casa e conclusi troppo presto, con un'amara eliminazione dopo la fase a gironi. La medicina si chiama Inter, appunto, il coronamento di un sogno che riguarda anche papà Nicola, ex calciatore professionista con un passato nella Cremonese.
"Mio papà è un grande tifoso dell’Inter - confidava a 'gianlucadimarzio.com' - e mi ha inculcato questa cultura nerazzurra. Diciamo che giocare nell’Inter è il sogno di entrambi".
Un sogno divenuto realtà, all'insegna del nero e dell'azzurro.
