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Cuadrado GFXGoal

I primi anni di Cuadrado in Serie A: meteora all'Udinese, top col Lecce

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Il sorriso contagioso sempre stampato sulle labbra, i riccioli ribelli, le esultanze a passo di danza con i compagni: Juan Guillermo Cuadrado Bello in campo è il ritratto della felicità, esattamente quella che prova con un pallone tra i piedi da quando era solo un bambino. Eppure l'infanzia dell'esterno colombiano, nato nel villaggio di Necocli quasi al confine con Panama 34 anni fa, non è stata certo delle più serene. Anzi.

A raccontarlo qualche tempo fa a cuore aperto è stato lo stesso Cuadrado, orfano di padre dall'età di soli 4 anni a causa di un regolamento di conti tra bande di narcotrafficanti. Agguato in cui il papà del colombiano, autista di un camion che trasportava bibite, fu vittima innocente.

"Quando ero piccolo ho vissuto momenti terribili. Nel mio villaggio in Colombia entravano sempre gruppi armati, mettendo a ferro e fuoco il villaggio, e io mi rifugiavo sempre sotto il letto. Una di quelle volte, quando uscii da sotto il letto, scoprii che mio padre era stato ucciso. Fu lì che decisi di dover dare una svolta alla mia vita. Mia madre per mantenermi lavorava in una piantagione di banane per pochi soldi. Cominciai così col dare calci a qualsiasi cosa avevo sotto i piedi. Dovevo a tutti i costi diventare un giocatore professionista, solo per lei".

Dona Marcela, rimasta vedova in circostanze così tragiche, ha infatti speso tutta la sua vita per crescere il piccolo Juan lavorando duramente mentre lui a volte la aiutava ad attaccare gli adesivi sulle banane o la accompagnava al corso serale delle scuole superiori, finché non si addormentava sul banco accanto alla mamma.

"Credo che abbia cominciato a giocare già nella mia pancia: è stato irrequieto fin da subito. Juan è solare e instancabile. Giocava a calcio ovunque, in spiaggia, per strada. All’inizio vivevamo a Necoclì, 53 mila abitanti. Suo padre è morto quando aveva 4 anni e mezzo ma noi ci eravamo già separati quando ero incinta. L’ho cresciuto da sola, con tanto coraggio e tanti sacrifici. Ho fatto ogni genere di lavoro per mantenerlo e farlo giocare. Lavoravo soprattutto come donna delle pulizie, sono stati anni faticosi ma non ho mai smesso di sorridere. Gli ho insegnato che nella vita si deve lottare, godersi ogni momento e pregare. In famiglia siamo molto religiosi e lui ringrazia Dio dopo ogni goal. L’unica cosa che mi chiedeva da bimbo erano scarpe da calcio e palloni. Guardava Ronaldo, il suo idolo, e mi diceva: mamma voglio fare il calciatore. Ero certa che ce l’avrebbe fatta. Per questo l’ho sempre assecondato".

La passione di Cuadrado, che sognava di seguire le orme del suo idolo Ronaldo il Fenomeno, insomma era il calcio così la madre lo iscrive alla scuola Mingo Football Club dove per tutti diventa 'Neko'. Sarà l'inizio di una lunghissima avventura che parecchi anni dopo lo porterà in Italia per vestire le maglie di Udinese, Lecce e Fiorentina fino alla Juventus con in mezzo una breve e non troppo fortunata parentesi in Premier League col Chelsea.

L'ARRIVO IN ITALIA E GLI ANNI DI UDINE

A scovarlo in Colombia poco più che ventenne sono gli scout dell'Udinese, che lo acquista dall'Independiente Medellin e lo porta in Italia. Cuadrado, utilizzato in patria come terzino, è però decisamente ancora acerbo per il nostro calcio tanto che fatica a trovare spazio. Il debutto in Serie A da titolare è datato 1 novembre 2009 contro il Chievo, quando Pasquale Marino lo schiera in una difesa a quattro completata da Cristian Zapata, Andrea Coda e Lukovic. In quella squadra giocano pure Samir Handanovic, futuro portiere dell'Inter, e Alexis Sanchez in attacco mentre a centrocampo c'è Kwado Asamoah. Risultato finale 1-1.

L'avventura di Cuadrado in Friuli però non decolla tanto che rivede il campo solo due mesi dopo, giocando appena un quarto d'ora contro il Bari. Intanto sulla panchina dell'Udinese è arrivato Gianni De Biasi che ha sostituito Marino, poi richiamato al capezzale di una squadra che chiuderà il campionato al quattordicesimo posto. Cuadrado invece al termine della sua prima stagione italiana totalizza un bottino di 11 presenze in Serie A.

L'anno dopo a Udine arriva Francesco Guidolin ma la situazione di Cuadrado non migliora. Il colombiano resta poco più di un'alternativa e spesso finisce addirittura in tribuna. Alla fine le presenze in campionato saranno appena 9, due in meno del primo anno. Tanto che al termine della stagione l'Udinese decide di girare il giovane Cuadrado in prestito al Lecce. Una scelta che qualche anno dopo Guidolin confesserà di non aver condiviso.

"Cuadrado è un ottimo giocatore, io lo avrei voluto tenere ma i nostri progetti sono andati in altre direzione. Quando l'ho allenato era molto giovane, il mio compito era quello di aiutarlo a crescere e di abituarlo ad un tipo di calcio differente. E' arrivato ad Udine come terzino destro di una difesa a quattro, ma noi dello staff abbiamo subito compreso le sue grandi potenzialità in fase di spinta e dribbling. Erano più doti da attaccante che da difensore. Con noi è migliorato nella fase difensiva e dal punto di vista dell'esperienza, Juan diventava molto pericoloso quando nel 3-5-1-1 lo facevo giocare come esterno di destra protetto da un difensore molto forte come Benatia. Dopo Udine ha avuto modo di giocare altrove, questo è stato importantissimo per la sua crescita".

LA SVOLTA COL LECCE E UN GOAL DA FAVOLA

Percorso di crescita che, come detto, prosegue a Lecce dove finalmente riesce a giocare con continuità e inizia a mostrare le sue doti. Il debutto in giallorosso, per uno strano scherzo del destino, avviene proprio contro l'Udinese. Nelle settimane successive Eusebio Di Francesco, allora tecnico dei salentini, decide di avanzare il raggio d'azione di Cuadrado schierandolo in un tridente offensivo completato dall'esperto Di Michele e dal connazionale Muriel. Il 6 novembre 2011, sul campo del Cesena, arriva così il primo goal in Serie A seppure aiutato da una sfortunata deviazione di Ceccarelli.

Le reti alla fine della stagione saranno solo tre, ma una di queste resterà scolpita nell'immaginario collettivo come una delle più belle degli ultimi anni. L'avversario è il Siena quando Cuadrado, che nel frattempo viene schierato dal nuovo tecnico Cosmi come esterno di un 3-5-2, quel pomeriggio parte palla al piede dalla sua metà campo, salta come birilli un gran numero di avversari e beffa Pegolo con un morbido pallonetto che si infila sotto la traversa siglando il definitivo 4-1 e mandando in visibilio il pubblico del 'Via del Mare'. A raccontare quel goal qualche anno fa sarà proprio Serse Cosmi, che rivelerà come più di qualcuno avesse dei dubbi sulle potenzialità di Cuadrado.

"Chiedete a Pradè... Vi può testimoniare che dopo Lecce mi chiese se potesse giocare nella Fiorentina. Gli dissi di no, che con tutto il rispetto per una piazza come Firenze, se riusciva a prenderlo il fenomeno era lui. Eppure l'Udinese non lo vedeva bene... Le cose dobbiamo dirle, perché quando le cose vanno bene sono tutti scopritori. Su di lui c'erano perplessità. Fisicamente ha sempre avuto una gran tenuta. Ricordo un goal che partì dalla difesa, arrivò davanti al portiere e segnò con uno scavino mentre io gli stavo urlando "scarica!" da inizio azione. Viene ad esultare in panchina e quando mi abbraccia mi fa: "Mister, se davo retta a lei col cazzo che facevo goal!". E aveva ragione... Questo per dirvi che è un bel peperino di carattere, ma veramente straordinario. Il suo unico limite era tattico, con Di Francesco faceva da quarto di difesa mentre in un 3-5-2 era il quinto, e lì c'era da migliorare la fase difensiva. Fatto quello, il resto c'era, e non mi ha sorpreso".

Una prodezza accecante quella realizzata contro il Siena che non basterà ad evitare la retrocessione del Lecce. L'avventura in Salento si chiude così dopo 33 presenze, 3 goal e altrettanti assist ma Cuadrado ormai non è più la giovane promessa venuta dalla Colombia ed a scommettere forte su di lui è l'ambiziosa Fiorentina della famiglia Della Valle. I viola lo acquistano dall'Udinese in prestito oneroso con diritto di riscatto della comproprietà ed in pochissimo tempo Cuadrado diventa un idolo della Fiesole.

Il colombiano resta a Firenze due anni e mezzo collezionando 106 presenze, 26 goal e 21 assist. Cuadrado, ad esempio, è uno dei grandi protagonisti nel pomeriggio più incredibile vissuto recentemente dai tifosi viola: è il 20 ottobre 2013 quando al 'Franchi' arriva la Juventus schiacciasassi di Antonio Conte. Il pronostico alla vigilia è scritto ed i bianconeri chiudono il primo tempo in vantaggio di due goal.

La partita sembra finita. Sembra, appunto. Nella ripresa infatti la Fiorentina ribalta il risultato grazie alla fantastica tripletta di Pepito Rossi ed a servire il pallone del definitivo 4-2 all'attaccante è proprio Cuadrado, schierato da Montella esterno destro nel 3-5-2 viola. Il colombiano apre il gas in contropiede, scappa via a Barzagli e la mette in mezzo all'area dove Rossi deve solo spingere in rete il goal che chiude ogni discorso e fa esplodere lo stadio.

Dopo una brevissima parentesi al Chelsea, che lo acquista dalla Fiorentina per 30 milioni di euro più il prestito di Salah, Cuadrado torna in Serie A nell'estate del 2015 proprio per vestire la maglia della Juventus dove vincerà cinque Scudetti consecutivi, quattro Coppe Italia e due Supercoppe Italiane diventando il classico jolly utilissimo ad ogni allenatore. Il ragazzino semisconosciuto pescato dall'Udinese in Colombia è diventato uomo. La promessa alla mamma è stata mantenuta.

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