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Bogdan Lobont Villarreal Roma UEFA Europa League 02162017Getty Images

Prima portiere, poi consigliere di Salah: la carriera di Bogdan Lobont

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Tra i tanti paradossi che caratterizzano la carriera di portiere, quello di diventare un idolo della tifoseria senza giocare praticamente mai è probabilmente quello più clamoroso.

Il protagonista della storia di oggi si chiama BogdanLobont ed è nato il 18 gennaio 1978 in Romania, per la precisione a Hunedoara, paese di poco più di settantamila abitanti nella Transilvania occidentale.

Una regione che di per sé è abituata a storie particolari e personaggi destinati a diventare a loro modo iconici. E nella squadra della sua città il giovane Bogdan inizia il suo percorso nel mondo del calcio professionistico, cominciando nel 1995 come secondo portiere del Corvinul Hunedoara per poi diventarne titolare stagione successiva.

Un ulteriore salto verso il calcio che conta Lobont lo effettua passando al Rapid Bucarest, dove in tre stagioni vince da protagonista campionato, Coppa e Supercoppa di Romania, al punto da mettersi in mostra e venire acquistato dall’Ajax nell’estate del 2000.

L’arrivo in Eredivisie però si rivela più complicato del previsto, anche e soprattutto per via di una serie di noie fisiche che non gli permettono di competere in maniera continuativa per una maglia da titolare.

Dopo sei mesi interi in panchina, Lobont sembra finito nel più classico dei vicoli ciechi. A offrirgli una via di scampo è il suo campionato di origine.

Il ritorno in prestito in Romania viene individuato dai lancieri come la giusta cura ricostituente per far ritrovare al portiere la condizione ideale e non veder in questo modo vanificato l’esborso di oltre due milioni di euro investiti per portarlo ad Amsterdam.

L’intuizione si rivela azzeccata. Lobont torna a Bucarest sponda Dinamo, dove non soltanto ritrova piena brillantezza fisica ma vince - e da protagonista - anche il suo secondo campionato in carriera.

lobont ajaxGetty

L’Ajax fa orecchie da mercante di fronte alla richiesta della Dinamo Bucarest di lasciarlo un’altra stagione in prestito nella capitale romena e riporta il portiere ad Amsterdam.

La stagione 2002-2003 è forse la più stimolante della carriera di Lobont. Al suo secondo arrivo al centro sportivo De Toekomst, il portiere di Hunedoara si ritrova a giocarsi una maglia da titolare con il collega croato Joseph Didulica.

Tutti e due però devono guardarsi le spalle, dato che in rampa di lancio dalle giovanili dell’Ajax c’è un certo MaartenStekelenburg.

La forma smagliante che Bogdan ha ritrovato a Bucarest fa sciogliere presto i dubbi a RonaldKoeman su chi sarà il numero uno dell’Ajax.

La fiducia dell’allenatore viene pienamente ripagata e l’anno successivo con le sue parate e una bella personalità all’interno dello spogliatoio aiuta i biancorossi a conquistare la ventinovesima Eredivisie nella sua storia.

Dopo l’Ajax, dove resta in totale sei stagioni inframezzate dal semestre di Bucarest, il futuro di Lobont si veste di viola. A puntare su di lui è infatti la Fiorentina, alla ricerca di un sostituto già pronto di Sebastian Frey alle prese con un serio infortunio ad una tibia.

L’approdo a Firenze è meno brillante delle aspettative, con il portiere rumeno che chiude i suoi primi sei mesi in Toscana con 17 presenze e 19 gol subiti. La stagione 2006-2007 lo vede invece retrocedere nel ruolo di secondo, dato che nel frattempo Frey è tornato a riprendersi le chiavi della porta dell’Artemio Franchi.

Di nuovo, l’ancora di salvezza per Lobont è rappresentata dalla Romania. La Dinamo Bucarest non vede l’ora di riaccogliere il portiere e finalizza l’accordo con la Fiorentina già nella finestra di mercato invernale.

Bodgan torna nella sua capitale nel gennaio del 2007, laureandosi campione di Romania per la terza volta in carriera pochi mesi più tardi. Complessivamente la sua esperienza alla Dinamo durerà due campionati e mezzo, salutando tutti nel maggio del 2009 dopo aver totalizzato ottanta presenze.

Nel momento migliore della sua carriera, si riaffacciano problemi di natura fisica che lo costringono a uno stop forzato. L’episodio che cambia la sua carriera accade negli ultimi mesi della stagione 2008-2009, quando riporta la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro.

Il portiere, di comune accordo con lo staff medica della Dinamo Bucarest, decide di curarsi in Italia, in particolar modo a Roma presso la struttura sanitaria di eccellenza Villa Stuart, specializzata nella ricostruzione di questa piccola e delicata corda di tessuto connettivo che conferisce stabilità all’intera gamba.

Nella capitale Lobont viene accolto, per il processo lungo di recupero da questa particolare tipologia di infortunio, dalla Roma. Il portiere inizia così ad allenarsi sui campi del centro sportivo di Trigoria, sempre in comunione di intenti con la Dinamo.

Come tante storie d’amore, da un incontro casuale nasce una passione intensa e che dura a lungo. Colpita dalle doti del rumeno, il club giallorosso decide di acquistarlo dalla Dinamo Bucarest e riportarlo in Italia.

La sua prima stagione in giallorosso anche per via dell’exploit del brasiliano Julio Sergio si conclude con un paio di apparizioni in campionato - di cui una da subentrato proprio al posto del brasiliano - e una nel girone di Europa League a qualificazione ormai centrata.

L’anno successivo le cose cambiano, seppur di poco, per Lobont. Il terzo portiere riesce a rimediare un po’ più di spazio complici il calo di forma generale di Julio Sergio e i frequenti infortuni che assillano l’altro portiere brasiliano Doni. Il rumeno ex Dinamo totalizza 10 presenze divise tra campionato, Champions League e Supercoppa Italiana.

La stagione 2010-2011 si rivela molto difficile per la Roma, che esonera Ranieri a gennaio per sostituirlo con Montella senza riuscire però a invertire di troppo la rotta.

Alla fine di quella stagione i giallorossi cambieranno non solo allenatore ma anche presidenza, passando dalle mani della famiglia Sensi al gruppo di investitori americano guidato da Thomas Dibenedetto e facendo così diventare la Roma il primo club di Serie A guidato da una proprietà straniera.

E qui, se la memoria non vi inganna, dovreste ricordarvi il nome del portiere che si frappone tra Lobont e una maglia da titolare Esatto, proprio lui: MaartenStekelenburg.

L’olandese arriva in giallorosso dall’Ajax nell’estate del 2011, con l’obiettivo di difendere i pali della Roma di Luis Enrique, individuato dalla nuova proprietà americana come allenatore giusto per la “rivoluzione culturale”.

Un tentativo che andrà tutt’altro che a buon fine e che porterà lo spagnolo a salutare Trigoria alla fine del suo primo anno romanista.

Fatto sta che Lobont, con l’arrivo di Stekelenburg e il ritorno in giallorosso di Gianluca Curci, viene definitivamente relegato a terzo portiere.

Decisione che non viene cambiata nemmeno quando Luis Enrique viene sostituito da Zdenek Zeman, riportato alla Roma dopo la splendida vittoria del campionato di Serie B con il Pescara e a quasi quindici anni di distanza dalla sua prima esperienza sulla panchina romanista.

Zeman promuove infatti l’uruguaiano Mauro Goicoechea, scalzando in un solo colpo entrambi i portieri ex Ajax. La fiducia riposta dal boemo nel portiere arrivato dal Danubio non viene ripagata dalle sue prestazioni.

goicoecheaGetty

La pietra tombale sull’esperienza di Goicoechea (e di Zeman) alla Roma viene posta la sera del 1 febbraio 2013, quando trasforma un innocuo cross di Avelar in un goffo autogoal.

Al termine della partita, per Zeman arrivano l’esonero e i ringraziamenti di rito, mentre a Goicoechea viene regalato un periodo da turista retribuito a Roma per i mesi restanti della stagione. Per Lobont sembra dunque riaprirsi uno spiraglio di titolarità, dato che con l’arrivo del traghettatore Aurelio Andreazzoli e della cessione di Stekelenburg al Fulham.

Succede però l’imponderabile. L’accordo tra Roma e Fulham per il passaggio del portiere a Craven Cottage si complica nelle ore in cui l’olandese è in aereo. Stekelenburg si ritrova dunque a Londra senza conoscere quale sarà la squadra nella quale proseguirà la sua stagione.

Alla fine l’affare salta e l’ex Ajax è costretto a tornare a Roma e concludere il campionato in giallorosso. Questo porta Andreazzoli a cercare di rilanciarlo, restituendogli le chiavi della porta che Zeman aveva invece infelicemente affidato all’usurpatore uruguaiano e che ad interim era stato affidato al buon Lobont.

In tutto ciò, non trova spazio nemmeno in Coppa Italia. Eppure l’allenatore subentrato - non convinto dal rendimento di Stekelenburg e decide di affidargli il compito di difendere la porta proprio nella finale della competizione, una partita tutt’altro che scontata: il derby contro la Lazio.

La partita termina 1-0 in favore della Lazio, consegnando ai rivali cittadini una coppa diventata motivo di celebrazione rituale per la valenza che ha assunto.

Il 26 maggio 2013 è una data cerchiata di rosso per i tifosi laziali, di nero per i romanisti e di un qualche altro colore per Bogdan Lobont.

Da quel giorno in poi infatti, il portiere non giocherà mai più una partita da professionista in carriera, e non perché dopo quella sventurata finale abbia deciso di ritirarsi dal calcio. Anzi. Un mese e mezzo dopo quell’ultima gara ufficiale giocata, al portiere di Hunedoara viene offerto il rinnovo di contratto fino al 2018.

lobont romaGetty

Lobont trascorre dunque in giallorosso altre cinque stagioni senza venire mai chiamato in causa, se non in qualche amichevole estiva pre-campionato.

Di lui però vengono apprezzate le doti di uomo spogliatoio e di chioccia per i compagni di reparto e dei giovani portieri della Primavera della Roma.

Ad aver appreso qualcosa dai suoi consigli non ci sono solo i colleghi tra i pali, ma anche quelli che fanno il mestiere totalmente opposto: gli attaccanti.

"Eravamo nell’Associazione Italiana Calciatori Professionisti e tutti i giocatori avevano accesso a Wyscout. Avevamo accesso a tutta l’Italia e a mezz’ora per gli altri Paesi. Ero seduto con Salah dopo l’allenamento e a un certo punto gli ho detto: ‘Ehi Momo, perché non analizzi i portieri su Wyscout?’
“Lui mi ha chiesto se servisse un analista specializzato ma gli ho detto che avrebbe potuto farlo da solo gratuitamente avendo già l’account. Gli ho insegnato a guardare i portieri, a prestare attenzione agli errori che fanno i portieri. Mi sono seduto con lui per due settimane dopo l’allenamento, gli ho spiegato cosa sbagliano i portieri”.

Consigli che l'egiziano sembra aver ottimizzato al meglio, diventando uno dei calciatori più letali in zona goal negli ultimi anni.

Aiutare un "nemico giurato". L'ultimo (forse) paradosso della carriera policromatica di Lobont.

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