GOALQuindici goal in carriera con le maglie dei club, quattro dei quali alla vittima prediletta, ossia l'Inter: basta questo dato a descrivere il rapporto tra i nerazzurri e Albin Ekdal, centrocampista prevalentemente difensivo che, spesso e volentieri, quando ha sfidato la squadra lombarda ha acquisito una versione ultra-offensiva. La classica 'bestia nera', il giocatore che, quando lo incontri, può regalarti una bruttissima sorpresa da un momento all'altro, vestendo i panni del supereroe per la sua squadra, spesso la sfavorita nel confronto.
Un rapporto tormentato, iniziato nel pirotecnico 4-3 tra Inter e Siena nella stagione 2009/2010, con l'unica rete del campionato di Ekdal, allora di proprietà della Juventus: per fortuna di Mourinho e soci, quell'exploit non fu decisivo in negativo, e la rimonta completata dall'insospettabile Samuel fece passare sottotraccia il graffio dello svedese. Ma, se c'è un evento che lui stesso potrà raccontare ai nipotini raccolti attorno ad un camino tra qualche anno, non è certamente questo.
Il riferimento temporale è ad una domenica di settembre del 2014, il 28, nefasta per i colori nerazzurri, il personale sogno ad occhi aperti di Ekdal coincidente con un incubo di proporzioni gigantesche per una squadra molto diversa da oggi, in un limbo perenne tra una stagione fallimentare e il 'contentino' di una qualificazione europea, peraltro mai arrivata in quell'annata. Per il Cagliari l'esito finale fu addirittura quello della retrocessione, non per Ekdal che finì con l'intraprendere un'esperienza in Germania all'Amburgo.
Come detto, quella è un'Inter che non ha alcun punto di contatto con la rosa attuale: l'allenatore è Mazzarri che, nel famigerato match di San Siro, si affida al tandem d'attacco Osvaldo-Palacio e consegna la fascia da capitano a Nagatomo, a suo modo protagonista. I nerazzurri sono reduci da due successi ed altrettanti pareggi nelle prime quattro giornate di campionato, il Cagliari di Zeman invece è ancora a caccia della prima vittoria dopo il pareggio strappato all'esordio col Sassuolo e i successivi ko con Atalanta, Roma e Torino.
Il pronostico è scontato ed è tutto dalla parte dell'Inter, sostenuta dal suo pubblico e con pochi motivi per pensare ad una disfatta di proporzione epica. Invece i cattivi presagi vengono a galla dopo dieci minuti: Nagatomo e Vidic vanno sullo stesso pallone contrastandosi e permettendo a Sau di involarsi verso la porta di Handanovic, fulminato con un destro che mette a nudo tutte le fragilità del reparto difensivo.
Le cose sembrano sistemarsi al 18' con la punizione battuta a sorpresa da Palacio per Osvaldo che fa 1-1 e accentua le speranze di rimonta, immediatamente spezzate dal doppio giallo di Nagatomo che lascia nei guai la squadra di Mazzarri. Effettivamente, da quel momento, il Cagliari capitalizza al massimo la superiorità numerica e mette in mostra la parte migliore dei dettami zemaniani, fortemente improntati all'attacco ed esaltati da una situazione più che favorevole.
Nello spregiudicato 4-3-3 di Zeman può capitare di tutto, addirittura che anche un centrocampista non avvezzo al goal si trasformi in bomber e faccia un male assurdo ad una linea difensiva in bambola: quel centrocampista è proprio Ekdal che, nel giro di sedici minuti, dal 28' al 44', realizza una tripletta, ovvero il 21% delle reti messe a segno finora in una carriera senza grandi acuti.
La prima vale il momentaneo 1-2 in favore dei sardi, ed è da rapace dell'area: Dessena lascia partire un destro che trova la risposta di Handanovic, ma Andreolli e Vidic si addormentano e permettono ad Ekdal di banchettare in area di rigore, scaraventando oltre la linea di porta un pallone che aspetta soltanto di essere colpito nel modo giusto. E' l'inizio di un pomeriggio da tramandare ai posteri, solo che lo svedese ancora non lo sa.
Le proporzioni dell'impresa di San Siro iniziano ad assumere una forma concreta al 34', e il merito è dello one-man-showIbarbo: il colombiano passa in mezzo a Dodô e Juan Jesus facendo valere una forza fisica fuori dal comune, consentendosi anche il lusso di evitare l'intervento disperato di Medel che non basta per neutralizzare l'assist diretto al centro dell'area. Lì è presente ancora una volta Ekdal, completamente dimenticato e libero di piazzare la sfera sotto la traversa con un tocco piuttosto facile.
GettyLo svedese esulta con una mano davanti alla bocca e una risatina di stupore, quasi a voler sottolineare l'effetto 'wow' che lo ha letteralmente fagocitato, estraniandolo per una domenica dai compiti di lotta e sacrificio che lo hanno sempre interessato. Che l'Inter sia a pezzi dal punto di vista mentale è evidente: il carneade Vidic abbocca alla finta di Sau e lo aggancia in area, decretando il rigore per il Cagliari che ha l'opportunità ghiotta di portarsi sull'1-4, risultato impronosticabile alla vigilia.
Sul dischetto si presenta Cossu ma la sua conclusione è debole e poco angolata: Handanovic (almeno lui) fa bella figura, un lampo nel buio che da lì a poco si rivelerà il più totale. L'Inter, infatti, la spina l'ha staccata da tempo, lasciando al Cagliari il compito di fare la partita: i ragazzi di Mazzarri subiscono inermi l'ondata rossoblù, e nemmeno l'ingresso in campo di D'Ambrosio al posto del disastroso Dodô al 43' cambia le sorti di una partita già ampiamente segnata.
Anzi, le dimensioni della disfatta aumentano un minuto più tardi e sempre grazie al solito Ekdal: un calcio d'angolo dei sardi viene gestito in maniera pessima dai difensori interisti, immobili e colpiti nell'orgoglio dall'ennesimo spunto offensivo dello svedese, che si avventa su un pallone vagante e lo spedisce per la terza volta alle spalle di Handanovic. E' tripletta, il primo e unico pallone portato a casa, strumento che solitamente cerca di sradicare dai piedi degli avversari: quel giorno, invece, è appena accaduto l'imponderabile.
Il poker rossoblù è ormai un risultato irrecuperabile per l'Inter, condizionata dall'uomo in meno e dalla contestazione del pubblico, manifestata attraverso i fischi assordanti che accompagnano i nerazzurri nello spogliatoio all'intervallo. Nella ripresa il Cagliari si limita a gestire il largo vantaggio, consapevole di aver scritto una delle pagine più belle della sua storia: gli attacchi dell'Inter sono sterili e frutto per lo più di una fisiologica reazione fondata sull'orgoglio più che su un chiaro piano tattico, così al triplice fischio può partire la festa degli ospiti.
Ekdal resta in campo per l'intera durata dell'incontro, concedendosi agli applausi dello spicchio di tifosi del Cagliari presenti a San Siro: una gioia purtroppo per lui effimera, vanificata dalla retrocessione in Serie B al termine di una stagione con tre allenatori diversi in panchina e una 'promessa' d'addio accennata già ad ottobre, ad una sola settimana di distanza dal clamoroso 1-4 di San Siro.
"Albin ha un buon contratto al Cagliari - le parole dell'agente di Ekdal, Maertin Klette, riportate da 'La Gazzetta dello Sport' -, gli piace la squadra, la società e la città, ma è pronto per una nuova sfida. Non rivelo informazioni sui club interessati, ma confermo che c’era e c’è interesse. Si vedrà se ci sarà il trasferimento a gennaio o a giugno".
Per Ekdal si apriranno le porte della Bundesliga e in seguito si spalancheranno di nuovo quelle della Serie A, dapprima con la Sampdoria e poi con lo Spezia, con cui è però nuovamente retrocesso nell'ultima stagione. Nulla potrà mai cancellare quel pomeriggio tanto strano quanto bello, una mosca bianca in uno sciame fatto di sudore e contrasti.
.jpg?auto=webp&format=pjpg&width=3840&quality=60)



