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Pires gfxGetty Images

Pirès a GOAL: "Mi voleva la Juventus ma ho scelto l'Arsenal, la maglia del Milan l'ho sempre trovata bellissima"

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Un grande calciatore non è detto che diventi un grande allenatore. Ne è convinto Robert Pirès, ex centrocampista dell'Arsenal e della Nazionale francese.

In esclusiva ai microfoni di GOAL, il campione del Mondo ha espresso la sua visione sull'attualità del calcio e raccontando alcuni aneddoti relativi al suo passato, che lo ha visto clamorosamente vicino alla Serie A.

Due anni fa ha dichiarato che avrebbe voluto fare l'allenatore. E' ancora questo il suo programma o ha cambiato idea?

"I miei piani sono un po' cambiati e non voglio fare l'allenatore, Penso che sia un bellissimo lavoro, ma è molto è molto complicato e ricevi troppi pochi riconoscimenti".

Mi ha rovinato la seconda domanda. Che allenatore sarebbe stato, a questo punto, Robert Pires?

"Avrei puntato sul 4-4-2. Con Wenger ha funzionato molto bene, giocare con due attaccanti ti porta ad avere più possibilità di segnare. Tanto dipende anche dai centrocampisti, che hanno un ruolo importante e per questo devono stare sempre al meglio fisicamente".

Come ha reagito Wenger a quello schema su rigore sbagliato insieme ad Henry contro il Manchester City?"

"Era molto arrabbiato dopo quel rigore sbagliato con Titi! Ma alla fine ha reagito bene perché abbiamo vinto la partita per 1-0 e sono stato io a segnare, cosa che mi ha salvato!".

Segue ancora l'Arsenal, che cosa ne pensa del lavoro che sta facendo Arteta?

"Sì, naturalmente seguo ancora l'Arsenal, guardo tutte le partite e sono in contatto con il direttore sportivo Edù (Gaspar, ndr) e Mikel e tanti altri ex. Penso che stia facendo un ottimo lavoro. L'Arsenal ha trovato il suo DNA basato su un gioco veloce e finalizzato all’attacco. Lui chiede molto ai suoi calciatori ed è molto esigente a partire dagli allenamenti"

Le piacciono gli allenatori di nuova generazione o pensa che i grandi come Ancelotti e Mourinho abbiano ancora qualcosa da insegnare?

"Mi piace molto la nuova generazione di allenatori ed è bello vedere facce nuove in panchina, anche se non è detto che un grande calciatore diventi un grande allenatore. I grandi nomi hanno ancora cose da insegnare, soprattutto sulla gestione delle pressioni che precedono le grandi partite. E tutti ne abbiamo bisogno!"
Robert Pires: el francés nació el 29 de octubre de 1973.Getty Images

Restando in tema allenatori. Che impatto ha avuto Wenger nella sua carriera? E' vero che l'ha convinta a non firmare per il Real Madrid e a scegliere l'Arsenal?

"Wenger ha avuto una forte influenza su di me, grazie a lui e all’Arsenal ho raggiunto dei livelli molto alti. Ho sentito sempre la sua fiducia al 100% e questo per un giocatore è estremamente importante.
E’ stato stato lui a convincermi a firmare per l'Arsenal. Su di me c’erano anche Real Madrid e Juventus. Dovevo fare una scelta non proprio facile (ride, ndr).  Sapeva che avrebbe perso Overmars e che l'unico che poteva sostituirlo ero io. Così ho firmato per l'Arsenal e sono rimasto per 6 anni"

A proposito di Wenger: che ne pensa della sua proposta di un Mondiale ogni 2 anni?

"Non sono favorevole a un mondiale ogni due anni. Penso che questa sia la prima volta che non sono d'accordo con Arsène Wenger (ride, ndr). I calendari sono già sovraccarichi e rischieremmo di vedere una Coppa del Mondo molto meno spettacolare rispetto al solito"

Un giocatore di oggi che le ricorda Robert Pires?

"Un giocatore che assomiglia a me… Direi Kevin De Bruyne. Ha tutte le qualità di un grande giocatore. Mette sempre gli interessi della squadra davanti ai suoi, mi piace questa tipologia di calciatori"

Ha mai avuto la possiblità di venire a giocare in Italia? Magari raggiungendo qualche compagno di nazionale come Trezeguet…

"Sì, la Juve mi voleva nel 2000 ma alla fine ho scelto l'Arsenal. Mi sarebbe piaciuto giocare al Milan, Marcel Desailly me ne ha sempre parlato più che bene e la maglia rossonera l’ho sempre trovata bellissima!"
Robert Pires Arsenal 2001-2002Getty

Il calcio è in continua evoluzione ma allo stesso tempo sembra in crisi: l'anno scorso ci sono state molte discussioni riguardo la Super Lega. Lei che cosa ne pensa? È favorevole a un progetto del genere?

La Super League è solo per i ricchi e il calcio è uno sport popolare, tutti devono farne parte. È per questo che non mi piace l’idea. Ancora una volta, come spesso accade, è tutta una questione di soldi.

Tra le innovazioni degli ultimi anni c’è il VAR, anche se c’è ancora divisione sul suo utilizzo…

"Il VAR è una buona invenzione, soprattutto per determinare certe situazioni controverse come goal fantasmi e fuorigioco. Penso però che sia usato troppo spesso e snaturi il gioco, si perde troppo tempo. E penso anche che gli arbitri si prendano sempre meno responsabilità sapendo che c'è il video ad aiutarli"

A novembre ci saranno i Mondiali e la Francia viene dalla delusione per l'eliminazione ai rigori contro la Svizzera ad Euro2020. Pensa che la nazionale di Deschamps riuscirà a replicare il successo del 2018?

"La squadra di Didier Deschamps ha tutte le carte in regola per poter ripetere ciò che ha fatto nel 2018, perché abbiamo una squadra molto forte con grandi giocatori in grado di fare la differenza. Un po’ come è successo anche nel 1998. Ma naturalmente sarà molto complicato vincere due volte di fila la Coppa del Mondo. Rimango ottimista"
Robert Pires PSGetty/GOAL

È più forte la Francia che ha vinto il Mondiale nel 2018 o quella del 1998?

"È sempre difficile paragonare squadre di generazioni diverse, il calcio si è evoluto ma la Francia ha sempre e solo un obiettivo: vincere. Da tanti anni abbiamo molti ottimi giocatori, ma credo che la squadra del 1998 fosse più forte! (ride, ndr)"

Una curiosità: Domenech non la volle con sé perché è del segno dello Scorpione. Come ha reagito all'esclusione dai Mondiali 2006?

"Diciamo che ero un po' arrabbiato per essere stato lasciato fuori dalla squadra per una motivazione tanto futile. E’ stata una decisione difficile da da accettare, soprattutto perché pochi giorni prima con l'Arsenal avevamo perso la finale di Champions League. Quindi è stata una brutta settimana per me".

E' questo il più grande rimpianto della sua carriera?

"Ho due grandi rimpianti, il primo è non aver vinto il campionato francese con il Metz nel 1998 e il secondo è la finale di Champions League persa con l'Arsenal a Parigi contro il Barcellona nel 2006".

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