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Pierre WomeGetty Images

Pierre Wome, una carriera vissuta sul filo degli 11 metri

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Nella sua carriera ha vinto in Italia, in Germania e in Nazionale ma è ricordato soprattutto per due calci di rigore: uno, calciato nel 2000 e trasformato, che regala al Camerun la medaglia d'oro olimpica, l'altro, tirato nel 2005 e fallito, che elimina clamorosamente i Leoni indomabili dai Mondiali 2006 e rischia di costargli addirittura la vita.

Pierre Wome non si è del resto mai tirato indietro quando si è trattato di prendersi le sue responsabilità. Terzino o esterno di centrocampo mancino, in grado di disimpegnarsi anche da mediano, ruolo che interpreta in avvio di carriera, nasce a Douala, in Camerun, il 26 marzo 1979 e inizia a giocare a calcio in patria nelle fila del Canon Yaoundé. Le sue prestazioni gli fanno guadagnare ancora giovanissimo a 16 anni la maglia della Nazionale maggiore, e viene convocato per la Coppa d'Africa 1996 in Sudafrica.

Un emissario del Vicenza, Sergio Vignoni, annota il suo nome sul taccuino nell'unica gara da lui disputata nel torneo, quella persa 3-0 con il Sudafrica al Primo turno, e segnala il camerunense al tecnico biancorosso Francesco Guidolin. I veneti decidono dunque di intavolare una trattativa con il suo club per portarlo in Italia nella stagione 1996/97.

"Nel Canon di Yaounde, la squadra dove sono cresciuto, ho esordito a 15 anni, - dichiara Pierre al quotidiano 'L'Unità' - e l’anno dopo sono arrivato alla Nazionale maggiore, dopo aver giocato negli allievi e nell’under 17. Dopo la Coppa d’Africa ero stato contattato anche dalla Fiorentina, ma al Vicenza sono stati più rapidi, e così mi sono accordato con loro".

Dopo la sentenza Bosman, del resto, la Serie A guardava con interesse al calcio africano, cercando di accapparrarsi i suoi migliori talenti. Con il Vicenza di Guidolin Wome debutta nel massimo campionato 10 giorni prima di raggiungere la maggiore età nella gara contro il Cagliari al Sant'Elia il 16 marzo 1997. In quella prima stagione italiana il camerunense mette insieme 3 presenze e vince la Coppa Italia senza tuttavia mai scendere in campo nel torneo.

"Io nasco come difensore centrale o come centrocampista difensivo. - dice all'Unità - E infatti il mio modello è Marcel Desailly. In realtà in Nazionale mi hanno impiegato anche come centrocampista di sinistra e ora Guidolin mi vede in una posizione più avanzata, in mezzo al campo. Io mi adatto, faccio quello che mi chiede il tecnico, perché sarebbe stupido impuntarsi. Alla mia età si può tranquillamente cambiare, soprattutto se trovi un allenatore che riesce a tirar fuori il meglio di te spostandoti in un’altra zona del campo".

Nel 1997/98 il Vicenza lo gira in prestito in Serie B alla Lucchese. La stagione in Serie B con i toscani di mister Gigi De Canio è quella dell'esplosione di Wome, che colleziona 24 presenze e 2 reti e si guadagna la convocazione ai Mondiali di Francia '98 con la sua Nazionale. Il camerunense è uno dei due giocatori, assieme ad Aldo Olivieri, portiere dell’Italia campione del mondo nel 1938, ad aver preso parte ad un mondiale da giocatore rossonero.

Pierre WomeGetty Images

Giocatore solido ed efficace, che lascia poco all'estetica, Wome si dimostra abile sui calci piazzati e nei calci di rigore, oltre ad avere una rimessa laterale a lunga gittata. Le sue prestazioni e le qualità fisiche e balistiche inducono Zdenek Zeman nell'estate del 1998, dopo i Campionati del Mondo, a chiedere al presidente Franco Sensi di portarlo nella capitale. La Roma investe così 3 miliardi per acquistarlo dal Vicenza, proprietario del cartellino. il giocatore camerunense è la grande opportunità di sfondare con una big, ma alla prova dei fatti si rivela acerbo dal punto di vista tattico.

Alcune prestazioni sottotono inducono il tecnico boemo a relegarlo in panchina. La sua gara migliore è il Derby d'andata contro la Lazio il 29 novembre 1998, in cui serve a Totti l'assist per il definitivo 3-3. Mette insieme in tutto 8 presenze in Serie A e altre 9 presenze fra Coppa Italia (4) e Coppa UEFA (5), chiudendo l'annata nella capitale con 17 apparizioni totali senza goal.

Nel 1999 è ceduto così al Bologna, e in rossoblù Wome, pur non essendo un titolare inamovibile, trova spazio e una certa continuità di rendimento, oltre ad una certa serenità. In tre stagioni sotto le Due Torri totalizza 56 presenze e 3 goal in tutte le competizioni (47 con 3 reti in Serie A). Nel 2000 l'esterno sinistro conquista con la Nazionale la sua prima Coppa d'Africa, e, pochi mesi dopo, la medaglia d'oro olimpica a Sydney. I Leoni indomabili, trascinati da un super Mboma, eliminano ai quarti il Brasile ai supplementari e in semifinale il Cile del fuoriquota Ivan Zamorano.

La finale è contro la Spagna di Xavi, Capdevila, Puyol e Tamudo, che schiera il milanista José Mari come fuoriquota. Sotto di 2 goal, gli africani trovano la forza nella ripresa di rimontare i quotati avversari. Prima un autogoal di Amaya, poi una rete di Samuel Eto'o, riaprono i giochi. Nei supplementari il risultato non cambia e il torneo si decide ai calci di rigore. Wome, che ha giocato da titolare tutta la partita, è designato come ultimo rigorista dopo Eto'o. Dagli undici metri sono tutti molto precisi tranne Amaya, che fallisce il terzo penalty per le Furie Rosse.

Nel Camerun Lauren trasforma il 4° penalty e, dopo la rete di Albelda per gli iberici, Wome ha sul dischetto la palla più pesante della partita. Aranzubia, il portiere spagnolo, si aspetta l'esecuzione di potenza a incrociare e si tuffa sulla sua sinistra, il giocatore del Bologna invece, presa una lunga rincorsa, apre il piattone mancino e lo spiazza, insaccando alla sua destra. Il Camerun vince 5-3 ai rigori e si laurea Campione Olimpico, con Wome celebrato da stampa e tifosi come l'uomo del trionfo.

Pierre WomeGetty

Dopo il triennio di Bologna, Wome tenta l'avventura in Premier League con il Fulham. Trascorsa una sola stagione a Londra (19 presenze totali e un goal) passa in forza all'Espanyol nella Liga spagnola (26 presenze e una rete). Tutte esperienze che arricchiscono il bagaglio del giocatore di Douala, che intanto nel 2002 con i Leoni indomabili vince anche la sua seconda Coppa d'Africa. 

Tornato in Italia, è ingaggiato dal Brescia ma le cose non vanno per il meglio. A livello personale la stagione è discreta con 16 presenze e 3 reti (fra cui una molto bella a San Siro contro il Milan a poche giornate dalla fine del torneo) ma i lombardi retrocedono in Serie B. La nuova grande occasione arriva l'anno successivo, con il passaggio all'Inter di Mancini nell'estate 2005.

In Nazionale il grande obiettivo è la qualificazione ai Mondiali 2006, ma il Camerun è inserito in un girone di ferro, per nulla semplice da superare. Il raggruppamento dei Leoni indomabili vede infatti oltre alle mediocri Sudan, Benin e Libia, altre due big del Continente nero come l'Egitto e la Costa d’Avorio, con una sola squadra promossa alla fase finale. La situazione di classifica alla vigilia dell'ultimo turno di gare vede il Camerun in vetta con 20 punti, la Costa d’Avorio al secondo posto a 19 e l’Egitto, ormai eliminato aritmeticamente, terzo a quota 16.

Il calendario propone a Yaoundé, la capitale del Camerun, la sfida fra i Leoni indomabili e l'Egitto, mentre Gli Elefanti sono impegnati in trasferta contro il Sudan. Sulla carta il destino del gruppo appare segnato, ma l'8 settembre 2005 accade l'impensabile. I Faraoni giocano la partita alla morte, e i camerunensi, Wome compreso, iniziano ad innervosirsi non poco. La gara non si sblocca, mentre in Sudan la Costa d'Avorio sta vincendo agevolmente. Al 20' arriva tuttavia il vantaggio dei padroni di casa con Douala, e al Camerun basterebbe difendere il risultato. Ma ad 11 minuti dal 90' si materializza l'incubo per Wome e compagni. L'Egitto, che stava spingendo in attacco, trova il pari con Shawky.

Visto che la Costa d'Avorio vince 3-0 in Sudan, serve un altro goal ai Leoni indomabili per qualificarsi, ma il tempo a disposizione scarseggia. Il Camerun inizia a buttare con insistenza palloni nell'area dei Faraoni, ma questi ultimi si difendono con ordine fino al 93', quando l'arbitro maliano Coulibaly indica il dischetto per un fallo nell'area di rigore dell'Egitto. I nordafricani, furiosi, protestano, mentre per i camerunensi arriva il match ball per le qualificazioni. È un rigore pesantissimo, tanto che fra proteste e discussioni scorrono via altri 2 minuti. Al 95' finalmente il rigore può essere calciato.

A prendere il pallone è Samuel Eto'o, il bomber della squadra e il giocatore più rappresentativo, che milita nel Barcellona. Ma quando sta per sistemarsi la sfera sul dischetto vede arrivare alle sue spalle proprio lui, Pierre Wome, l'eroe di Sydnei, che gli chiede di calciare il rigore. Eto'o ha un attimo di esitazione, poi si convince a cedere la trasformazione al suo compagno di squadra. 

“Mi ha chiesto di voler battere lui - rivelerà l'attaccante qualche settimana più tardi - era sicuro di fare goal, determinato, così gli ho lasciato la battuta".

Wome, preso il pallone, lo sistema dunque con cura sul dischetto ed è convinto di ripetere l'esecuzione che costò cara alla Spagna 5 anni prima. Prende la solita lunga rincorsa ma qualcosa non va per il verso giusto. El Hadary, il portiere dell'Egitto, resta in piedi fino all'ultimo, Wome, in un terreno non certo perfetto, colpisce forte ma non impatta benissimo il pallone, angola troppo la conclusione e colpisce il palo. È il dramma.

Pierre Wome of Cameroon, Jay-Jay Okocha of NigeriaGetty

Disperato, il giocatore del Camerun si porta le mani in testa, viceversa in Sudan la Costa d'Avorio può festeggiare la qualificazione ai Mondiali. In un batter di ciglia da eroe di Sydney 2000 il terzino dell'Inter era diventato, agli occhi dei tifosi, il principale responsabile di un'amara eliminazione.  

"Ora dobbiamo accettare quello che è successo, - dice Eto'o, prendendosi la responsabilità di parlare con il suo Paese - nel calcio sono cose che a volte accadono. Certo è frustrante aver avuto tutte le possibilità nelle tue mani e averle buttate via negli ultimi minuti. Ora sono solo molto triste. Per il Camerun, per i miei compagni e per me stesso".

Wome pagherà il suo peccato di ubris con un periodo di vero inferno. Due giorni dopo la gara con l'Egitto la casa della sua famiglia è depredata e saccheggiata da dei malvimenti, il negozio della sua fidanzata viene messo a soqquadro e la sua automobile è distrutta a colpi di bastone.

Come se ciò non bastasse, il calciatore riceve telefonate anonime, che lo minacciano di morte se non lascerà per sempre il Camerun portandosi dietro anche i suoi familiari. Il governo teme che il giocatore sia realmente in pericolo e dopo che alcuni loschi figuri vengono visti aggirarsi con fare sospetto nei luoghi frequentati dal calciatore dell'Inter,  Per sfuggire all'ira dei tifosi, che lo accusano di aver tradito il suo popolo e la nazionae, alcuni agenti del Ministero della difesa lo caricano su un volo di Stato. L'aereo fa scalo a Parigi e raggiunge Milano. Il giocatore viaggia da solo, riflettendo a lungo sull'accaduto. 

In nerazzurro Wome si lascia alle spalle le delusioni delle qualificazioni mondiali, anche se non riesce a scendere in campo con continuità, facendo di fatto la riserva di Favalli. Totalizza comunque 26 presenze complessive e gioca per la prima volta la Champions League, vincendo Scudetto (assegnato dopo Calciopoli), Coppa Italia e Supercoppa Italiana. 

La successiva esperienza lo vede protagonista in Germania con il Werder Brema e la prima stagione si rivela molto positiva (42 presenze totali e 2 reti). Il camerunense mette in bacheca infatti una Coppa di Lega tedesca. Il secondo anno invece non scende mai in campo, preludio all'addio e all'approdo al Colonia nel 2008. Il camerunense disputa altre 2 stagioni in terra tedesca (34 gare complessivamente disputate) prima di spendere gli ultimi anni della sua carriera fra Gabon (Sapins), Camerun (Canon Yaoundé e UMS de Loum) e infine nelle serie minori della Francia (Chambly e Roye-Noyon), Paese in cui decide di appendere gli scarpini al chiodo all'età di 35 anni.

L'avventura in Nazionale si chiude invece nel 2013 dopo 70 presenze e un goal. Tornato nel suo Paese, Wome fa finalmente pace con quella parte di tifoseria che non gli aveva mai perdonato l'errore dagli 11 metri del 2005 e per il quale aveva vissuto un decennio molto difficile e tormentato. Ritrovata la serenità, nel 2017 ha accettato l'incarico di direttore sportivo del Canon Yaoundé, prima di diventare presidente del club. Il futuro lo vede ancora come dirigente, dopo una carriera da calciatore ultraventennale segnata da 2 calci di rigore.

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