Se la Juventus viene spesso chiamata Zebra e il Milan Diavolo durante le cronache e le conversazione dei tifosi, in giro per l'Italia difficilmente il Napoli viene chiamato con il suo simbolo, ovvero Asino, o Ciuccio. Qualcosa di particolare, che porta comunque gli azzurri ad essere largamente affezionati al proprio animale guida.
La storia del Napoli come 'asino' non riporta a colori come nel caso della Juventus o del Milan, ma è in parte simile alla storia dell'Inter, che ha come animale un biscione in virtù del legame con la città di Milano. Il modo in cui il team campano è diventato 'ciuccio' è però più particolare.
Inizialmente il Napoli aveva come animale il cavallo, animale nobile simbolo del Regno di Napoli. Logo blu, con le lettere A, C e N, ovvero Associazione Calcio Napoli, al suo interno, in oro. Era però un periodo difficile per gli azzurri, al loro primo campionato di prima divisione, nel 1926.
L'ASINO DI FECHELLA: LA NASCITA DEL NAPOLI CIUCCIO
Un solo pareggio contro il Cagliari e tante sconfitte. Più che un cavallo, sembrava un asino stanco. Nel centro storico di Napoli cominciò la leggende del ciuccio: un tifoso, narra la leggenda, evidenziò come la squadra partenopea in grande difficoltà sembrasse "l'asino di Fechella: trentatré piaghe e la coda marcia".
Chi era Fechella? Un ambulante che girava per Napoli con un carretto trainato da un povero asino, stanco e malandato, che dopo pochi passi si accasciava, fecchio e sfinito dal lavoro forzato. I tifosi cominciarono a chiamare sempre più spesso il team campano come asino per questo motivo: lo udì in quel bar anche un giornalista, Felice Scandone, tra l'altro ex giocatore del club. Lo riportò dunque nel Corriere del Mezzogiorno, rendendolo virale.
Nel triennio successivo il simbolo del Napoli divenne sempre più l'asino, il ciuccio, tanto che nel 1930, dopo un Napoli-Juventus 2-2 (risultato ottenuto in rimonta dagli azzurri) venne fatto sfilare proprio l'animale. Da presa in giro a portafortuna:


