E' nato nel 2006 in ambito sportivo, precisamente football statunitense, ma il gesto dell'inginocchiarsi prima delle gare si è espanso in tutto il mondo nel 2020 con il calcio. Nell'ultimo biennio, infatti, il genoflettersi a pochi secondi dal fischio d'inizio è routine.
Dopo la triste scomparsa di George Floyd, il gesto ha ottenuto un risalto internazionale, tanto da generare polemiche in entrambi i casi, sia in caso di inginocchiamento, sia, soprattutto in caso di mancato ginocchio sul terreno e scelta in tal senso.
CALCIATORI IN GINOCCHIO, IL MOTIVO
Si tratta di un gesto contro il razzismo, il Taking the knee originato da Colin Kaepernick, giocatore di football americano che per primo l ha fatto nel 2016 per protestare contro abusi ed ingiustizie subite dalla comunità afroamericana negli Stati Uniti.
Inginocchiarsi per rendere omaggio alle persone colpite e allo stesso modo un modo per dire che tutti possono avere difficoltà come loro, essere colpiti ingiustamente all'improvviso rischiando grossi guai sul piano personale e fisico. Oltre alla posa classica, ognuno sceglie come mettersi: alzando un braccio, ad esempio, o volgendo lo sguardo sul terreno di gioco.
I PROBLEMI
Il gesto dell'inginocchiarsi prima delle gare non è ben visto ovunque. FIFA, UEFA e le altre federazioni aprono spesso fascicoli e indagini dopo fischi e insulti ai giocatori che si inginocchiano negli stadi nuovamente colmi di persone dopo l'iniziale svuotamento degli stessi causa coronavirus.


