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Paul Scholes, genio silenzioso: il 'ragazzo con l'asma' diventato leggenda

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Nella storia del calcio inglese può tranquillamente ritagliarsi un posto nei piani più alti: un giocatore capace di sconfiggere il pesante gap fisico che madre natura gli aveva affibbiato in tenera età, per poi diventare una vera e propria leggenda di questo sport. Quella di Paul Scholes è una storia di volontà, resilienza e caparbietà, contornata da un talento infinito coltivato giorno dopo giorno con il duro lavoro.

Il calcio nelle vene sin da bambino, nonostante una patologia che mal si sposa con uno sport fatto di corsa e fiato: Paul soffre d'asma e le parole dei medici pesano come un macigno: "Non diventerà mai un calciatore".

Eppure quel ragazzino gracile, asmatico e lento sarebbe diventato uno dei più forti giocatori nella storia del Manchester United e dell'Inghilterra. Il talento di Salford non rinuncia al suo sogno e a 14 anni riesce a farsi notare dall'Academy dei Red Devils, dove accelera i tempi della propria crescita fino alla chiamata di Sir Alex Ferguson, che nel 1994 lo manda in campo per la prima volta contro il Port Vale in una partita di Coppa di Lega. E' il debutto di un predestinato: Scholes segna addirittura una doppietta, affacciandosi nel migliore dei modi nel calcio dei grandi.

Paul Scholes Sir Alex Ferguson Manchester UnitedGetty

Un primo traguardo impensabile per quel ragazzino asmatico che nessuno vedeva come atleta, tantomeno come calciatore. Emblematiche le parole di Gary Neville, altra bandiera dello United, nel descrivere l'ex compagno:

"Se mi avessero chiesto quale sarebbe stato il futuro di Scholes, avrei detto: come può essere un giocatore da Manchester United?. Era così piccolo, così leggero. Non aveva grande energia. Non aveva forza. Lo si poteva buttare giù facilmente perché era davvero leggero. Aveva l’asma. Non poteva davvero correre molto. Non è mai stato veloce, e non ti avrebbe mai battuto per il ritmo. Guardavi gli altri giocatori e pensavi che Scholes non aveva le qualità fisiche per fare il calciatore . Anche nelle giovanili non ha giocato molte partite. Anzi, neppure era considerato. Nel primo anno, nel 1992, non era sceso in campo manco una volta".

Per 19 anni non svestirà più la maglia del Manchester United, diventando ben presto uno dei migliori interpreti del ruolo in Europa e della sua generazione. Centrocampista 'box to box', capace di abbinare filtro difensivo a perfette geometrie in fase di impostazione, ma soprattutto dotato di un tiro dalla distanza fuori dal comune.

Arrivano così 11 Premier League, 2 Champions League, 7 Charity Shield, una Coppa Intercontinentale e un Mondiale per Club. I riconoscimenti più significativi sono però quelli derivanti dalle parole degli avversari.

Un 'mostro sacro' come Zidane ne fu letteralmente stregato: "Volete sapere cosa si prova ad essere il più forte centrocampista del mondo? Ma non dovete chiederlo a me, chiedetelo a Paul Scholes".

"Fosse stato spagnolo, sarebbe stato molto più considerato. Parliamo del miglior centrocampista degli ultimi 20 anni, sicuramente il più completo" , confessò invece Xavi, altro meraviglioso interprete del ruolo di regista nel Barcellona degli 'alieni'.

Un leader silenzioso, capace di guidare un gruppo di campioni semplicemente con i tempi di chi il calcio ce l'ha dentro: 152 goal e 73 assist in 709 gettoni ne fanno anche uno dei più prolifici mediani di sempre.

Paul Scholes, Phil Neville, Nicky Butt, Ryan Giggs, David Beckham, Gary Neville 'Class of 1992'Getty Images

Il 15 giugno 2011 la decisione di dire basta con il calcio lascia perplesso Sir Alex Ferguson, che decide di richiamarlo all'opera qualche mese più tardi tra lo stupore di tutti.

"Come mai i 'Red Devils' devono richiamare un vecchietto a giocare? Può succedere se quel vecchietto è il più forte centrocampista inglese degli ultimi 20 anni" , spiegherà il tecnico scozzese senza battere ciglio.

La stagione successiva decide di appendere definitivamente le scarpe al chiodo, sigillando una carriera colorata solo a tinte 'Red Devils', anche a costo di rifiutare chiamate prestigiose. Come quella dell' Inter, svelata dal diretto interessato a distanza di 20 anni:

"Una volta però ricevetti la telefonata di un agente, era il vecchio agente di Bryan Robson. Mi chiamò mentre io ero ad Euro 2000 per chiedermi se fossi interessato ad andare all'Inter, ma questa è la sola e unica chiamata che ho mai avuto. Non c'è mai stato il bisogno di pensare al Barcellona, al Real Madrid o al Milan perché mi trovavo già nel più grande club al mondo. Ma se avessi dovuto lasciare lo United lo avrei fatto solo per il Barcellona o il Milan".

Oggi Scholes è proprietario del Salford City, club che milita in League Two (la quarta divisione inglese) e che è gestito da diversi ex Manchester United. In passato ha avuto anche una breve parentesi anche da allenatore. Lontano dai riflettori, sotto traccia. Come all'inizio della sua carriera, quando era solo un gracile ragazzino asmatico. Che oggi è diventato leggenda.

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