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Gollini Aston VillaGetty Images

Il passato inglese di Gollini: tra Manchester United e Aston Villa

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Un grande, salto, a 16 anni. Dalla provincia di Ferrara al Manchester United, passando per la Fiorentina per un paio d'anni. La carriera di Pierluigi Gollini è iniziata così, nelle giovanili dei Red Devils, insieme a Pogba, Lingard e altri giocatori che sono diventati grandi, come lui. Da Carrington alla Champions League con l'Atalanta. L'Italia come riferimento e punto di arrivo, specie quando si parla di azzurro, e l'Inghilterra come punto di partenza, dove ha fatto nuovamente capolino fimando col Tottenham.

Il classe 1995 ha fatto parte dell'Academy dei Red Devils per due anni, dal 2012 al 2014, collezionando alcune presenze tra Youth League e campionati Under. Non è mai riuscito ad avvicinarsi alla prima squadra, tanto che il suo esordio assoluto da professionista lo ha comunque fatto in Serie A con il Verona, la prima squadra in Italia a credere in lui. Per andare oltremanica aveva lasciato la Fiorentina. Aveva scoperto dell'interesse dello United grazie a un bigliettino, durante una cena con i suoi, come ha raccontato a 'Cronache di Spogliatoio'.

"Mi chiamarono i miei genitori dicendomi: 'Veniamo a trovarti a Firenze, andiamo a cena'. A un certo punto mio padre ha tirato fuori un biglietto da visita dello United e lì ho capito. Era qualche mese che mi chiedeva se me la sentissi di andare all’estero, scherzandoci sopra”.

Due anni di esperienza, in mensa insieme a Giggs, Ferdinand e altri pezzi di storia del calcio. Un'esperienza che ha segnato la carriera di Gollini - "Mi ha aiutato, sono diventato uomo prima del tempo", ha dichiarato alla 'Gazzetta dello Sport' - tanto che nel 2016 ha accettato la proposta dell'Aston Villa, un club nobile, retrocesso in seconda divisione e alla ricerca di una promozione immediata. L'esperienza è durata soltanto 6 mesi, perché a gennaio è arrivata un'altra chiamata irrinunciabile, da Bergamo, da quell'Atalanta di cui è diventato titolare indiscusso, quantomeno sino alla scorsa stagione.

Prima il dualismo con Sportiello, ora l'approdo a Bergamo di Musso. Il suo ciclo in nerazzurro si è concluso col ritorno in Inghilterra, al Tottenham.

Anche all'Aston Villa, inizialmente, aveva conquistato i gradi da titolare. Almeno fino a dicembre, quando l'allenatore Steve Bruce gli preferì l'esperto Bunn. In 20 presenze, il bilancio complessivo è stato di soli 17 goal subiti e 6 clean sheet. Numeri pregiati per la Championship, campionato in cui c'è molta intensità e il portiere vive molto sotto pressione. Mezza stagione che fu come la chiusura di un cerchio, iniziato con l'approdo in Inghilterra da giovane e concluso da titolare, anche se con un'altra maglia.

Oggi il 'Rapper coi Guanti', come si autodefinisce nel suo primo singolo hip-hop, di cerchio ne ha chiuso un altro. Quello della Champions League, una competizione che sognava guardando le leggende del suo United quando era solo un giovane a Carrington, e in cui ora è protagonista.

A Bergamo aveva trovato la sua dimensione, lo spazio che si meritava, dopo tanta panchina una maglia da titolare indiscusso. E anche uno studio di registrazione, il 'OneTake Studio', in cui inseguire l'altro sogno che sta realizzando nel mondo della musica col nome d'arte di 'Gollorius' (ricalcando Notorious B.I.G.). Il ricavato del singolo è stato destinato alla ristrutturazione dei campetti di Poggio Renatico, provincia di Ferrara, dove ha iniziato a giocare. E da dove tutto è iniziato. Sogno United compreso.

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