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Parigini a GOAL: "Io con Fabregas in squadra: ancora non ci credo, è bello viverlo"

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Al 61' Italia e Irlanda sono ancora ferme sullo 0-0 al Romeo Menti: è una partita importante, va conquistato un primo pass per avvicinarsi agli Europei Under 21. Ma è 0-0: una gara difficile. Luigi Di Biagio si gira verso la panchina e opera un cambio: fuori Alberto Cerri, dentro Vittorio Parigini. Dieci minuti dopo viene espulso Federico Bernardeschi, ma non importa: il match, quel 13 ottobre del 2015, è già stato deciso.

"In quella partita lì ero con i '94, sono subentrato ad Alberto Cerri, un mio compagno. Sono entrato e subito ho segnato Un ricordo che mi porterò dietro".

E' andata proprio così, in effetti: assist di Bernardeschi, goal di Vittorio Parigini, per l'1-0 finale. In un periodo in cui la sua carriera aveva già vissuto diversi colpi di scena. Lui: cresciuto nel Torino, poi mandato in prestito in Serie B alla Juve Stabia e al Perugia.

Oggi Vittorio Parigini è una persona diversa: "Anche se ho già 27 anni", spiega sorridendo. "Solo 27 anni", precisiamo noi, mentre racconta il suo momento aB Italian, il format sulla Serie BKT in onda ogni lunedì sul canale Twitch di GOAL Italia.

Al Como ha ritrovato continuità, dopo stagioni complesse: è arrivato nell'estate del 2021, in prestito dal Genoa, con conseguente rinnovo dell'accordo anche per la stagione in corso. E pochi mesi fa ha ritrovato quel Moreno Longo che lo ha lanciato nelle giovanili del Torino.

"L'ho avuto agli Allievi Nazionali, poi in Primavera da sotto età: se sono quello che sono lo devo anche a lui, perché è stato lui a 17 anni a darmi l'opportunità di andare a fare la prima esperienza fuori, perché avrei dovuto fare ancora due anni di Primavera. Se non fosse stato per lui che mi ha mandato a giocare forse non sarei qui adesso, o avrei fatto una carriera diversa. Sono felicissimo di averlo ritrovato perché ho seguito il suo percorso da allenatore: ha vinto dei campionati! Per me è sempre stato un allenatore di grande competenza. Ci siamo trovati cambiati".

Ma la sua carriera, a un certo punto, come spiega anche Parigini, avrebbe potuto offrire altro: non importa, conta il percorso, in certi casi.

"Quando ho esordito io in Primavera potevo avere la possibilità anche di debuttare in prima squadra nel Torino: se non è successo la colpa la do anche a me che quand'ero giovane non ero un ragazzo facile da gestire e se non sono arrivato subito le colpe sono solo mie. Se avessi la testa di adesso sarei arrivato molto prima: i giovani forti credo che debbano avere la possibilità di giocare nelle prime squadre. Se ci sono i talenti bisogna farli giocare".

Anche se poi nel settembre del 2018 arriva l'esordio in Serie A con la maglia del Torino, subentrando a Berenguer, in un periodo in cui è stato aiutato da un altro elemento che ha ritrovato a Como. Daniele Baselli.

"A Torino sono stato molto aiutato da Baselli: siamo molto amici perché quando sono arrivato sentivo tanto la pressione perché sono nato e cresciuto a Torino e nel Torino. Mi faceva sentire come un suo piccolo fratellino: a lui devo l'importanza di quell'anno e lo ringrazierò sempre".

Oggi c'è il Como, nel suo percorso: una società tra le più ambiziose in Italia, che dopo un avvio di stagione complicato si è rialzata anche in classifica. L'obiettivo è la salvezza, per adesso.

"Come ho sempre detto ringrazierò sempre il Como per avermi dato la possibilità di rimettermi in gioco dopo un periodo un po' brutto. Per me il Como è casa: quello che succederà da qui alla fine della stagione non lo so, ma sicuramente cercherò di dare il massimo per questa società. Spero che anche il Como sia felice e che in futuro possiamo sederci a tavolino e parlarne. Adesso penso solo alla salvezza.Se pensi che il Como in un anno e mezzo ha costruito il centro sportivo in cui siamo tutt'ora capisci l'importanza di una società: ti mette a disposizione tutto, non ti fa mancare nulla. Quindi le basi ci sono: questo è un anno particolare. Non ci aspettavamo di partire così in basso, ma piano piano stiamo scalando le classifiche. Il Como può ambire a qualcosa in più".

E al Como Parigini ha la possibilità di confrontarsi quotidianamente con Cesc Fabregas: uno che sia Vittorio, che Marco Amelia talent di B Italian (con cui Parigini ha giocato nel Perugia), conoscono bene.

"Sono stato fortunato: due campioni del Mondo, Marco Amelia al Perugia e adesso ho Cesc, che conosciamo tutti. Persona fantastica, umile, mi ricorda Marco. Aiuta i giovani, noi in campo: una persona molto disponibile. A volte faccio fatica a crederci: faccio fatica a credere che ho al fianco, o nello spogliatoio, una persona come Cesc Fabregas. Che poi è una persona normalissima, tranquilla, ride e scherza. Non è il classico campione che fa il "fenomeno": un ragazzo come noi, umile, che ti aiuta. Ti prende in giro, ti fa le battute: è bello viverlo".
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