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Dribbling e goal nel Catania tutto argentino: i primi anni italiani del 'Papu' Gomez

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Quando nel Luglio del 2010 il Catania annunciò l’acquisto di Alejandro Gomez dal San Lorenzo, l’associazione con la hit di quell’estate, l’Alejandro di Shakira, scattò in automatico. Del resto, di quel 22enne nato a Buenos Aires si sapeva ancora poco, nonostante avesse già messo insieme più di 100 presenze e 20 goal in Primera Divisiòn argentina e conquistato il Mondiale Under 20 tre anni prima in una formazione che poteva contare, tra gli altri, anche su Sergio Aguero, Angel Di Maria e Mauro Zarate.

Si parlava molto bene di quel piccoletto, alto appena 1 metro e 65 centimetri e da sempre soprannominato ‘Papu’, diminutivo di quel ‘Papuchi’ col quale lo chiamava affettuosamente la mamma.

Il Catania, chiamato a vivere la sua quinta stagione consecutiva in Serie A, ha appena visto partire Sinisa Mihajlovic - passato alla Fiorentina - e ha chiamato a sostituirlo Marco Giampaolo, fermo da quasi un anno dopo l’esonero rimediato a Siena.

Oltre a quella di Mihajlovic, durante quell’estate il Catania aveva registrato anche la partenza del ‘Malaka’ Martinez, considerato la stella della squadra e passato alla Juventus per 12 milioni di euro. A disposizione di Giampaolo, però, rimanevano ancora Maxi Lopez e Peppe Mascara ad impreziosire un organico di tutto rispetto.

Il primo impatto di ‘Papu’ Gomez col grande calcio arriva il 18 settembre: Giampaolo lo porta per la prima volta in panchina alla terza giornata, quando il Catania è ospite del Milan a San Siro. L’argentino osserva dalla panchina il goal capolavoro di Ciro Capuano ed il pareggio di Pippo Inzaghi che fissano il punteggio sull’1-1. Pur rimanendo a guardare per tutti i 90 minuti, quella per il ‘Papu’ rimarrà una serata magica.

L’esordio, per di più da titolare, arriva quattro giorni dopo: mercoledì 22 settembre al “Massimino” arriva il Cesena che i rossazzurri battono per 2-0. Per Gomez sarà la prima di 111 gare con addosso la maglia del Catania. Ottenuta la prima presenza, passa meno di un mese per festeggiare il primo goal, ancora una volta al ‘Massimino’. A Catania arriva il Napoli di Mazzarri che chiuderà la stagione al 3° posto ed è il ‘Matador’ Cavani a gelare il Massimino al minuto 39. A metà ripresa, però, Gomez si avventa su un cross da sinistra di Ricchiuti e trova la deviazione vincente che non lascia scampo a De Sanctis e fissa il risultato sull’1-1 definitivo. La sua esultanza è scatenata e condivisa con i sei argentini in maglia rossazzurra che in quel momento condividono il campo con lui. Sulle spalle del ‘Papu’ c’è la maglia numero 17 e non la 10 che Gomez avrebbe desiderato in omaggio al suo idolo Alessandro Del Piero. Al Catania, però, la 10 era occupata dal ‘Pitu’ Barrientos che, seppur ancora ai margini della squadra, non aveva mollato il numero più ambito da ogni argentino.

Quel Catania, però, nonostante l’estrema qualità di cui disponeva, inizia a zoppicare, facendo fatica a trovare la via del goal con continuità. Nel primo incontro-scontro con la Juve di Del Piero, Gomez non ha la soddisfazione di sfidare il capitano bianconero: Giampaolo richiama il ‘Papu’ in panchina al minuto 71, Del Piero entra in campo dieci minuti dopo. Dopo aver fatto goal al Napoli, Gomez si toglie la soddisfazione di segnare anche all’Inter: è l’ultima gara del girone d’andata e una sua bordata da posizione ravvicinata porta in vantaggio i padroni di casa. Sarà la doppietta di un altro argentino, Cambiasso, a rendere vana quella marcatura.

Dalla finestra di mercato di gennaio del 2011, però, quel Catania esce rivoluzionato: Mascara si trasferisce al Napoli e Giampaolo viene esonerato. Sulla panchina etnea arriva - neanche a dirlo - un argentino: è il ‘Cholo’ Simeone che con Gomez aveva condiviso proprio l’avventura al San Lorenzo.

Avventura controversa, quella, per il ‘Papu’ che, seppur capace di incantare in campo, non era mai stato apprezzato al cento per cento dai suoi tifosi, che lo accusavano di fare il tifo per l’Independiente. Proprio in una sfida contro l’Independiente, poi, il ‘Papu’ aveva rimediato il cartellino rosso e i suoi stessi tifosi avevano addirittura applaudito la scelta dell’arbitro. “Non ci posso credere!”, ripeteva il lacrime il ‘Papu’, consolato proprio da Diego Simeone che, come di consueto, si era schierato a spada tratta dalla parte del suo giocatore.

A Catania, insieme a Simeone, arrivano anche Lodi, Schelotto e Bergessio, un tris di acquisti perfettamente riuscito che permette al club etneo di chiudere la stagione al 13° posto. Gomez farà in tempo a realizzare altri due goal.

Il terzo della sua stagione arriva proprio di fronte a Del Piero: all’Olimpico di Torino il numero 10 della Juventus aveva siglato una doppietta, permettendo ai bianconeri di chiudere il primo tempo in vantaggio per 2-0. Nel finale, però, proprio un goal del ‘Papu’ riapre la gara, pareggiata poi da Francesco Lodi con una punizione capolavoro al minuto 95.

L’ultima perla della stagione, invece, è di rara bellezza ed arriva proprio all’ultimo respiro nella penultima giornata di campionato contro la Roma: è la rete che sancisce il 2-1 definitivo e che arriva pochi giorni dopo una giornata indimenticabile per Gomez. La domenica precedente, infatti, il Catania aveva conquistato la matematica permanenza in Serie A andando a vincere sul campo del Brescia e, complice la sconfitta della Sampdoria contro il Genoa, aveva avuto l’opportunità di festeggiare la salvezza in aereo proprio al fischio finale del derby della Lanterna.

Quella sera, però, i festeggiamenti proseguirono anche a Catania e ad avere la peggio fu… la Porsche di Alejandro Gomez.

"Maxi Lopez amava i bolidi e mi fece comprare una Porsche - raccontò anni dopo in Argentina - Fu l'errore più grande della mia vita. Dopo aver battuto il Brescia e conquistato la salvezza, non appena arrivati a Catania siamo andati a festeggiare la salvezza andando a giocare a bowling con indosso ancora la tuta del club. Ma dopo aver bevuto due o tre drink, decisi di tornare a casa non essendo al massimo. Ho preso la Porsche che avevo acquistato appena tre mesi prima ma non appena sono uscito, alla prima curva sono uscito fuori strada e ho distrutto la Porsche. Fortunatamente non mi sono fatto nulla, ho chiamato Mariano Izco che mi ha portato a casa. Quando è arrivato sul luogo dell'incidente gli ho dato un abbraccio come se fosse mio padre".

"Da allora non guida più auto sportive, ma solo utilitarie", confermò lo stesso Izco in un’intervista rilasciata a Itasportpress.

Al termine di quella stagione Simeone lascia il Catania per tornare in Argentina: sarà solo una breve parentesi prima del volo definitivo verso l’Atletico Madrid. Alla guida della squadra rossazzurra arriva Vincenzo Montella che, col suo 4-3-3 tutto qualità, esalta ancor di più le caratteristiche di Gomez.

Con l’Aeroplanino in panchina si esalta - finalmente - anche Barrientos e i due piccoletti argentini fanno divertire compagni e pubblico. Al termine di quella stagione il Catania, per tutti “il piccolo Barcellona”, chiude 11°, Gomez realizza altri 4 goal e attira su di sè le attenzioni delle big del campionato, Inter su tutte.

Pulvirenti e Lo Monaco, però, dopo aver ceduto Silvestre e Maxi Lopez, riescono a blindare per un’altra stagione il ‘Papu’, al centro del progetto anche con Rolando Maran, chiamato a sostituire Montella. Il calcio di Maran ricalca in tutto e per tutto quello del suo predecessore e il Catania vola fino all’ottavo posto finale e dopo aver sognato persino un piazzamento europeo. Gomez vive una stagione da sogno, realizzando ben 8 reti e deliziando il pubblico con accelerazioni e dribbling d’altri tempi.

L’ultima rete del ‘Papu’ arriva l’11 maggio del 2013: al “Massimino” arriva il Pescara e il Catania si impone per 1-0, proprio grazie al suo goal. Quella vittoria vale lo storico record di punti e, al termine della gara - l’ultima casalinga della stagione - la squadra dà vita ad un’interminabile festa insieme ai propri tifosi. Ancora oggi, quella è l’ultima vera serata di festa per una squadra che, da quel momento in poi, ha conosciuto la retrocessione in Serie B, l’onta dei “Treni del gol” con la conseguente retrocessione in Serie C ed enormi problemi societari fino alla scomparsa della storica matricola.

Alejandro Gomez Pablo Barrientos CataniaGetty

Quella, come detto, sarà l’ultima gara da giocatore del Catania al ‘Massimino’ per Papu Gomez che, dopo la presenza numero 111 raccolta nell’ultimo turno di campionato contro il Torino, è chiamato a fare le valigie. Su di lui è forte l’interesse dell’Atletico Madrid del 'Cholo', ma il club spagnolo nicchia e non presenta l’offerta giusta, poi si fa avanti l'Inter: Stramaccioni è deciso a puntare sul 'Papu', ma l'Inter dal canto suo non è convinta di puntare ancora su Stramaccioni, alla Pinetina arriva Mazzarri e dell'affare Gomez non se ne fa nulla.

Ad agosto si fa invece avanti il Metalist di Charkiv, club ucraino qualificato per la successiva edizione della Champions League. L’offerta di 7 milioni è considerata soddisfacente dal Catania e convince anche il giocatore, tentato dall’avventura nella più prestigiosa competizione europea.

Tuttavia, proprio pochi giorni dopo aver firmato col club ucraino, il ‘Papu’ riceve una doccia gelata: il Metalist viene escluso dalle coppe europee per via di una presunta combine e, come se non bastasse, in Ucraina impazza una guerra che rende difficile la vita quotidiana. Nonostante una buona stagione sul piano del rendimento personale, Gomez chiede e ottiene di essere ceduto e di tornare in Italia: il Catania è appena retrocesso in Serie B e per ‘Papu’ si spalancano le porte dell’Atalanta. Dove scriverà altre pagine di storia, prima dell'approdo al Siviglia e dei Mondiali vinti con l'Argentina, in Qatar.

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