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Bouba DiopGetty

Papa Bouba Diop, il gigante del Senegal diventato campione per un'estate

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Fuga di Diouf sulla sinistra, cross basso al centro e Barthez, dopo essersi salvato in qualche modo in un primo momento, è costretto a capitolare. Quasi 20 anni dopo - 18, per la precisione - è un'azione e una rete che si ricordano un po' tutti. La rete del Senegal che, a Seul, dava il via col botto ai Mondiali nippocoreani battendo clamorosamente la Francia campione in carica. La rete di Papa Bouba Diop,scomparso a 42 anni dopo una lunga malattia.

Bouba Diop è il simbolo di una frazione d'estate. Un'estate particolare, almeno dal punto di vista pallonaro: quel 2002 in Giappone e Corea del Sud, quell'edizione dei Mondiali così esotica con le partite trasmesse in diretta in mattinata o all'ora di pranzo per via del fuso orario con l'Asia. Ti siedi a tavola, accendi la tv e - zac! - il Senegal ti fa lo scherzetto attirandosi immediatamente l'affetto e le simpatie dell'intero pianeta. Il Senegal di Bruno Metsu, anch'egli scomparso prematuramente. Di El-Hadji Diouf, poi preso dal Liverpool. Di Khalilou Fadiga, del perugino Coly. E di Papa Bouba Diop.

Lo guardavi e una cosa non poteva non colpirti di lui: il fisicone. Quasi due metri d'altezza per un centinaio di chili circa ben distribuiti. Uno così incuteva timore a ogni contrasto e molto spesso li vinceva, i contrasti. Dominante nel fulcro della manovra, pericoloso negli inserimenti aerei, galleggiante tra centrocampo e trequarti. Anche in quel 4-1-4-1 di Metsu, nel quale la punta più avanzata era in realtà una seconda punta mobile e rapida, ovvero Diouf.

Arrivato giovanissimo in Europa, Bouba Diop si fa conoscere inizialmente in Svizzera. Un paio di stagioni nel Neuchatel Xamax, poi nel 2000 passa al Grasshoppers. L'unico titolo di spessore lo vince in terra elvetica: il campionato del 2001. Ne sfiorerà un altro l'anno dopo, in Francia al Lens, dove si trasferisce nel gennaio del 2002, ma a passare il traguardo per primo è il Lione, che inizia lì la sua straordinaria striscia di titoli consecutivi conclusa soltanto nel 2008.

Papa Bouba Diop Lens MilanGetty Images

Dal 2004 in poi, Bouba Diop giocherà per quasi tutto il resto della carriera in Inghilterra. Fulham, Portsmouth, West Ham, Birmingham City. In mezzo una spruzzata di Grecia, ad Atene con l'AEK, con cui nel 2011 alza una coppa nazionale. Si ritira nel 2013 proprio a Birmingham, dove trascorre appena tre mesi e alla fine capisce che l'avventura è davvero conclusa.

Carriera normale, in fin dei conti. Perché Papa Bouba Diop non era un campione. Non lo è mai stato. Un centrocampista onesto, battagliero, mai domo, con qualche golletto all'attivo. Uno di quelli che magari non ti fanno svoltare una stagione ma servono sempre. Non ha quasi mai lottato per i vertici, ha vinto pochissimo, non ha mai fatto il vero salto di qualità, la sua maglia non andava a ruba. Tranne in quel 2002. In quel 2002 l'hype nei suoi confronti è inferiore a quello del Fenomeno Ronaldo, per carità, ma mica poi di tanto.

Bouba Diop segna alla Francia, in quel Mondiale, ma punisce per due volte anche l'Uruguay, anche se i sudamericani rimontano dallo 0-3 al 3-3. Andrebbe a segno anche contro la Svezia agli ottavi di finale, se non partisse in leggero fuorigioco sul centro del solito Diouf. Poi poco può fare contro la Turchia, che ai quarti scrive l'ultimo capitolo della favola eliminando gli africani ai tempi supplementari.

Poco importa. Andate a rileggervi la classifica del Pallone d'Oro di quell'anno, per esempio. Primo Ronaldo, e fin qui ci siamo. Secondo Roberto Carlos, terzo Kahn, quarto Zidane. I mostri sacri dell'epoca. Ventunesimo... Bouba Diop.Due giornalisti hanno votato per lui, perché anche gli eroi minori hanno bisogno di un pizzico di considerazione. Quei due, ma non solo loro, oggi hanno perso un pezzettino del proprio cuore.

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