Quando nel 1992 l'Inter puntò su Darko Pancev, l'opinione degli addetti ai lavori era unanime: preso un grande giocatore con una media reti pazzesca, che però non replicò durante l'avventura italiana.
L'ex attaccante macedone rimase a Milano fino al 1995 (un anno prima il prestito di sei mesi alla Lokomotiv Lipsia), diventando suo malgrado il bersaglio preferito dai tifosi e dalla critica, che non fecero passare inosservati tutti quei clamorosi errori sottoporta che cozzavano con il soprannome di 'Cobra'.
Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Goal, Pancev ha ricordato quell'esperienza che ancora oggi non lo lascia in pace con se stesso, facendogli venire in mente le opportunità che avrebbe avuto qualora avesse deciso di scegliere un'altra destinazione.
"Il mio più grande errore fu unirmi all'Inter. Arrivai in una squadra dove c'era una pessima atmosfera e con un gioco difensivo, mi guardavano tutti come uno sconosciuto e penso che non mi supportarono mai abbastanza nel periodo di adattamento. L'errore fu mio perché avrei potuto firmare con un'altra società: all'epoca mi cercavano squadre come Real Madrid, Barcellona e Manchester United".
In quell'Inter giocava Totò Schillaci, preferito costantemente dal tecnico Osvaldo Bagnoli a discapito proprio di Pancev.
"Gli infortuni non furono la ragione del mio fallimento, quelli arrivarono più tardi. Non c'era umanità in quella squadra, molti giocatori misero sotto pressione Bagnoli per far giocare Schillaci al posto mio, perché era italiano come loro e meritava di essere titolare. Non mi accettarono mai completamente. Poi litigai anche con l'allenatore e la dirigenza, era chiaro che il mio percorso non fosse sulla strada giusta. La stampa italiana fu durissima con me, i giornalisti proteggevano l'Inter e non me. Rimasi vittima di tutto il gioco".


