Dici Colombia, parli del Parma: ti viene in mente, per forza di cose, Faustino Asprilla. Ed è ciò che in molti, tantissimi, hanno pensato quando Dorlan Pabon si è trasferito in Italia, ai Ducali. Un'associazione semplice di idee, mai restituita, in forma pratica, dal campo.
Perché al netto delle premesse e dei paragoni, l'attaccante classe 1988 non ha mai lasciato il segno, se non per una sola gara disputata in Coppa Italia, e persa ai rigori, contro il Catania alla fine del 2012: per il resto il nulla, o quasi.
Con il Parma non è mai andato in rete in Serie A nelle 12 partite giocate: lui, che arrivava in Italia anche con il peso dei goal in Copa Libertadores con la maglia dell'Atletico Nacional de Medellin. In tutto 7 nel 2012. Uno in meno di Neymar.
L'avventura coi Ducali, sostanzialmente, finirà a gennaio 2013, quando viene ceduto in prestito al Betis: perché poi, al rientro dal prestito, viene ceduto nuovamente, questa volta al Monterrey. Da l' Valencia, Sao Paulo e di nuovo Messico e ritorno in Colombia, all'Atletico nel 2021.
Ed è con la squadra che gli ha permesso di esplodere che Pabon ha ritrovato se stesso, in patria, continuando a segnare. In Copa Libertadores, nell'attuale competizione, ad esempio, ha deciso la sfida contro il Patronato.
Pabon è stato schierato dal primo minuto, ma tra il 77' e il 79', con il punteggio di 1-0 per gli argentini, ha siglato una doppietta (il primo goal su rigore) fondamentale per la vittoria in rimonta alla prima giornata della fase a gironi.
Reti che, però, non cancellano il suo passato e il peso di quelle aspettative non ripagate in Italia, con la maglia del Parma: e con il paragone con Asprilla. Col senno di poi esagerato.
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