Thomas Müller e altri tre. Louis van Gaal probabilmente ragionava così quando doveva decidere la formazione del Bayern Monaco, nella sua prima stagione alla guida del club più importante della Bundesliga. Nonostante Robben, Ribéry, Olic, Gomez, Klose. Prima il ragazzino, poi gli altri. L’olandese ha sempre avuto buon occhio per i giovani e neanche quella volta aveva sbagliato. 15 goal in 3. Liga con gli Amateure e 46 minuti giocati con la prima squadra nella stagione precedente gli erano stati sufficienti per convincersi che quel diciannovenne di strada ne avrebbe fatta. Ci aveva preso in pieno. E infatti il ragazzino ha giocato 52 partite sulle 53 disponibili, saltandone una sola per squalifica. Solo Philipp Lahm (en plein) ha giocato più di lui.
In giro per l’Europa il suo nome era diventato una certezza. Era chiaro sin da subito che quel Müller avrebbe fatto le fortune del Bayern e della Germania. Peraltro, on un cognome particolarmente pesante specialmente se si è attaccanti del club bavarese. Dopo averlo snobbato per gli impegni autunnali, JoachimLöw aveva deciso di convocarlo nella Mannschaft per l’amichevole di lusso con l’Argentina del 3 marzo 2010. Un debutto annunciato e atteso da tutta la Germania. Era la sua partita, si giocava all’Allianz Arena. Casa sua.
Tutti gli addetti ai lavori se lo aspettavano. E lo aspettavano. Tutti, tranne uno, evidentemente. Non uno qualsiasi. Diego Armando Maradona. Ovvero: l’allenatore dell’Argentina. Il Diez era nel pieno del suo biennio da CT, al rientro in panchina dopo i due mesi di squalifica inflitti dalla FIFA per aver insultato i giornalisti che lo criticavano. Non solo la leggenda del calcio non era in trepidante attesa per vedere uno dei giovani più chiacchierati del mondo esordire in nazionale. No, Maradona non aveva neanche idea di chi fosse Thomas Müller, che fosse un giocatore del Bayern Monaco e della Germania. Tanto che nella conferenza stampa che seguì l’amichevole dell’Allianz Arena si verificò un episodio quasi surreale.
Getty ImagesL’Argentina aveva vinto la partita 1-0 con un goal segnato da Gonzalo Higuain a ridosso dell’intervallo. Un risultato che comunque è passato quasi in secondo piano. L’attenzione era tutta su Müller. E quella partita ancora oggi è ricordata non tanto per ciò che successe dentro il rettangolo verde, ma ciò che accadde nel dopo partita in sala stampa.
Il ventenne del Bayern, quasi spaesato, cercava il suo posto al tavolo, districandosi tra traduttori e addetti stampa. Maradona invece era già seduto sulla sua sedia e aspettava le domande, quando è comparso il ventenne tedesco, che inizialmente stava accomodandosi al posto del traduttore. Il Pibe de Oro lo squadrò, poi si rivolse ai giornalisti.
“Se prima volete fare le domande al giocatore, io mi alzo e aspetto lì il mio turno”.
Invitato dal traduttore a iniziare la conferenza stampa, Maradona si alterò e decise di alzarsi.
“Non è normale che io faccia una conferenza stampa con un giocatore avversario a fianco, forza. Aspetto, iniziate pure con lui”.
Diego si alzò e si spostò, nonostante gli inviti a riprendere posto regolarmente. Müller si guardava intorno perplesso, poi su invito dell’addetto stampa tedesco si alzò, cercò di capire cosa stava succedendo con le mani in tasca, regalando qualche sorriso a metà tra il disagio e il basito. Prima del ritorno di Maradona, tutt’altro che convinto.
“Voglio fare chiarezza, non sapevo che lui fosse un giocatore. Normalmente le conferenze stampa si fanno solo con gli allenatori. Chiedo scusa al giocatore”.
Müller aveva giocato 67 minuti quella sera da avversario dell’Argentina di Diego. Il CT gli aveva pure stretto la mano al momento dell’uscita dal campo. L’episodio fece ovviamente grande scalpore.
GettyimagesIl talento bavarese non se ne curò particolarmente lì per lì, nonostante l’assurdo teatrino montato quasi ad arte. Ha preferito tirare dritto per la sua strada, facendosi una risata. Non è dato sapere (purtroppo) se anche Müller a casa fosse in possesso di un Moleskine come Michael Jordan, la celebre agenda su cui la leggenda della pallacanestro si appuntava tutti i nomi di chi gli aveva fatto un torto, chi l’aveva provocato o chi l’aveva sottovalutato, per poi prendersi una rivincita in campo. Fatto sta che, esattamente quattro mesi dopo, la stellina del Bayern ebbe la sua rivincita.
Joachim Löw aveva - inevitabilmente - convocato anche Thomas Müller per il Mondiale in Sudafrica. Non poteva fare altrimenti, dopo una stagione in doppia cifra abbondante di goal (19) e di assist (16), vincendo la Bundesliga e la DFB-Pokal, arrivando in finale di Champions League. Tutto dimostrando di avere una testa da veterano, nonostante i vent’anni. 112 minuti in partite non ufficiali erano stati sufficienti al CT per capire che lo spessore tecnico e di personalità non era nella media. Di più: ne fece un pilastro, un insostituibile nella formazione titolare, sull’out di destra d’attacco del 4-2-3-1 con la libertà di andare più o meno dove ritenesse più opportuno. Goal e assist con l’Australia all’esordio, assist decisivo per Özil contro il Ghana, doppietta e assist nel 4-1 rifilato all’Inghilterra agli ottavi di finale.
Quarti di finale, 3 luglio 2010, Città del Capo. Germania contro Argentina. Thomas Müller da un lato, Diego Maradona dall’altro. Senza particolare rancore da parte della futura leggenda del Bayern Monaco, ma certamente con un pizzico di malizia, non nascosta nelle dichiarazioni della vigilia.
“Ora sono anche più concentrato… Comunque mi andrebbe bene anche non segnare e andare in semifinale. Non ho mai visto giocare Maradona per questioni anagrafiche. Lo ricordo solo alla partita d’addio di Matthäus: era già sovrappeso, ma con la palla faceva cose fantastiche”
Concentrato lo era di certo. Dopo neanche tre minuti di gioco, Müller anticipò tutti su una punizione di Schweinsteiger e segnò l’1-0. Una doppietta di Klose e un goal di Friedrich chiusero i conti nel secondo tempo. Finale: 4-0. Germania in semifinale contro la Spagna, Albiceleste eliminata. La vendetta del "giocatore avversario" che inizialmente Maradona non aveva nemmeno riconosciuto I titoli dei giornali in Argentina non furono clementi con Maradona.
“Diego, il ragazzo si chiama Müller”.
Getty Images‘Il ragazzo’ avrebbe saltato la semifinale per squalifica, vedendo i suoi perdere contro la Spagna, per poi vincere la ‘finalina’ di consolazione contro l’Uruguay, segnando anche il quinto goal del suo Mondiale che gli è valso il titolo di capocannoniere, oltre che quello di miglior giovane della competizione. Nel 2014, Müller diede un altro dispiacere a Maradona battendo la sua Argentina in finale a Rio de Janeiro.
“Maradona non mi conosceva? Quattro mesi dopo gli ho fatto ricordare chi ero - ha ricordato il tedesco qualche settimana dopo il trionfo del Maracanà - quindi alla fine è stata una storia divertente”.
Proprio in occasione di quel Mondiale, per la precisione dopo il 4-0 rifilato dalla Germania all’esordio contro il Portogallo, Maradona era tornato a parlare di Müller, sempre a modo suo.
"Non ha un muscolo e lo scambieresti per uno che vende vestiti per strada, ma ha spaccato la partita, correndo anche 11 chilometri”.
Stavolta Diego il nome se l’era ricordato. E come dimenticarlo.
