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Hervin Ongenda, la gloria sfumata: dalle lodi di Ibrahimovic al PSG al Chievo

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Capita così all'improvviso. Un attimo sei un giocatore del PSG e quello dopo wow, sei diventato il protagonista di una pagina Instagram che punta tutto sul racconto melodrammatico e spesso attira-mi piace in maniera imbarazzante. Dalla squadra più ricca del globo alla vecchia Cenerentola della Serie B. Più che un salto, una sfida da vincere per il diretto interessato, Hervin Ongenda.

Essere un giovane del PSG, perno della Next Generation nascente a Parigi, sembrava non poter condurre a nulla prima dell'avvento di Al-Khelaifi e della ventata milionaria qatariota. La rivoluzione della capitale ha però portato i nuovi locali ad essere spesso considerati a propri più avanti rispetto ai colleghi di Nizza, Angers o Nantes. La forza del nome, che nel caso di Ongenda sembrava ben riposta.

Troppo avanti rispetto ai coetanei, nel nome di Ronaldo il Fenomeno e tagliente dalla sinistra come George Weah. Francese, con geni congolesi, per nulla attendista: nessuna voglia di aspettare la palla come centravanti sul filo del Fuorigioco, ma bensì punta-trequartista alla ricerca del pallone e conseguentemente del goal, innamorato di Hervin, calamitato dal suo desiderio di realizzare di ogni posizione e in ogni contesto ai tempi delle giovanili del PSG.

Scovato in Spagna, Ongenda è uno di quei ragazzi oltre il muro della propria categoria. Gli Under capaci di attirare gli annoiati cittadini dei comuni che il Paris-Saint Germain visita settimana dopo settimana a suon di cinque o sei reti a gara. Prima della nascente nuova potenza mondiale, ha segnato qualcosa come diciotto reti in otto gare e totalizzandone duecento in una sola stagione all'età di dodici anni.

Il numero di marcature è tale che il salto verso la prima squadra è solo questione di tempo. Una frenesia utile quando davanti a te i colleghi esperti non rispondono al nome di Ibrahimovic, ad esempio. Se non sei Mbappè, risulti essere un giovane francese di prospettiva incapace di superare i certi della maglia.

Ongenda non fugge a questa regola. Sì, gli esordi sono grandiosi. A 18 anni segna nella Supercoppa di Francia, subentrando al posto di Pastore per essere decisivo e strappando ad Ibrahimovic non solo l'assist per la sua rete, ma anche una dichiarazione celeberrima nelle interviste post gara. Nessun nome, tale è l'improvviso arrivo del ragazzino in prima squadra:

"Il ragazzo che ha segnato nel secondo tempo non è affatto male..."

In quel momento, sbattuto in prima pagina come predestinato dei record, cresciuto da anni nelle giovanili, sembra avere il modo di essere l'uno tanti. Il cambio tattico, da goleador implacabile a puro dieci dietro le punte, è dovuto all'evoluzione in adolescenza, che lo porta a dimentare le reti a tre cifre per divenire trequarista. Un ruolo duro, in cui sbrani o vieni sbranato. Come essere il quaterback, l'attore protagonista o il frontman. Devi avere sempre qualcosa in più.

Ci sa fare, eccome. Eppure Hervin non riesce però scavalcare in pianta stabile nessuno dei grandi di Blanc nel corso della stagione 2013/2014. Per il PSG è il segno della necessità di un prestito, ovvero quello al Bastia. Una gavetta che non porta fortuna ad Ongenda, subito fermato al palo di una crescita sembrata implacabile.

Senza reti, il ritorno a Parigi è nuovamente da seconda linea, l'inizio di costanti prestiti attui solo ad allontanarlo dall'esplosione. Si perde tra gli olandesi PEC e gli spagnoli del Murcia, fino a cercare riparo in Romania, sponda Botosani. L'ingaggio da parte del Chievo nel 2020, quando Ongenda ha 24 anni, non è nulla di strano o particolare, semplicemente l'ennesimo tentativo di essere nuovamente notato dal calcio d'élite, da cui è stati espulso con una rapidità disarmante, molto simile a quella di tanti coetanei venuti fuori dalle migliori compagini del continente.

"Avevamo seguito Ongenda anche in estate con l'idea di trovare un giocatore con le qualità di Vignato, con il quale sostituirlo e il ragazzo sembrava quello giusto" evidenzierà Sergio Pellissier, direttore sportivo del Chievo a margine della presentazione del ragazzo. "Ad agosto poi non siamo riusciti a trovare l'accordo. Adesso è stato il momento giusto per completare l'operazione. Si tratta di un giocatore valido con i piedi, che sa saltare l'uomo, ha un ottimo tiro e un assist eccezionale. Adesso servirà il tempo per inserirsi, speriamo il prima possibile. Ongenda è qui per tornare grande, rimettendosi in gioco per sei mesi con una opzione per le prossime due stagioni. Questo serve al Chievo: giocatori che hanno entusiasmo e voglia di rimettersi in gioco".

Una voglia che Ongenda traduce in sfida, secondo le parole durante l'apertura del sipario quale nuovo giocatore del Chievo:

"Sono molto felice di essere qui, voglio allenarmi giorno dopo giorno e fare sempre meglio. Mi piace il calcio italiano, il Chievo è molto forte, sono qui per imparare. Hanno un obiettivo importante, e io cercavo una sfida come questa. Mi piace giocare alle spalle della prima punta, ma posso occupare tutte le posizioni offensive. Gioco a due tocchi, verticalizzo e cerco spesso la porta. Gioco con la testa".

Il suo essere un ex PSG è utile limitatamente al palmares conquistato (sette trofei, di cui tre Ligue 1) e al sensazionalismo delle pagine web. Quando arriva al Chievo, stipato nel limbo della Serie B di gennaio 2020 pre-Covid, Ongenda non ci è riuscito: ha superato la possibilità di essre un francese d'Europa, limitato ad essere un baby fenomeno delle giovanili fermatosi sullo stesso muro in cui si sono bloccati centinaia di giovani promettenti. Il suo periodo veronese è ridotto al limite, da tre presenze fino a giugno.

“Il ragazzo non gioca e non capiamo il perché"tuona l'agente. "Se siamo indesiderati, togliamo il disturbo. Era fermo da fine novembre per la pausa in Romania e doveva carburare: ha ritrovato il campo contro l’Empoli il 24 gennaio e da quel momento in poi pensavamo avesse visto il campo con sempre più continuità. Invece ha giocato solo undici minuti col Crotone, poi sempre in panchina o in tribuna. Alla ripresa un piccolo problema fisico, ma niente di che. Roba da saltare una partita.

Lui continua ad allenarsi al massimo, non ha avuto problemi né con la squadra né con l’allenatore. De Giorgis sia un mese che dieci giorni fa mi ha detto che non c’erano problemi, che avrebbe giocato perché si gioca ogni tre giorni. Ma questo momento non arriva mai: il Chievo gioca sempre con gli stessi. Il giocatore continuerà ad allenarsi con professionalità come fatto fin qui. Non so quante possibilità di rimanere ci siano, finora hanno fatto solo chiacchiere. Se non è desiderato, togliamo il disturbo".

La possibilità di prolungare fino al 2022, presente nel contratto di prestito al Botosani, si spegne rapidamente, tanto da portare Ongenda a Cipro. In Romania ha vissuto il suo miglior periodo da professionista ed ora, 27enne a Limassol, potrebbe  essere sulla buona strada per far registrare altri numeri da top dopo l'esperienza al Botosani, la prima con una buona dose realizzata, seppur lontana anni luce dai tempi delle giovanili del PSG.

La via della grandezza si è chiusa et voilà, sei diventato quello che non speravi mai di essere. Un racconto di una pagina social, possibilità delle grandi finita a far sognare le piccole. Riuscendoci in parte, non in Italia sponda Chievo. Peccato, Ongenda, numero 374885592: un altro nome nel calderone delle possibilità mancate.

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