Pubblicità
Pubblicità
Omari TetradzeGetty

Omari Tetradze, il georgiano della Roma dal cuore caldo e le ginocchia fragili

Pubblicità
Archivio Storie

La riapertura delle frontiere, conseguente alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e alla fine del bipolarismo, contribuì al cambiamento della composizione delle rose di tantissime squadre europee. Come molti altri conterranei, anche centinaia di calciatori provenienti dall’Urss si riversarono nel Vecchio Continente in cerca di fortuna e realizzazione personale.

È in questo contesto storico che si inserisce anche la breve e sfortunata avventura di Omari Tetradze con la maglia della Roma. Nato a Vilispiri il 13 ottobre 1969, Tetradze aveva esordito da calciatore professionista appena diciottenne nella Dinamo Tbilisi, la squadra più importante e titolata di Georgia.

Terzino dotato di buona tecnica e velocità, il giovane Omari diventa un titolare fisso dei georgiani, al punto da venire convocato anche dalla nazionale olimpica nel 1990. L’anno successivo però arriva la prima grossa battuta di arresto della sua carriera. Per via del disfacimento e della successiva frammentazione dell’Unione Sovietica, la Georgia vive mesi di tensione e scontri armati per ottenere l’indipendenza dall’ex gigante sovietico e Tetradze - che aveva accettato l’offerta del Mertskhali - si vede costretto a lasciare il suo Paese natale e trasferirsi nella Federazione Russa, della quale diventerà anche cittadino.

Lo accoglie la Dinamo Mosca, squadra che gli permette di riprendere il suo percorso di crescita e maturare ulteriormente come calciatore. Tetradze partecipa anche all’Europeo del 1992 con la CSI, rappresentativa calcistica della Comunità di Stati Indipendenti. Dopo quattro stagioni trascorse in biancoazzurro, a cercarlo è l’Alanija Vladikavkaz. Compagine della quale oggi si fa fatica anche a trovare notizie su internet, ma che all’inizio degli anni Novanta rappresentava una società ambiziosa e pronta a insidiare l’egemonia delle grandi squadre che erano solite spartirsi il titolo nazionale.

Con la maglia giallorossa Tetradze si impone definitivamente all’attenzione del panorama calcistico europeo. A favorire questa sua ascesa sono l’impronosticabile vittoria del campionato russo da parte dell’Alanija, che nel 1995 si aggiudica il primo (e ancora oggi unico) titolo della sua storia, e il buon campionato Europeo disputato nel 1996.

Tetradze Germany Russia Euro 96Getty

A farsi sotto per portarlo in Premier League è il Manchester City, che ancora non ha conosciuto i petroldollari dello sceicco Mansour. Il futuro di Tetradze però è ancora a tinte giallorosse. A chiudere la trattativa con l’Alanija è la Roma, che a fronte di una spesa di due miliardi di lire si aggiudica il terzino georgiano nella sessione di mercato invernale del 1997.

La Roma sta vivendo il flop della gestione Carlos Bianchi e cerca con la finestra di riparazione di raddrizzare la barra di una stagione che sta lentamente andando alla deriva. Insieme a Tetradze, per rinforzare la fascia arriva nella capitale anche Vincent Candela, considerato riserva proprio dell’ex sovietico. Entrambi i calciatori vengono accolti con perplessità dall’ambiente romanista, demoralizzato dai scarsi risultati portati dal tecnico argentino campione di tutto con il Vélez Sarsfield.

L’impatto con la capitale italiana si rivela tutt’altro che semplice per il terzino georgiano. Calato in un contesto nuovo, Tetradze viene letteralmente travolto dall’ondata di negatività che aleggia su una piazza che fatica a ritrovare la sua identità in campo e fuori.

La partita che segna inesorabilmente il destino del ragazzo di Vilispiri si gioca il 23 febbraio 1997. All’Olimpico arriva la Reggiana, ultima in classifica e in attesa con largo anticipo della condanna aritmetica per la retrocessione in Serie B. La Roma si porta avanti di due goal con le marcature di Moriero e un giovanissimo Francesco Totti. Ma lo scarto di reti non basta alla squadra di Bianchi per aggiudicarsi i tre punti. Un goal di Simutenkov rimette in corsa gli emiliani, che agguantano il pareggio a ridosso del novantesimo. Su un cross alla cieca verso l’area di rigore, Tetradze interviene in maniera maldestra e deposita la palla nella sua porta.

Al fischio finale il pubblico dell’Olimpico riversa tutta la sua frustrazione verso il tecnico argentino e i calciatori romanisti. Il più colpito dalla reazione dagli spalti è proprio Tetradze, che esplode in un pianto che sa di nostalgia di casa.

Nemmeno l’arrivo di Zdenek Zeman sulla panchina giallorossa riesce a risollevare la sua carriera. Stavolta a frenarlo non è l’emotività ma una lunga serie di infortuni. La rottura del legamento crociato del ginocchio destro prima e di quello sinistro poi fanno sì che Tetradze riesca a disputare appena 7 partite nella sua seconda stagione romanista.

Nell’estate del 1998, quando i problemi fisici sembrano alle spalle, il nuovo crac. A cedere è ancora una volta il ginocchio destro, che fa scivolare il georgiano nel dimenticatoio. Con un gesto cavalleresco, a novembre l’esterno difensivo chiede e ottiene la rescissione del proprio contratto per non gravare sui conti della Roma rinunciando ad altri quattro anni di stipendio assicurato. Questo gesto, oltre al carattere mite e sereno, gli vale il rispetto del tifo romanista.

Tetradze decide di ripartire dal Paok Salonicco. Nel biennio in Grecia ritrova la piena forma fisica e contribuisce con le sue prestazioni alla conquista la Coppa di Grecia del 2001. Sfiora anche una clamorosa convocazione ai mondiali nippo-coreani del 2002, ma alla fine viene escluso dalla lista dei 23 scelti dal ct Oleg Romantsev.

Dopo il Paok c’è spazio per un romantico ritorno all’Alanija, ma “il ricordo si sa trasfigura la realtà” e la seconda esperienza in giallorosso non è magica come la prima. Da quel momento in poi Tetradze inizia un graduale processo di ridimensionamento, accettando prima l’offerta dell’Anzhi Makhachkala in seconda serie russa e poi quella del Krylya Sovetov Samara.

In seguito al ritiro dal calcio nel 2005 e una breve e fallimentare esperienza da allenatore in serie minori russe, oggi Omari Tetradze ha scelto di spegnere i riflettori di una carriera che poteva portarlo a palcoscenici ben più importanti di quelli che per limiti fisici e caratteriali ha saputo calcare.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0