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Oduamadi MilanGetty Images

Oduamadi al Milan: cinque minuti in 9 anni e uno Scudetto in bacheca

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Il 22 maggio 2022 il Milan è tornato sul trono d'Italia conquistando in quel di Reggio Emilia lo Scudetto numero 19 della propria storia. Un trionfo meritato, sudato e atteso per undici lunghissimi anni.

Prima dell'impresa rossonera targata Stefano Pioli, infatti, l'ultimo tricolore cucito sul petto del Diavolo risaliva ad oltre un decennio prima, precisamente alla stagione 2010/11. Era ancora il Milan di Berlusconi e Galliani, nonché quello di Allegri, appena ingaggiato dopo l'avventura al Cagliari. Una vita fa, insomma.

Il titolo numero 18, in quel caso, arrivò al culmine di un'annata letteralmente dominata dalla formazione meneghina, capace di regolare la concorrenza impersonata da Napoli e Inter.

Uno Scudetto griffato, manco a dirlo, da Zlatan Ibrahimovic, subito determinante al primo anno in rossonero con i suoi 14 goal in Serie A. Tanti quanti quelli realizzati da Robinho, anch'egli approdato quell'anno all'ombra della Madonnina. Meglio di loro, però, aveva fatto soltanto Pato, autore di 15 goal tra i quali la doppietta decisiva nel derby contro l'Inter. Tanti gli uomini copertina e sarebbe un errore veniale tralasciarne qualcuno: da Boateng a Thiago Silva, da Nesta e Gattuso, passando per lo spessore di Van Bommel sino al genio e sregolatezza di Cassano.

Diversi, dunque, i protagonisti chiamata a coronare un'annata senza sbavature, in mezzo ai quali un piccolo scorcio di ribalta se l'è preso anche chi, alla causa milanista, ha contribuito seppur in minima parte. Tra questi c'è Nnamdi Oduamadi, attaccante nigeriano che il Milan ha ingaggiato nel 2008 dalla Pepsi Football Academy per inserirlo nella formazione Primavera.

Due stagioni agli ordini di Stroppa - nel corso delle quali solleva anche una Coppa Italia di categoria - ne mettono in evidenza le qualità e gli fruttano il balzo tra i 'grandi': il 20 luglio 2010, nell'operazione che porta Papastathopoulos al Milan, i rossoneri cedono metà del suo cartellino al Genoa, garantendosi comunque la possibilità di inserirlo nella rosa per la stagione 2010/11.

Ad attendere il classe 1990 c'è ovviamente una stagione da autentico comprimario, ma già alla terza giornata arriva quasi inaspettato l'esordio ufficiale in Serie A: Allegri lo getta nella mischia all'85' di Milan-Catania sul risultato di 1-1. E' il 18 settembre del 2010 e Oduamadi mette piede sul prato di San Siro subentrando al posto di Filippo Inzaghi.

Per l'attaccante nativo di Lagos si tratta del primo gettone assoluto in massima serie, ma quello che ancora non può sapere è che quegli scampoli di partita contro gli etnei saranno anche gli ultimi sul palcoscenico più importante del calcio nostrano.

Da quel momento, infatti, Oduamadi non verrà mai più convocato dal tecnico livornese ma il 7 maggio 2011, giorno del matematico trionfo Scudetto dopo lo 0-0 dell'Olimpico contro la Roma, tra i nomi dei nuovi campioni d'Italia figurerà anche il suo.

Diciassette giorni più tardi, il suo cartellino viene interamente riscattato, nel computo di un'intricata operazione che formalizza il rientro a Genova di Papastathopoulos, oltre al ritorno in rossonero di Paloschi e i riscatti di Boateng e Amelia.

Una mossa puramente formale perché Oduamadi la maglia del Milan non la indosserà mai più. A 21 anni ancora da compiere, il centravanti nigeriano inizia un lungo girovagare che lo porta da un prestito all'altro a bazzicare sui campi della Serie B: gioca un anno con la maglia del Torino, uno e mezzo con il Varese, sei mesi con il Brescia, mezza stagione al Latina e tre settimane (!) al Saliunfarspor in Turchia, a precedere l'esperienza in Finlandia nel 2016 con la maglia dell'HJK con cui segna 7 goal complessivi esordendo anche in Europa League.

La bella e formativa parentesi in Veikkausliiga, però, non trova seguito. Il tanto atteso salto di qualità non arriva e alle porte del 2017 rientra nuovamente al Milan dove viene mestamente aggregato alla formazione Primavera nonostante una carta d'identità che recita anni 26.

La sua carriera fatica tremendamente a sbocciare. Il ragazzino di belle speranze, approdato a Milano con l'ambizione di diventare grande tra i grandi, vincendo trofei e segnando goal con le maglie del Milan e della Nazionale - con cui si toglie comunque la soddisfazione di realizzare una tripletta contro Tahiti in Confederations Cup del 2013 - lascia posto alla amara consapevolezza di aver raccolto troppo poco, girovagando qua e là senza una meta precisa. Senza mai trovare la dimensione congeniale.

Il suo è un viaggio fatto speranze prontamente disilluse e di continue ripartenze. La parola continuità non è minimamente contemplata nel suo vocabolario e il suo percorso assume i lineamenti della meteora.

Finisce così che sino all'estate del 2018 rimane un calciatore milanista senza mai mettere piede in campo, poi - una volta scaduto il suo contratto con i rossoneri - Oduamadi sceglie ancora una volta l'estero per ritrovare il sorriso: la nuova frontiera è la massima serie albanese dove ad attenderlo c'è il Tirana, con cui firma un contratto biennale. Non basterà nemmeno questo.

In Albania gioca poco, segna soltanto un goal e all'inizio del 2019 un grave infortunio mette a serio rischio non solo la sua carriera ma persino la sua vita: durante una partita 'Odu' cade a terra e la sua spalla finisce sotto i tacchetti di un avversario provocandogli un dolore lancinante.

Inizialmente si pensa ad una banale lussazione, ma il dolore non si placa. Tutt'altro. A quel punto il calciatore fa rientro in Italia su indicazione di un medico conoscente che porta il suo caso all'Ospedale Niguarda di Milano, dove viene appurata la gravità dell'incidente. In poche parole, un trauma che necessita di un tempestivo e delicato intervento chirurgico.

Nella maggior parte dei casi, la clavicola lussata scivola in avanti rispetto allo sterno senza grandi conseguenze, ma quando avviene uno scivolamento posteriore la testa della clavicola può andare a premere su strutture vitali come la succlavia, la carotide e la trachea, mettendo anche a repentaglio la vita del soggetto infortunato. Ed è proprio questo il caso dello sfortunato Oduamadi.

“Quando mi hanno spiegato i rischi ero molto agitato, la notte prima dell’intervento non ho dormito - ha spiegato Oduamadi a 'Milano Today' - Però i dottori hanno sempre cercato di rassicurarmi".

Rassicurazioni che hanno trovato felice riscontro nell'operazione chirurgica andata a buon fine dopo un delicatissimo intervento durato oltre tre ore. E dopo sette giorni di ricovero in ospedale, Oduamadi ha potuto fare rientro a casa.

"Vado a casa, nel programma di recupero c’è ancora molta riabilitazione, ma l’obiettivo è quello di scendere in campo al più presto".

Non andrà propriamente così, perché in campo vi tornerà soltanto due anni dopo, nell'estate del 2021, per ripartire dalla Serie D con il Crema. Ma anche qui la musica non cambierà: sei mesi senza grossi acuti prima dell'addio. L'ennesimo. Oggi, a 33 anni, gioca nel girone laziale del campionato di Eccellenza con il Colleferro.

Dell'attaccante capace di incantare con la Primavera milanista non rimane soltanto che un pallido ricordo, al netto delle poche soddisfazioni raggiunte in una carriera dove comunque ha vestito per 14 volte la maglia della Nazionale nigeriana, senza mai trovare il trampolino buono per spiccare al volo.

Il suo rimane un percorso da eterno incompiuto, lastricato di buoni propositi, mai concretizzatosi. Fatto di soli cinque minuti di gloria in Serie A, prima del dimenticatoio, prima del buio totale, con l'eccezione della gioia per lo Scudetto. Che seppur vissuta praticamente sempre da dietro le quinte, nessuno gli potrà mai levare.

"I bei ricordi durano per sempre". Parola di Oduamadi.
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