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Martin Odegaard, Arsenal 2021-22Getty

L'ascesa di Odegaard, il talento mancato del Real Madrid diventato capitano dell'Arsenal a 23 anni

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E' dal 1998 che la Norvegia non partecipa ad un'edizione dei Mondiali e, purtroppo per il popolo scandinavo, questa opportunità non ci sarà nemmeno nel 2022 in Qatar: da allora è partita la caccia al nuovo 'Golden Boy', l'erede del grande Tore André Flo, ossia l'ultimo calciatore norvegese capaci di imporsi a grandi livelli in giro per l'Europa con la maglia, tra le altre, del Chelsea.

Nel gennaio 2015 questo momento sembrava finalmente essere arrivato con l'ufficialità dell'approdo di Martin Odegaard al Real Madrid: all'epoca Erling Haaland non aveva compiuto neanche 15 anni e le valanghe di goal a cui ci ha abituato erano ancora lontane, e la scena era tutta di quel promettente 16enne dello Strømsgodset acquistato da uno dei club più prestigiosi di sempre.

Sulle ancora acerbe spalle di Odegaard si posavano tutte le speranze di una nazione rimasta da troppo tempo imprigionata nella periferia del calcio europeo, un carico di responsabilità enorme per un adolescente catapultato improvvisamente in una realtà vincente per antonomasia e poco avvezza all'attesa, alla programmazione, al progetto.

La dimensione di Odegaard non può essere, almeno inizialmente, quella della prima squadra: meglio partire dal Castilla, dalle retrovie delle pressioni, per poi chissà, magari convincere Zinedine Zidane a farsi dare una chance tra i grandi. Chance che si palesa, un po' a sorpresa, il 23 maggio 2015 nel 7-3 rifilato al Getafe: una presenza che il classe 1998 non dimenticherà mai non solo per aver sostituito Cristiano Ronaldo, ma anche per il record di precocità messo a segno, ossia quello di giocatore più giovane a vestire la maglia delle 'Merengues' (16 anni e 156 giorni).

Cristiano Ronaldo Martin Odegaard Real Madrid 23052015Getty

Sembra l'inizio della scalata, ma invece resterà soltanto un fuoco di paglia: nella stagione e mezza successiva colleziona soltanto una presenza in Coppa del Re con la prima squadra, senza la possibilità di partecipare attivamente alla conquista dell'Undécima, vinta nella finalissima di San Siro contro i rivali cittadini dell'Atletico Madrid.

Forse con colpevole ritardo, nel gennaio 2017 il Real si decide a cedere Odegaard in prestito per un anno e mezzo all'Heerenveen in Olanda, dove il tecnico Jurgen Streppel gli concede lo spazio di cui ha bisogno nel ruolo di ala destra, svolto con grande diligenza e passione. Il processo di crescita prosegue con un nuovo prestito al Vitesse, ma è alla Real Sociedad che la stella di Odegaard comincia finalmente a brillare nel più fulgido splendore.

A San Sebastian trova un altro scandinavo, Alexander Isak, con cui si intende a meraviglia e non solo fuori dal campo: quando il gioco si fa duro, lo svedese e il norvegese tirano fuori gli artigli e fanno spesso male alle difese avversarie, regalandosi la giusta ribalta in una Coppa del Re un po' anomala, conclusa con un anno di ritardo per colpa della pandemia. Proprio quello è forse il cruccio maggiore di Odegaard, protagonista nel percorso dei baschi ma senza la possibilità di disputare la finalissima portata a casa ai danni dell'Athletic Bilbao il 3 aprile 2021, a prestito ormai terminato. Circostanza che comunque non gli ha impedito di rientrare nella lista dei vincitori per il minutaggio precedentemente accumulato nella competizione.

Odegaard Real Sociedad Barcelona LaLigaGetty Images

La gara che però non dimenticherà mai è quella del 6 febbraio 2020, valida per i quarti (in gara secca) della coppa nazionale: lo scenario è proprio il 'Bernabeu' di Madrid, vissuto stavolta nei panni di avversario con un'attenzione privilegiata per l'ottica futura. Il risultato finale di 3-4 premia la Real Sociedad, trascinata da Odegaard con una rete nel primo tempo che manda al riposo i suoi col minimo vantaggio: Isak (doppietta) e Merino parteciperanno alla festa, resa un po' meno larga dallo scatto d'orgoglio prodotto dai padroni di casa nel finale.

Real Madrid colpito al cuore dal suo gioiello, tanto che il rientro alla 'Casa Blanca' (stavolta per restarci) pare scontato: ed in effetti la stagione 2020/21 vede Odegaard agli ordini di Zidane, ma frequenti problemi fisici non gli lasciano tregua e minuti utili per imporsi definitivamente come avrebbe voluto. Alla fine saranno 9 le presenze totali tra Liga e Champions League, fino a gennaio 2021 con la chiamata dell'Arsenal che se lo assicura in prestito semestrale.

Con i 'Gunners' Odegaard trova la continuità di rendimento che gli era mancata in Spagna, lasciandosi alle spalle tutte le perplessità che avevano accompagnato la precedenza esperienza: Arteta se ne innamora calcisticamente in poco tempo e, i 40 milioni di euro sborsati dai londinesi la scorsa estate per l'acquisto a titolo definitivo, sono la prova della centralità del trequartista all'interno del progetto portato avanti dal tecnico spagnolo.

Quest'estate è arrivata una ulteriore investitura, quella della fascia di capitano. Faro indiscusso di una squadra dall'età media molto bassa e dal futuro promettente: senza le pressioni insostenibili derivanti dal dover vincere ad ogni costo, probabilmente la condizione migliore per rendere al massimo. Non solo per Odegaard, ma anche per tutti quei ragazzi persisi lungo la strada che avrebbe potuto condurli al successo.

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