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Guarin VascoGetty Images

La nuova vita di Fredy Guarin: è l'idolo del Vasco da Gama

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Ce lo ricordiamo centrocampista dell'Inter, capitano dopo Facchetti e Zanetti, sventola dalla distanza e mohicano alla moda, ogni tanto il broncio sul viso e pure il celebre momento di tensione di Reggio Emilia con la Curva al seguito. Il momento più importante ed intenso della carriera calcistica di Fredy Guarin è racchiuso lì, in quei quattro anni esatti in nerazzurro. 2012-2016. Poi la Cina, poi il Brasile e il Vasco da Gama. L'attuale tappa del girovago colombiano.

Al Vasco, Guarin è tornato a febbraio. Proveniente dai cinesi dello Shanghai Shenhua dopo essere stato pure accostato a Genoa, Parma e Atalanta, aveva già vestito la maglia con la Croce di Malta per 4 mesi nel 2019, dallo scorso settembre fino a dicembre, alla conclusione della stagione sudamericana. E poi gli era scaduto il contratto. Ci ha messo un po' a rinnovarlo, addirittura qualche settimana, poi tutto è rientrato. E vissero tutti felici e contenti.

Guarin VascoGetty Images

Già, perché Guarin al Vasco non è uno dei tanti. Amatissimo dalla tifoseria, che nei momenti invernali di stallo chiedeva a gran voce alla dirigenza la sua conferma, ha conquistato tutti per il suo impegno, la sua professionalità, la sua dedizione in campo. Accomunate da qualità tecniche non indifferenti, specialmente nel desertico panorama brasiliano. E specialmente nel disastrato Vasco, di gran lunga la peggiore delle quattro carioca da gennaio a oggi.

E dire che il matrimonio tra Guarin e il Vasco non è esattamente il classico esempio di amore a prima vista. L'iniziale destino del colombiano è sempre il Brasile, sempre Rio, ma ha la maglia rossa e nera del Flamengo. A settembre pare fatta, pare manchino solo le firme, l'ottimismo abbonda. Ma alla fine non se ne fa nulla: l'accordo non arriva e Guarin dirotta le proprie attenzioni sul Gigante da Colina, con cui firma qualche ora dopo. Una sliding door poco fortunata, a dirla tutta, perché il Fla concluderà il 2019 conquistando campionato e Libertadores in 24 ore.

I numeri della sua prima stagione (parziale) al Vasco: 12 presenze e tre reti in un paio di mesi. Un centro ogni 4 partite. La prima alla seconda apparizione, a metà ottobre contro il Gremio dell'ex giallorosso Renato Portaluppi, che però rimonta ed espugna il São Januário per 3-1. I carioca si salvano col brivido nelle ultime giornate, anche grazie al buon apporto del colombiano. Che però ha il contratto solo per pochi mesi, fino a dicembre. E alla conclusione dell'anno, senza accordo con la dirigenza, saluta.

Questione di qualche settimana, perché le parti riprendono a trattare e a febbraio Guarin torna. Lo annuncia con una storia su Instagram, poi arriva la conferma ufficiale. Per la gioia della tifoseria, dell'allenatore Abel Braga – esonerato quasi subito a causa dei pessimi risultati e sostituito dall'ex trequartista Ramon Menezes, idolo cruzmaltino da giocatore – e dello stesso colombiano.

Che il Vasco sia entrato nel cuore di Guarin è testimoniato dal fatto che, tra i mille tatuaggi esibiti sulle braccia, compare anche la Croce di Malta, simbolo del club. Un gesto che contribuisce ad aumentare l'idolatria dei suoi confronti, ma non è l'unico. Come quando l'ex nerazzurro decide di vestire il proprio cane con la maglia della squadra, postando l'immagine sui social.

Poco importa dunque che il 2020 di Guarin, come del resto quello del Vasco, sia fin qui tutt'altro che indimenticabile. Dal suo ritorno a Rio l'ex nerazzurro gioca appena tre volte, una nel Carioca e due in Copa do Brasil. Pare che tra i vascainos colpiti dal COVID-19 ci sia anche lui, ma ben presto la voce viene smentita. Guarin parte per la Colombia, dove rimane un mese prima di rimettersi a disposizione – storia degli ultimi giorni – di Ramon.

“Guarin sa bene l'importanza che riveste nel club e con la tifoseria – ha detto di lui l'allenatore – Ma sa anche che dovrà lavorare molto per mostrare ciò che ci si aspetta da lui, sia fisicamente che tecnicamente. Quest'anno ha giocato appena tre partite, ma la sua importanza per noi è gigantesca. È un giocatore molto intelligente, che legge il gioco come pochi altri”.

Esagerato definire “luna di miele” il rapporto tra Guarin e il Vasco? Probabilmente no. Una relazione che lo stesso calciatore immagina duratura, come dichiarato qualche tempo fa.

“Ci sono cose che vanno al di là dei soldi: il Vasco ha fatto rivivere in me un sentimento di cui avevo bisogno. Per questo mi sono fatto quel tatuaggio. So che non ho ancora vinto nulla qui, ma rimango incantato dall'affetto della tifoseria. Il mio sogno è chiudere la carriera vincendo un trofeo al Vasco”.

Certo, è difficile che Guarin raggiunga la popolarità dell'ex Lione Juninho Pernambucano, una delle icone massime della storia del Vasco. Campione del Brasile e del Sudamerica da giovane, prima di tornare nel 2011 per amore e in cambio di un salario minimo. Forse Fredy tutto questo non lo sa: di certo Juninho lo conosce, eccome, avendolo sfidato più di 10 anni fa con il suo Saint-Etienne.

“Mi è sempre piaciuto. L'80% dei suoi goal li segnava su punizione...”.

Il Vasco, Juninho, il tatuaggio sulla pelle, il sogno di chiudere a Rio. Guarin, forse, ha finalmente trovato la propria dimensione in Sudamerica, più vicino alla sua Colombia. E lontano da quell'Inter dove ancor oggi lo ricordano per la sua discontinuità, una rete decisiva in un derby del 2015 contro il Milan, la famosa lite di Reggio in compagnia di Icardi. E, naturalmente, anche per il mancato scambio con lo juventino Vucinic.

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