
Comunque andrà a finire questo Campionato Europeo, l'immagine degli Azzurri che cantano "Notti Magiche", abbracciati di fronte all'ingresso dell'hotel ce la ricorderemo a lungo. Le notti magiche "originali", quelle del 1990, sono lontane ormai più di trent'anni e molti di questi ragazzi che oggi indossano la maglia azzurra, non erano nemmeno nati.
Tuttavia, di analogie tra quella Nazionale guidata da Vicini e questa ce ne sono parecchie: in primis, le tre gare giocate (e vinte) a Roma, senza subire neppure un goal. E poi c'è Roberto Mancini, oggi commissario tecnico ma all'epoca elemento della rosa, unico giocatore di movimento a non scendere in campo. Forse proprio memore di quella delusione ieri il 'Mancio' ha concesso spazio a tutti, persino a Raspadori e a Salvatore Sirigu: perché se è vero che il gruppo appare già abbastanza cementato di suo, essere protagonisti scendendo in campo lo rende ancor più forte.
Stavolta, a differenza del 1990, le gare da disputare in Italia però sono già finite. Niente più 'fattore campo', la Nazionale vola a Wembley sognando di approdare prima a Monaco di Baviera e poi, magari, di tornare a Londra per la final four.
Adesso il gioco si fa duro e, soprattutto, non è più possibile sbagliare. Il Paese si è già inevitabilmente diviso tra chi sogna già di tingersi il volto e festeggiare in piazza il trofeo e chi, invece, non perde occasione per sottolineare il livello delle avversarie sfidate fin qui dalla squadra di Mancini, tutt'altro che irresistibile. Obiezione vera, sicuramente, ma dopo le difficoltà palesate da Inghilterra, Spagna e persino dalla Francia, prima di sminuire tre vittorie così convincenti bisognerebbe pensarci un po' di più.
Ieri Mancini ha concesso un turno di riposo a chi ne aveva più bisogno: da Barella a Spinazzola, è riuscito a dare minutaggio al rientrante Verratti e a tenere in panchina il tridente titolare composto da Berardi, Immobile e Insigne.Federico Chiesa, tuttavia, non è passato inosservato, ricordando a tutti - qualora ce ne fosse bisogno - che in panchina c'è un'alternativa più che valida. Ma anche Toloi, Bastoni, Acerbi, Emerson Palmieri, Belotti e Bernardeschi hanno disputato una gara positiva, che ha evidenziato ancora una volta la bontà dell'intero gruppo azzurro.
GettyE poi c'è l'uomo copertina, Matteo Pessina. Cinque anni fa, di questi tempi, era reduce da una seconda metà di stagione in Sicilia, a Catania, avara di soddisfazioni. Nonostante il club siciliano militasse infatti in Serie C, a Pessina fu permesso di disputare una sola partita, anzi 45 minuti, in una gara persa dai rossazzurri sul campo dell'Ischia. Poi più nulla. Nè Francesco Moriero nè Pippo Pancaro, i due allenatori che lo hanno avuto a disposizione, lo hanno ritenuto all'altezza di giocare di più.
Chi lo avrebbe mai detto che 5 anni dopo si sarebbe tolto la soddisfazione di segnare un goal allo stadio Olimpico durante un Europeo? Probabilmente nemmeno lui. E invece...
I sogni, ogni tanto, diventano realtà. Per questo porsi limiti non è la scelta più adatta: tutto è possibile e questa Italia ci sta permettendo, quanto meno, di sognare.
