Il comune di Spoleto è noto nel mondo per la storia del Duomo, del ducato, del suo passato come colonia romana. Meriti sportivi? Pochi. Giusto qualche campionato di terza divisione negli anni ’40, poi tanti anni di oblio nelle categorie inferiori, lottando in Serie D per cercare una promozione accarezzata tante volte e mai centrata. Nel 2006 ha vinto il campionato, ma poi ha perso al playoff la possibilità di salire in C. Eppure, quella che oggi si chiama “SSD Spoleto Calcio” e un tempo si chiamava “Polisportiva Fascista Spoleto”, poteva vantarsi di un primato: avere la prima e unica principessa araba come presidente della squadra. Un unicum nel calcio italiano. Oggi, però, non è neanche più un vanto.
Nel 2019, lo Spoleto era stato acquistato da Norah Bint Saad Al Saud, membro della famiglia reale dell’Arabia Saudita. Figlia di uno dei cugini di re Salman. Parente di Mohammad Bin Salman Al Saud, il nuovo proprietario del Newcastle. Una discendente della potentissima famiglia che governa l’Arabia alla proprietà di una squadra delle serie minori italiane. Aveva scelto una realtà di provincia con una storia importante solo a livello regionale per lanciarsi nel calcio. Stupendo tutti, stampa locale compresa. Un altro membro della sua famiglia - con lo stesso nome - a sua famiglia nel 2018 aveva fatto notizia per aver creato la Saudi Fashion Week, portando di fatto la moda in uno dei paesi più conservatori nel mondo.
Un anno dopo, la storia da favola è già arrivata alla fine. Perché la squadra non si è iscritta al campionato di Eccellenza. Le premesse all'inizio erano totalmente diverse. Norah Al Saud arrivava allo Spoleto con un team che comprendeva anche, come presidente, l’ex Pescara Massimiliano Pincione. La volontà: puntare sul brand di Spoleto, una città conosciuta, con una storia importante, costruendoci un business intorno. E, magari, risanare anche una società che veniva da anni difficili, debiti - alcuni estinti proprio dalla principessa - e tante perplessità sul futuro. Un’operazione costruita sul marketing, con la speranza di ottenere anche risultati sportivi.
"Il calcio è una passione di famiglia. La città di Spoleto è conosciuta e famosa in tutto il mondo. La squadra è una piccola realtà calcistica e io non ho ancora grande esperienza in questo campo, ma c'è la possibilità di lavorare per farla crescere ed ambire alla scalata di categoria".
Operazione fallimentare. In realtà il campionato - l’unico - di Eccellenza umbra della stagione 2019/20 la squadra lo ha concluso al secondo posto (dopo una campagna acquisti faraonica per la categoria) correndo per un posto agli spareggi promozione in Serie D, prima che il calcio si fermasse a causa della pandemia che ha bloccato il mondo. Doveva essere avanzata anche la richiesta di ripescaggio, ma non se n’è fatto più niente. A volte la principessa seguiva la squadra in trasferta, venendo ricevuta dai sindaci dei paesi.
La squadra funzionava, il progetto poteva reggere. Anche se con alcune difficoltà. Ad esempio il braccio di ferro col Comune per disputare le partite in casa nello stadio locale a causa degli ingenti debiti. Per la cronaca, perso: licenza revocata e gare in casa giocate nella vicina Bevagna. L’inizio di un percorso vincente, con investimenti, prospettive rosee, promozioni all’orizzonte? Niente di tutto questo. Al contrario: l’oblio.
Già a luglio 2020 sarebbero circolate le prime voci che Norah al Saud volesse mollare tutto. E così è stato. A metà mese, i primi segni di cedimento. Poi, come raccontano i media locali, il tentativo per il salvataggio in extremis, l’ok che arriva a pochi minuti dal gong che segna la fine delle iscrizioni al campionato, la registrazione che sfuma. Squadra non iscritta al campionato. Tutto finito. La fine della società Spoleto Calcio dopo 88 anni di vita. Storia e primati spazzati via nell’amarezza. A Newcastle sperano di meglio.
