10 agosto 1995, a Villar Perosa si gioca l'amichevole che scandisce ormai da anni l'estate bianconera: sotto gli occhi dell'Avvocato Agnelli la Juventus affronta la formazione Primavera allora allenata da Antonello Cuccureddu e in cui tra gli altri milita il futuro bomber di Empoli e Lazio, Tommaso Rocchi ma pure Max Vieri, fratello del più famoso Christian. L'arbitro è il torinese Roberto Rosetti.
La formazione iniziale schierata da Marcello Lippi è la seguente: Rampulla in porta, Torricelli, Carrera, Vierchowod, Sorin in difesa, Di Livio, Paulo Sousa, Antonio Conte e Deschamps a centrocampo mentre in attacco giocano Padovano e Ravanelli. Nella ripresa subentreranno tra gli altri Ciro Ferrara, Gianluca Pessotto, Alessio Tacchinardi, Giancarlo Marocchi, Gianluca Vialli e Alex Del Piero, destinato a diventare capitano e bandiera.
Il risultato finale sarà di 7-0 per la formazione A, che bombarda la porta di un certo Nicola Visentin, promettente estremo difensore non ancora ventenne nato ad Altivole, in provincia di Treviso, e cresciuto nel Montebelluna prima di approdare alla Juventus con cui qualche mese dopo entrerà per sempre nella storia del club alzando al cielo la coppa più ambita.
C'è anche lui infatti a Roma la notte del 22 maggio 1996, esattamente nove mesi dopo il pomeriggio di Villar Perosa, a festeggiare sul prato dell'Olimpico quella che ancora oggi resta l'ultima Coppa dei Campioni conquistata dalla Juventus battendo l'Ajax ai calci di rigore. Un'esperienza che Visentin, preparatore dei portieri al Vedelago in Promozione, ha ricordato qualche tempo fa intervistato da 'Venetogol'.
“Ma ci tengo a precisare che non ho mai giocato in Champions, quindi non ho dato nessun contributo alla vittoria finale. Semmai sono stati quei campioni ad aver dato tanto a me: da loro infatti ho imparato molte cose, che ora cerco di trasmettere agli estremi difensori che alleno. Vorrei quindi che passasse non tanto l’idea di un campione d’Europa, bensì di un ragazzo che la sua ‘Champions’ la vince ad ogni allenamento vedendo migliorare i suoi portieri”.
Getty ImagesI bianconeri, passati inizialmente in vantaggio grazie a un fantastico goal di Fabrizio Ravanelli, vengono raggiunti da Jary Litmanen. La partita si protrae così fino ai calci di rigore quando il grande protagonista diventa Angelo Peruzzi, capace di parare i tiri del futuro bianconero Edgar Davids e di Silooy mentre i rigoristi della Juve (Ferrara, Pessotto, Padovano e Jugovic) non sbagliano un colpo. Sotto il cielo di Roma può così scoppiare la festa a cui come detto partecipa anche lo sconosciuto Visentin peraltro l'ultimo ad alzare al cielo quella coppa come normale per un terzo portiere che non ha mai neppure debuttato in gare ufficiali tra i pali della Juventus ma nonostante tutto rimasto nella storia. Forse proprio per quello.
L'unica presenza di Visentin con la prima squadra risale al 23 luglio 1995, quando subentra alla mezz'ora del secondo tempo al posto di Michelangelo Rampulla nell'amichevole estiva contro la Rappresentativa della Valle d'Aosta, stavolta senza subire goal e giocando dietro a una difesa composta da Porrini, Vierchowood, Pessotto e Sorin. Mentre il 12 maggio del 1996 va in panchina in un Bari-Juventus per l'indisponibiità di Peruzzi. gara terminata sul risultato di 2-2 con doppietta di Protti per i pugliesi, autogol di Montanari e rete di Gianluca Vialli per i bianconeri.
Alla fine della stagione si trasferisce alla Viterbese dove resta una sola stagione prima di trasferirsi al Tempio, quindi l'esperienza alla Pro Patria prima di tornare al Tempio. Visentin nel 2000 resta senza contratto ma due anni dopo ad offrirgli un'altra occasione è lo Jesolo, poi Santa Lucia e PortoSummaga.
"Fui l’ultimo ad alzare la Coppa durante le premiazioni a Roma, alcuni miei amici scherzano sul fatto che io abbia portato sfortuna, visto che da allora la Juve non l’ha più vinta. Con i componenti di quella squadra non ho più contatti. Talvolta capita però di trovarci e salutarci in giro per l’Italia in occasione di qualche evento. Sono invece ancora in contatto con altri giocatori della Primavera, ad esempio Tommaso Rocchi e Stefano Sorrentino".
Ovvero altri due che alla Juventus non troveranno fortuna ma con una carriera comunque ben diversa rispetto a quella di Visentin dato che l'ex terzo portiere bianconero ha speso la sua perlopiù in Serie C tra Tempio, Viterbese, Pro Patria, Portogruaro e Bassano, mentre in Serie D ha giocato con Santa Lucia e Jesolo. Non esattamente quanto sognato dopo la magica notte di Roma. Visentin, nella stessa intervista rilasciata a 'venetogol', ci tiene comunque a ringraziare in particolar modo una persona che lui ritiene fondamentale.
"Ci tengo a nominare una persona Michelangelo Mason, che per me ha avuto un ruolo importante come uomo e allenatore. L’ho avuto a Portogruaro, ed è stato il fulcro di tutte le mie conoscenze sulle nuove metodologie del portiere moderno. Ha infatti portato innovazione, efficacia, per un concetto di estremo difensore d’attacco e di movimento. Inoltre ha saputo darmi stimoli e il coraggio di cambiare, migliorando il mio modo di parare”.
La carriera di Visentin nel 2006 viene interrotta bruscamente a soli trent'anni e nel peggiore dei modi quando il portiere, allora al PortoSummaga, risulta positivo a un controllo antidoping e viene squalificato per un anno salvo essere riabilitato dal secondo grado della giustizia sportiva perchè aveva assunto un farmaco necessario dopo aver ricevuto una pallonata all'occhio durante gli allenamenti, assunzione che a detta del portiere che era stata segnalata regolarmente al club di appartenenza. Troppo tardi però per tornare tra i pali.
"Due anni dopo aver smesso, ho ricevuto una proposta dal Nove come preparatore. Da lì ho iniziato con tanta voglia di trasmettere i concetti ai ragazzi, con ottimi riscontri. In seguito sono stato al Vedelago, al San Gaetano, al Riese e da tre stagioni sono di nuovo al Vedelago. Negli anni ho allenato diversi numeri uno di qualità, come Jari Bortignon, Giorgio Giaretta e Rudy Dall'Arche. Rigori? Ero piuttosto bravo a pararli. Sicuramente c’è una componente di fortuna, ma anche di studio e tecnica. Non è mai facile segnare dal dischetto se in porta c’è un para-rigori come Handanovic o Sommer. Noto un sacco di ragazzi nei settori giovanili che hanno qualità, ma che sono trascurati in termini di motivazione. Devono sentire la fiducia dell’ambiente intorno. Preferisco vedere un ragazzo che sbaglia, ma che almeno ci prova. Il portiere è un ruolo a sé, quasi magico”.
Nessuno comunque potrà mai togliere a Visentin il ricordo di quella magica sera di maggio del 1996 quando sul prato dell'Olimpico insieme a campioni del calibro di Peruzzi, Ferrara, Montero, Conte, Deschamps, Del Piero, Vialli e Ravanelli ha alzato al cielo la coppa più ambita per un calciatore, seppure senza mai debuttare in Serie A. Un ricordo che lo ha consegnato per sempre alla storia del club bianconero di diritto. C'è anche il nome di Nicola Visentin, infatti, inciso sull'ultimo trionfo internazionale della Vecchia Signora. E pazienza se alla fine la carriera di quel giovane portiere non è mai decollata.


