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Sulley Muntari Catania InterGetty

L'origine dell'espulsione "alla Muntari": due gialli in 40 secondi in Catania-Inter

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Sulley Muntari ha vinto molto più di altri suoi colleghi: trofei che in tanti hanno a lungo inseguito per tutta la loro carriera, senza mai riuscirci. In alcuni di questi titoli ha lasciato la sua impronta non come giocatore dietro le quinte, ma come parte integrante e importante del gruppo dei titolari. E, aspetto ancor più segnante, non è stato uno qualunque.

Non può esserlo, in fin dei conti, se ci pensate, un giocatore che, volente o nolente, ha vestito gli abiti da protagonista di alcuni dei momenti chiave della storia recente della Serie A: tra lotta al razzismo, polemiche arbitrali e, sì, ingenuità.

Andando al di là del goal non assegnato nel più famoso Milan-Juventus, del 2012, episodio che ancora oggi, a 9 anni di distanza, accende e alimenta il dibattito tra le tifoserie delle due squadre (nonché, probabilmente, il più noto evento della carriera dello stesso Muntari, al centro di una polemica che non si placherà mai e allo stesso tempo uno dei primi riferimenti che rapidamente vengono in mente quando si pensa a un match tra i rossoneri e i bianconeri), quanto accaduto a Cagliari con la maglia del Pescara, nell’aprile del 2017, merita almeno una menzione.

"Avete visto tutti quello che è successo: i tifosi facevano i cori durante il primo tempo. C'era un bambino piccolo che li faceva con i genitori vicino: sono andato lì e gli ho detto di non farlo, dandogli la maglia, per insegnare che non si fanno queste cose”.

Sulley Muntari Cagliari PescaraGetty

Muntari, bersagliato dai tifosi, si sfoga con l’arbitro protestando: “Ho parlato con l'arbitro, e lì mi ha fatto inc... Mi ha detto che non dovevo parlare con il pubblico. Gli ho chiesto: 'Ma tu non hai sentito?'. Ho insistito dicendogli che doveva avere il coraggio di fermare la partita: l'arbitro non serve solo a stare in campo e fischiare, deve fare tutto”. L’arbitro, Minelli, ammonisce Muntari e il centrocampista decide di abbandonare il campo, da solo.

Il giudice sportivo lo fermerà per una giornata, sui social è il caos: l’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani lo incorona a “esempio e fonte di ispirazione”, le regole, però, prevedono un turno di stop. La corte d’appello, infine, annulla la squalifica: ma per giorni non si è parlato d’altro.

Nel 2007 è stato anche il giocatore più costoso della storia del Portsmouth che con 7 milioni di sterline lo ha prelevato dall’Udinese: con i Pompeys vince, da protagonista, una FA Cup (con una rete decisiva contro il Manchester United ai quarti), prima di ritornare in Italia, dove lo aspetta José Mourinho, alla ricerca di un centrocampista aggressivo e con buona corsa. All’Inter segna subito, contro la Roma in Supercoppa italiana: una stagione più tardi vincerà tutto, e anche di più.

Sulley Muntari Samuel Eto'o Inter MadridGetty

Le due settimane che comprendono la trasferta di Londra e la rete di Samuel Eto’o che, con un preciso destro in corsa, ha battuto Turnbull e il Chelsea, spianando la strada verso il Triplete, sono state con ogni probabilità quelle che più, tra tutte, hanno messo a repentaglio l’impresa dell’Inter di Mourinho. Nelle precedenti l’Inter aveva vissuto diversi episodi particolarmente strani: prima le famose “manette” dell’allenatore portoghese, nel match contro la Sampdoria, poi l’incidente stradale a Julio Cesar, tra paura e confusione. A fine marzo, il gap in classifica con la Roma si assottiglia a tal punto da rischiare la vetta poi persa a metà aprile e riconquistata giusto in tempo per alzare al cielo lo Scudetto.

Capovolgendo l’Italia, in Sicilia questo periodo verrà ricordato come uno dei migliori della storia calcistica dell’isola. Il Palermo sognava un piazzamento in Champions League, perso al fotofinish e occupato dalla Sampdoria, il Catania, invece, penultimo al termine del 2009 con 12 punti, stava per compiere un’impensabile rincorsa salvezza con Sinisa Mihajlovic in panchina, resa concreta, nei fatti e simbolicamente, dalla notte del 12 marzo 2010. “La partita degli dèi”, per molti: quella “dell’espulsione di Muntari”, per altri.

Di Sulley, avrete capito, si possono dire molte cose, ma non che sia un tipo senza carattere, aspetto che lo ha spesso penalizzato. Prima di andare a Stamford Bridge, l’Inter di Mourinho (squalificato e in un box in tribuna) passa dallo stadio Angelo Massimino di Catania, in un venerdì sera a conclusione di una settimana interamente caratterizzata dal diluvio. Comunque, c’è il pienone.

“Avevamo fatto un primo tempo spettacolare, ma eravamo andati sotto con una giocata dei campioni dell’Inter: dall’atmosfera che si respirava sapevamo, però, che sarebbe stato impossibile perdere quella partita”, racconta a Goal Italia Giuseppe Mascara, protagonista rossazzurro di quella sera.

I nerazzurri passano in vantaggio a inizio secondo tempo con una triangolazione Sneijder-Eto’o-Milito, conclusa in rete dal “Principe”: il Catania risponde 20 minuti dopo con un taglio preciso di Maxi Lopez culminato in un destro su cui Julio Cesar non può nulla. È il 74’: appena 5 minuti prima della sostituzione che segnerà il corso della gara.

Sulley Muntari Catania Inter 12032010Getty

Mourinho, dalla tribuna, ordina il cambio di Cambiasso: al suo posto entra Muntari. Passano 18 secondi e Jorge Martinez con la sua classica “serpentina” supera il ghanese che lo stende da dietro: l’arbitro Valeri estrae il giallo. Calcio di punizione dai 25 metri.

“Ho calciato, Muntari era già ammonito: ribatte il mio tiro dentro l’area, prendendola con le mani. Il resto è storia”: sono passati, in totale, 44 secondi dall’ingresso in campo di Sulley Muntari al Massimino. Tanto basta per lasciare il rettangolo verde: Valeri estrae il secondo giallo, l’Inter rimane in inferiorità numerica a causa di una delle espulsioni più veloci di sempre.

“Poverino: non è che è entrato per farlo di proposito… nel calcio capita anche questo”, spiega Mascara.

Il Catania vincerà 3-1, con il cucchiaio dello stesso Mascara sul rigore causato dal secondo giallo di Muntari, e con lo slalom di Martinez. “Come i portieri studiano noi, noi studiamo loro. Julio Cesar è stato uno dei migliori portieri al mondo, ma anticipava sempre: poi il campo bagnato… non poteva mai aspettarsi da me che gli facessi il cucchiaio”: lo sguardo truce di Mourinho, inquadrato al momento dell’uscita dal campo del ghanese, comunque, dice tutto.

Al termine della stagione alzerà al cielo Serie A, Coppa Italia e Champions League: a fine anno anche il Mondiale per Club. È stato uno dei giocatori più chiacchierati, ma allo stesso tempo uno dei più concreti del calcio italiano: tra polemiche infinite, lotta al razzismo e un’espulsione record che, come in casi recenti (il doppio giallo in un minuto a Strandberg in Bologna-Salernitana), farà di lui un esempio da usare all'occorrenza. “Alla Muntari”.

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