Dopo due anni al di sotto delle attese alla Roma (marzo 2017-marzo 2019), Monchi ha fatto retromarcia. Il direttore sportivo è tornato al Siviglia, club che ha caratterizzato la propria carriera da calciatore prima e dietro la scrivania poi.
L'ex direttore sportivo dei giallorossi, intervistato da Goal, racconta i motivi che lo hanno portato a sposare nuovamente la causa andalusa.
"Quando ho incontrato il presidente Pepe Castro, con Jesús Arroyo, mi è piaciuto tutto. Mi ha incoraggiato sentire che il club voleva continuare a crescere, essere all'avanguardia del calcio spagnolo ed europeo. Convincermi non è stato difficile, perchè dopo averli ascoltati avevo le idee chiare: volevo tornare a casa mia".
"Sono stato qui per quasi 30 anni, ho vissuto tutto, come giocatore, come delegato, come direttore sportivo ... È difficile da spiegare. Il mio rapporto con il club va oltre il lavoro: sono più 'siviglista' che direttore sportivo. A volte ti motiva e a volte ti pesa, ma cerco sempre di essere positivo".
Il Siviglia ha scritto la storia recente dell'Europa League, aggiudicandosela per ben 5 volte dal 2006 ad oggi.
"Vincerla per la sesta volta quest'anno sarebbe un sogno, toccare di nuovo il cielo con le mani. Un qualcosa di quasi impossibile, perchè ogni volta vincere un torneo è sempre più difficile".
Tra Monchi e gli andalusi, è amore vero.
"C'è sempre una frase che di solito uso molto: più che il cuore, mi batte lo stemma... C'è un legame col club e col sentimento 'sivigliano' ed è esattamente ciò che fa sì che chiunque ami questa società dia il massimo".




