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Sheffield United celebrate 2019-20Getty Images

Miracolo Sheffield United in Premier League: dalla terza serie al sogno europeo

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Se ad un tifoso dello Sheffield United aveste detto, nel 2017, che oggi la sua squadra avrebbe lottato per conquistare un posto in Europa, probabilmente vi avrebbe presi per pazzi. E come dargli torto d'altronde: solo tre anni fa arrivava la vittoria del campionato di League One, la terza serie inglese, e nessuno si sarebbe mai immaginato un exploit del genere, a maggior ragione durante la prima stagione in Premier League a 12 anni dall'ultima disputata.

Un sali e scendi continuo tra una categoria e l'altra per i 'Blades', il cui unico titolo di campioni d'Inghilterra risale al calcio degli antichi pionieri ( 1897/1898 ): altri tempi decisamente, un altro modo di intendere il 'football' a quelle latitudini e la consapevolezza che l'assenza dai grandi palcoscenici nazionali fosse diventato un fardello troppo pesante da sostenere per un popolo che, come spesso succede nel Paese di sua Maestà la Regina, tende ad identificarsi nel club della propria città.

Chiaro che il ritorno in Premier League fosse visto sotto una luce diversa, con la convinzione di dover volare basso per evitare che le fragili ali di cera si sciogliessero al contatto col sole del campionato più bello al mondo: lo Sheffield United ha però sorpreso tutti dimostrando di non seguire il pessimo esempio del mitologico Icaro, ostinato e cocciuto nel voler andare oltre i suoi flebili limiti.

Sotto la guida di Chris Wilder che assunse le redini della squadra nel 2016, i biancorossi hanno progressivamente alzato il livello della rosa sfruttando le occasioni del mercato e una disponibilità economica non indifferente: poco più di 30 milioni di euro per gli acquisti degli attaccanti McBurnie e Mousset, ai quali si sono aggiunti lo scorso gennaio i 21,5 per il talento norvegese Sander Berge, divenuto il giocatore più pagato nella storia del club.

Billy Sharp Sheffield United 2019-20Getty Images

Ma la base, di per sé, era già più che buona: la leggenda Billy Sharp in avanti, John Fleck il centrocampista con il vizio del goal, il promettente Dean Henderson (in prestito) in porta. Chiaro che con l'aggiunta di altri elementi di sicura qualità potesse nascere un mix vincente anche per la Premier, seppur le aspettative non fossero così alte: prima della sospensione, lo Sheffield stazionava al settimo posto a quota 43 punti, gli stessi del Wolverhampton che però ha giocato una partita in più. Vincendo il recupero contro l'Aston Villa, sarebbe realtà pure il sorpasso al Manchester United al quinto posto, a sole due lunghezze dalla quarta piazza occupata dal Chelsea che vorrebbe dire Champions League.

Uno scenario appena sussurrato più che urlato, quasi in segno di scaramanzia per una stagione che sta regalando gioie in serie, molte delle quali a Bramall Lane: un fortino a metà, considerato che lì sono maturate cinque sconfitte, tre in più di quelle in trasferta dove lo Sheffield ha perso solo contro Liverpool e Manchester City, le prime due della classe.

Punto di forza, più che l'attacco (appena 30 le reti messe a segno, distribuite tra più giocatori) è la difesa che con soli 25 goal concessi è la seconda in assoluto dietro a quella del Liverpool (21): dato che lascia a bocca aperta se associato ad una neopromossa con ambizioni di salvezza, risucchiata improvvisamente nella lotta per un posto al sole oltre i confini nazionali come mai è accaduto in 131 anni di storia.

Sarà proprio lo Sheffield ad alzare il sipario sulla Premier League alle ore 19 di mercoledì 17 giugno quando, due ore più tardi, potrebbe ritrovarsi in una posizione impronosticabile fino ad alcuni mesi fa. Un riconoscimento da pelle d'oca per chi, come l'idolo della tifoseria Sharp, ha sgomitato nelle categorie inferiori senza la certezza di un futuro roseo che ha finalmente assunto le sembianze del presente.

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