Uno in panchina a dare indicazioni e prendere decisioni, l’altro in campo a innescare tutte le pedine intorno a lui. Il gestore e il campione. Il riferimento in panchina e quello in campo. Due totem diversi, uno più ingombrante dell’altro, poco ma sicuro. D’altro canto, quando si parla di Zlatan Ibrahimovic non può che essere così. Anche Massimiliano Allegri lo sapeva.
Insieme, i due hanno firmato l’ultimo scudetto del Milan, nella stagione 2010/11. Sono rimasti a lavorare insieme un altro anno, senza lo stesso successo. Personalità diverse, mentalità vincenti, ognuna a modo proprio. Che in due anni hanno vissuto alti e bassi insieme in un rapporto iniziato con i migliori auspici e terminato con una grossa delusione, nonostante uno scudetto.
Sia Allegri che Ibrahimovic sono arrivati al Milan nell’estate del 2010: Max come l’uomo con il “physique du rôle” per allenare il Milan, Ibra come il colpo ad effetto quasi sul gong del mercato. Decisivi, entrambi, insieme. 14 goal per lo svedese, pochi per le sue medie, ma anche 12 assist, preziosissimi per innescare i compagni. Da Pato a Robinho fino a Cassano e persino Nocerino. Una squadra superiore.
“Se avesse fatto il centravanti anche dieci anni fa, avrebbe potuto segnare molti più goal, invece quel testone non voleva prendere le botte”,ha ricordato Allegri in una sua recente apparizione a ‘Sky Calcio Club’.
Dettagli, inezie in una squadra che funzionava bene. Per merito di Ibra e per merito di Allegri, che aveva gestito la situazione nel migliore dei modi a livello ambientale. Si era trovato tra le mani delle star, una novità per lui che arrivava dal Cagliari. Alcune le aveva messe da parte, come Pirlo, preferendo un van Bommel di ferro in mezzo al campo. Altre invece, ovviamente, le aveva messe al centro del villaggio.
GettySe la prima stagione fu gestita pacificamente, la seconda non andò allo stesso modo. È il 6 marzo 2012, il Milan è ospite dell’Arsenal nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League, strapazzato nella gara d’andata con un 4-0 senza appello. All’Emirates è tutt’altra storia. I Gunners macinano gioco, il Milan va in confusione. Risultato finale: 3-0. Con un paio di miracoli di Abbiati per evitare una specie di Deportivo bis. Passaggio del turno, sì, ma con il brivido. E soprattutto con reazioni diverse, raccontate anche da Gianluca Zambrotta nella sua biografia.
"Con l'Arsenal, dopo aver perso 3-0, Allegri ci fece comunque i complimenti per il passaggio del turno. Non è stata una grande mossa. Ibrahimovic si arrabbiò e quasi vennero alle mani nello spogliatoio".
"Allegri era tutto contento - il racconto dell’accaduto di Ibrahimovic in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ - È vero che avevamo passato il turno, ma non c’era nulla da ridere, e gliel’ho fatto notare. Allegri mi rispose: ‘Tu Ibra pensa a te, che hai fatto cagare'. Gli ho ribattuto che aveva fatto cagare lui: per paura si era portato due portieri in panchina”.
Djamel Mesbah a ‘gianlucadimarzio.com' ha aggiunto un dettaglio aggiuntivo, una frase di Ibra, che infuriato avrebbe detto ad Allegri testuali parole “Non voglio fare ‘ste figure di merda”.
Zambrotta aveva anche raccontato un altro momento di tensione tra Ibrahimovic e Allegri, senza però citare la partita, menzionando semplicemente uno “scontro diretto”.
“Disse chiaramente che se avesse avuto solo 14 calciatori sarebbe stato lo stesso. Mi sono guardato in faccia con Ibrahimovic come per dire: ma questo che sta dicendo? Lì abbiamo perso lo scudetto”.
La rabbia di Zlatan, secondo Allegri, al tempo era anche dovuta alla differenza tecnica e di mentalità che percepiva tra sé e i compagni di squadra.
“Zlatan era sempre incazzato perché gli altri non riuscivano a stare al passo con lui. E per due anni gli ho dovuto spiegare che gli altri non potevano giocare come giocava lui”.
GettyNella seconda stagione, quella dello scudetto perso nel testa a testa contro la Juventus, Ibrahimovic è arrivato a segnare 28 goal. Si tratta del suo record di marcature stagionali nel campionato italiano.
In un paio di occasioni recentemente Ibrahimovic ha avuto ancora modo di parlare del suo ex allenatore. Da osservatore esterno, quando giocava nei LA Galaxy, era sceso in difesa di Allegri, finito nel mirino delle critiche per il gioco poco brillante che esprimeva la Juventus nella stagione 2018/19.
"L’unica cosa che conta è vincere. Se non vinci, vieni criticato. Ma se vinci e non fai un bel gioco, ti arrivano lo stesso delle critiche. Non deve interessare come, quello ha poca importanza".
Da avversario, invece, non ha lesinato una frecciatina per quanto riguarda le scelte fatte dal tecnico.
“Allegri è bravissimo a gestire lo spogliatoio, ma doveva avere più coraggio: andare al Real Madrid, misurarsi con l’estero. Invece ha fatto la scelta comoda”.
La scelta comoda di allenare la Juventus, che lo porta nuovamente a fronteggiare il suo ex attaccante. Milan-Juventus, Ibra contro Max. Sfida nella sfida.




