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Tata Martino ArgentinaGetty

Dalla Copa America al Qatar: l'Argentina alla 'prova del passato' contro il 'Tata' Martino

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Il 14 luglio del 2014 in Argentina il tema principale è ancora, e lo sarà per diversi mesi, il goal di Mario Gotze che ha consegnato i Mondiali alla Germania, in una delle finali più difficili della storia dell'Albiceleste. Seguono gli altri spunti: la prova incolore di Lionel Messi e, ovviamente, il "totonome" del commissario tecnico che sarebbe succeduto ad Alejandro Sabella, che aveva già annunciato il suo addio prima della finale del "Maracana". Passerà, comunque, un mese prima di venirne a capo.

Pochi mesi prima, dall'altra parte del mondo, il Barcellona completava una delle stagioni più complesse vissute tra gli anni Dieci e i Venti del nuovo millennio, ma comunque preludio all'ultima grande prova di forza: che no, non riguarda Gerardo Martino. "El Tata". O almeno, non lo riguarda se non di striscio.

Ha origini potentine, ma la stampa di tutto il mondo, alla vigilia di ferragosto dell'anno che vedrà l'Argentina perdere in finale contro la Germania in Brasile (il che è tutto dire) si concentreranno su alcuni particolari: il suo rapporto con Lionel Messi prima di ogni cosa. Quindi le sue potenzialità da nuovo commissario tecnico della Seleccion. Quasi fosse un dettaglio secondario.

In verità il legame con la "Pulga" è sempre stato più complesso di quel che si crede: già nel 2011, dopo l'addio di Pep Guardiola ai blaugrana, qualcuno mise in bocca a Messi delle parole mai dette, accostando il "Tata" alla panchina del Barcellona, soprattutto dopo la grande prova offerta dalla Nazionale paraguaiana, trascinata sorprendentemente dallo stesso Martino in finale di Copa America, poi persa con l'Uruguay, nel 2011.

"Ho solo detto che sembra un buon allenatore: ha dimostrato col Newell's e con il Paraguay cosa è capace di fare, speriamo faccia bene anche con noi. Tutto qui".

Prima di sedere sulla panchina del Barça, comunque, passeranno due anni. Per dire. La sua "benedizione" l'aveva già ricevuta, ed è ciò che conta: in blaugrana, però, l'esperienza fu tutto fuorché idilliaca. Il "Tata", che si dice che da calciatore fosse uno degli idoli del padre dello stesso Messi, perde clamorosamente la Liga all'ultima giornata, in casa, al Camp Nou, consegnandola all'Atletico Madrid (in una delle giornate più folli della storia del calcio spagnolo), ma più in generale è la mancanza di equilibrio a sorprendere. Una stagione, una Supercoppa in bacheca: nel 2014 lascia il comando. Con buona pace dello stesso Messi, difeso all'inverosimile.

"Arrivare dopo l'epoca di Guardiola è stato difficile da sostenere e da eguagliare. E succede anche oggi: si finisce sempre per competere con quel Barcellona e probabilmente questo avverrà ancora".
 Messi tata MartinoGetty

Un anno dopo Luis Enrique vincerà tutto. Ma questo è un altro discorso. Ereditare la panchina del compianto Sabella, comunque, non lo solleva dalle responsabilità vissute già in Spagna: attorno a quell'Argentina c'è un attesa fuori dal normale. Sembra una squadra costruita per vincere, ma in maniera disfunzionale: c'è da risolvere la grana Messi, andato vicinissimo a raggiungere Diego Armando Maradona. C'è da riportare almeno un trofeo a casa.

E ci sono anche due competizioni consecutive che possono permetterlo: la Copa America del 2015 e quella del 2016, l'edizione "Centenario". Per tutta una serie di motivi, comunque, qualcuno aveva deciso che il "Tata" Martino non dovesse vincerle.

In Cile perde in finale proprio contro la Roja, ai rigori, con gli errori di Higuain e Banega. Pazienza. Nel 2016 si gioca negli Stati Uniti: il 26 giugno è una data importante. In Francia si giocano gli Europei che vedranno trionfare a luglio Cristiano Ronaldo, e poi il Portogallo: è chiaro che Messi deve darsi una mossa. In quella finale, ancora contro il Cile, però, la "Pulga" è di nuovo anonima. Sbaglia anche uno dei rigori che consegneranno la Copa ad Alexis Sanchez e compagni. Psicodramma. Messi si presenta alla stampa comunicando il suo (momentaneo, poi) addio alla Nazionale. Martino lascia pure.

Ed è bizzarro. Lo è perché il destino, a volte, fa il giro e diventa quasi simpatico, ironico, beffardo: la seconda giornata del Gruppo C di Qatar 2022 li mette di nuovo di fronte. Il "Tata" e l'Argentina. Il "Tata" e Messi.

"Sono il CT del messico e voglio il meglio per il Messico: voi al mio posto cosa fareste? Farò di tutto per vincere".

Martino siede sulla panchina del Messico dal 2019, ovvero dall'anno in cui ha vinto la Gold Cup, la "Pulga" è ritornato a vestire la maglia della Seleccion e, nel frattempo, ha avuto anche la possibilità di alzarla al cielo, quella Copa America maledetta, nel 2021. Sembra passata una vita: sono passati pochi anni, ma dopo la sconfitta all'esordio contro l'Arabia Saudita per l'Argentina la sfida contro la Tri è già decisiva. Come quel destino che potrebbe trasformare il "Tata" Martino in giustiziere dell'Albiceleste: con rigore. Ma senza rigori (se non durante i novanta minuti), questa volta.

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