Ottobre 2020: a San Siro l'Inter attende il Borussia Mönchengladbach nella prima partita della fase a gironi di Champions League. MarcusThuram si presenta con qualche ora di ritardo rispetto ai compagni, ma viene fermato da uno steward: "Mi scusi, prego: favorisca i documenti". Non viene riconosciuto. Si abbassa la mascherina, prende in mano lo smartphone e fa vedere il risultato della ricerca del proprio nome su Google. Incredulo.
Chissà se avrà nuovamente bisogno di una foto, dovesse trovarsi da quelle parti: la notizia delle ultime ore è che l'Inter sta pensando a un suo arrivo in attacco, tra i tanti nomi sondati per sostituire Romelu Lukaku e consegnare a Simone Inzaghi una punta diversa da Edin Dzeko. In poche parole, più soluzioni offensive.
Marcus Thuram è reduce da un'estate agrodolce: ha vissuto con la Francia la sua prima "spedizione" agli Europei, ma è stato impiegato solo per 9 minuti. Quelli che, in breve, hanno sancito l'eliminazione dei francesi di Deschamps agli Ottavi contro la Svizzera. Si anche fatto carico di uno dei rigori della serie finale. Segnato.
Oggi l'attaccante classe '97 non è più calcisticamente "il figlio di Lilian", ammesso che, visti i ruoli, lo sia mai stato: uno dei grandi meriti di Marcus è stato quello di farsi da solo, su un rettangolo verde, separando l'eredità preziosa legata a un cognome in patria pesante (un Campione del Mondo e d'Europa è una leggenda vivente) da ciò che è. Innanzitutto un giocatore interessante.
“Solo all’età di 12 anni ho capito che è stato un giocatore famoso, prima era solo mio padre che tornava a casa dal suo lavoro”, ammette in un'intervista rilasciata lo scorso febbraio a BT Sport, aggiungendo che l'unico modo in cui il padre può averlo influenzato è stato perché, da piccoli, hanno "sempre avuto palloni tra i piedi", in casa.
Se l'Inter ha messo gli occhi su di lui significa che tra le varie opzioni per definire l'attacco di Simone Inzaghi è stata scelta quella riguardante una certa continuità con il passato e con le caratteristiche di Romelu Lukaku, ma allo stesso tempo andare alla ricerca di profili diversi, più duttili.
Il figlio di Lilian infatti ha sì un passato da centravanti in Francia, ma è da considerarsi più un'ala, un esterno con propensione offensiva. Posizione in cui, indifferentemente a destra o a sinistra, lo ha impiegato Marco Rose al Gladbach negli ultimi due anni e in cui lo sta schierando anche Adi Hütter, il nuovo allenatore.
Getty ImagesThuram è forte fisicamente, come Lukaku, ma utliizza il corpo in maniera diversa. Non ha un gioco spalle alla porta, preferisce agire in profondità, sia palla al piede che senza. Molto abile a gestire un corpo apparentemente complesso (1,92 m) e a prendere il tempo all'ultimo difensore della linea avversaria. A questo va aggiunta la capacità di far goal in tutti i modi: in progressione, in dribbling e in inserimento.
Un dato importante lo consegna la passata stagione: dopo i 14 goal e i 9 assist nel 2019/20 (primo anno in Germania dopo il trasferimento dal Guingamp), Thuram nel 2020/21 ha messo a referto più assist, 12, che goal, 11, quasi tutti nella stessa maniera. Lancio nello spazio, scatto esplosivo, servizio per il tocco facile del compagno.
Nato a Parma, ha vissuto gran parte della vita in Italia, viste le esperienze del padre che, oltre al famoso incontro in campo con Gianluigi Buffon (che definirà "un momento toccante"), gli permetteranno, una volta trasferitosi in Spagna, di allenarsi, da bambino, con alcuni dei giocatori più importanti della storia del calcio, che in qualche modo lo ispireranno.
"Da bambino ho giocato con un giovane Leo Messi, con Thierry Henry e Ronaldinho e vedendoli giocare ho capito che avrei voluto fare l’attaccante”.
La sua esultanza è diventata "cult": prende la maglia, la fa insoddare alla bandierina del calcio d'angolo e porta entrambe a spasso. Materiale social, se arriverà in Italia: per sicurezza si porta avanti. Rispolverando l'italiano che lo ha accompagnato nei primi anni di vita e preparando due, o tre foto da mostrare allo steward di San Siro.




