Marcel Sabitzer ha approcciato Euro 2020 con un lancio a 40 metri con il contagiri che la deviazione vincente di Lainer ha trasformato in un assist. Una sorta di dichiarazione d’intenti: a 27 anni compiuti, il nativo di Graz punta a mettere il suo nome sulla mappa dei migliori centrocampisti d’Europa. E quale vetrina migliore di un Europeo con la sua Austria per mostrare all’ittero continente il livello del suo calcio. Livello già di per sé molto alto, chi segue il Lipsia lo sa. E anche diversi addetti ai lavori lo sanno. Non è certo un caso che il classe 1994 sia al centro di molte voci di mercato.
A partire dall’estate 2020 porta la fascia di capitano del Lipsia, ma ha un contratto in scadenza nel 2022 e la stampa tedesca ha fatto intendere che un rinnovo non è così certo. Potrebbe sembrare un paradosso, ma nella filosofia del club targato Red Bull non rientrano rinnovi pluriennali eccessivi per i giocatori che raggiungono un determinato status e possono diventare occasione di monetizzazione e plusvalenza. Ecco, il Lipsia ha acquistato Sabitzer nel 2014 sborsando un paio di milioni di euro. Briciole, in confronto a una valutazione attuale che si potrebbe stimare intorno ai 30-40 milioni.
L’escalation dell’austriaco non è stata sorprendente. Sin dalle sue prime apparizioni con l’Admira Wacker, dove era arrivato su spinta del papà, anche lui calciatore, Sabitzer si è imposto come un grande talento: ha esordito tra i professionisti a 16 anni e mezzo, a 17 nella Bundesliga austriaca, a 18 nella nazionale maggiore dopo tutta la trafila delle giovanili. Poi è passato al Rapid Vienna. Era considerato un attaccante, una seconda punta da 4-4-2, comunque un finalizzatore. Anche quando lo ha acquistato il Lipsia nel 2014, con la regia dei ‘cugini’ del Salisburgo, il suo futuro sembrava poter essere al centro dell’attacco.
Getty ImagesConvinzione rafforzata dai 27 goal segnati nella stagione 2014/15 proprio con la maglia del Salisburgo tra campionato, coppa ed Europa League. Era stato un anno difficile dal punto di vista mentale, visto che tutti i tifosi in Austria lo avevano preso di mira per aver lasciato la ‘tradizione’ e aver spostato il progetto Red Bull. Dall’altra parte c’era la forte sensazione che l’Austria avesse trovato un nuovo bomber.
Ralf Rangnick, però, la vedeva diversamente. Un po’ come ha sempre fatto nel corso della sua carriera. Al momento dell’arrivo di Sabitzer al Lipsia, con la squadra ancora in 2. Bundesliga alla ricerca della promozione - fu proprio Rangnick a convincerlo comunque ad andare subito in Germania, nonostante la categoria e l'ambiente ostile - lo ha messo inizialmente sull’ala destra, per sfruttare la sua tecnica nell’uno contro uno e soprattutto la sua capacità di creare occasioni da goal. Poi lo ha spostato più sulla trequarti, maggiormente nel vivo del gioco, in una posizione più simile rispetto alle zone di campo in cui agiva agli esordi.
Con la promozione in Bundesliga del 2016 e l’arrivo di RalphHasenhüttl dall’Ingolstadt il Lipsia è passato a un 4-2-2-2 in cui il numero 7 copriva la fascia destra, con Emil Forsberg suo corrispettivo dalla parte opposta. 31 partite su 34 da titolare. Irrinunciabile per l’equilibrio che era in grado di dare, per i tempi di salita e discesa sulla fascia perfetti, per la sua capacità di andare in pressing sempre con i tempi giusti e nella posizione giusta. Anche se a volte tendeva a rimanere un po’ più fuori dal gioco, poco coinvolto e forse anche meno decisivo, specialmente nella prima stagione in rapporto a Forsberg: entrambi 8 goal, ma 22 assist contro 5.
Getty ImagesIl calo fisico dello svedese ha imposto al Lipsia dei cambiamenti. L’attacco della squadra ha risentito delle difficoltà del suo fantasista e Sabitzer è sembrato meno a suo agio nella seconda stagione. Il ritorno in panchina del plenipotenziario Rangnick ha dato inizio ad un processo che si sarebbe completato un anno dopo con Julian Nagelsmann: lo spostamento dell’austriaco sempre più verso il centro del campo. Non come trequartista, ma come centrocampista d’impostazione, da vero e proprio ‘cervello’. Meno incursioni, più porzioni di campo mediane da occupare, più coinvolgimento nel gioco. E anche più vicino alla porta rispetto che da esterno.
Idea raccolta brillantemente dall’attuale tecnico del Bayern Monaco. Nell’implementare il suo 3-4-3 o 3-5-2, Nagelsmann è sempre partito da una certezza: la presenza di Sabitzer a metà campo. Gli ha consegnato le chiavi della squadra, oltre che la fascia di capitano. A centrocampo, il prodotto dell’Admira è passato da una media di 36 passaggi completati a partita nelle prime tre stagioni di Bundesliga a un totale di 42 e 47 nelle ultime due.
Sono cambiati i suoi compiti: ora deve farsi vedere per ricevere davanti alla difesa, portare avanti il pallone, anche strappando, smistarlo a destra e a sinistra. Entra molto meno in area, rimane al limite, per sfruttare una delle sue migliori caratteristiche: il tiro dalla distanza. Voleva essere più pericoloso sotto porta, ci è riuscito. Contro l’Hertha Berlino qualche mese fa ha realizzato uno dei goal più belli dell’intera stagione di calcio europeo. Uno dei 9 realizzati quest’anno. Nella stagione precedente era arrivato fino a 16.
L’evoluzione tattica di riflesso ha coinvolto anche la nazionale austriaca: da ala è passato a giocare più centralmente, quasi da trequartista, consentendo peraltro ad Alaba di arretrare la sua posizione e lavorare di più in prima impostazione. A Euro 2020, invece, Sabitzer ha giocato stabilmente a centrocampo, sia a due che a tre, sempre con gli stessi compiti che Nagelsmann gli affida nel Lipsia. 56 passaggi completati di media a partita, con una precisione dell’88.1%, con un totale di 4 passaggi chiave. L’atteggiamento spesso difensivo dell’Austria è ovviamente condizionante per 27enne, che però sta dimostrando di sapersi adattare senza abbassare il livello del proprio gioco. E di essere ancora il ‘cervello’.
Di attaccante gli è rimasta una cosa: il numero 9 sulla maglia dell’Austria. Per il resto, chiamatelo centrocampista. A lui va benissimo così.


