Immaginatevi una partita amichevole tra i migliori giocatori della Serie A e i migliori della Premier League, o della Liga. Fantacalcio, probabilmente: ben difficilmente i migliori campioni mettono a disposizione le loro caviglie in contesti che non siano i loro club o le loro Nazionali. Ad ogni modo, vi basti pensare che quest’idea non solo è già venuta a qualcuno, ma è stata pure messa in pratica, sebbene senza grande successo. Eppure la storia della Nazionale di Lega è una storia dimenticata, che merita di essere ripescata.
Anzitutto per la motivazione, molto spiccia ma perlomeno sincera: siamo all’inizio degli anni ’60, e la Nazionale italiana non ha ancora mai battuto l’Inghilterra in gare ufficiali. Ci sarà ben un modo per togliersi questa soddisfazione, pensano i nostri, e l’allora presidente della Lega Nazionale Professionisti ha il colpo di genio: un’amichevole tra i migliori giocatori dei due campionati, stranieri inclusi. Così il 1° novembre 1960 la Nazionale di Lega italiana batte 4-2 la selezione del campionato inglese, anticipando di ben 13 anni la prima storica vittoria degli azzurri in una sfida tra Nazionali “vere”.
Sarà che una volta raggiunto lo scopo l’entusiasmo diminuisce, ma di fatto la Nazionale di Lega non avrà mai una vita regolare nei trent’anni successivi, trovando però a cavallo degli anni’90 due ultimi, illustri tentativi di rianimazione.
GettyIl 12 novembre 1988 Arrigo Sacchi, tecnico del Milan campione in carica, anticipò di tre anni il suo debutto su una panchina azzurra allenando una tantum la selezione della Serie A, in amichevole a San Siro contro la Polonia. La presenza in campo del compianto Diego Armando Maradona non fu però garanzia di risultato, perché la formazione azzurra apparve senz’anima, assemblata un po’ a caso, come è normale che fosse per una squadra che sin dalle premesse contava esclusivamente sulla somma degli addendi. La Polonia passò due volte in vantaggio, la prima volta pareggiò Tassotti mentre il 2-2 finale lo timbrò Maradona con un guizzo dei suoi, vista l’abulia dei partner d’attacco Careca e Virdis (ci fu un cameo anche per il romanista Renato Portaluppi).
Il sostanziale flop dell’evento venne certificato da 5464 paganti, un dato deprimente per un sabato pomeriggio a San Siro: “La partita ha dimostrato che ai calciomani di casa nostra interessano solo le rabbie del campionato”, titolò sconsolata La Stampa. Ai giocatori della Polonia interessava invece la libertà, essendo la Cortina di Ferro ancora bella alta ancora per un annetto. Andrzej Rudy, centrocampista del Katowice, il sabato mattina invece di aggregarsi ai compagni fece perdere le proprie tracce. Si scoprirà tempo dopo che aveva raggiunto la Germania passando l’Austria, chiedendo asilo politico e trovando nella stagione successiva un ingaggio in Bundesliga, al Colonia, prima tappa di una carriera occidentale che lo vide vestire anche la maglia dell’Ajax.
L’ultimo tentativo di dare un senso alla Nazionale di Lega ebbe luogo il 16 gennaio 1991, e già la data divenne infelice, ma non certo per colpa della Lega: la sera prima infatti iniziò in Kuwait l’operazione “Desert Storm”, ovvero la breve Guerra nel Golfo Persico con cui le forze ONU restituirono l’indipendenza al Kuwait. E’ la notte in cui gli italiani scoprirono l’esistenza della CNN e della guerra “in diretta TV”: facile pensare quanto potesse interessare la Nazionale di Lega, impegnata al San Paolo contro la Nazionale di Lega inglese, non ancora Premier League.
PinterestQui occorre contestualizzare: nel 1991 la Serie A era ancora nettamente il più bel campionato del mondo, i soldi della Premier League dovevano ancora arrivare (non mancava tanto), e il calcio inglese solo da un anno era tornato a portare i suoi club nelle Coppe Europee dopo il bando di cinque anni in seguito alla tragedia dell’Heysel. Per questo da un lato avevamo il miglior trio d’attacco possibile nella Serie A del tempo: Matthaeus, pallone d’oro in carica, alle spalle di Van Basten, che di Palloni d’oro ne aveva già vinti due e ne avrebbe aggiunto un altro l’anno dopo, e Careca, il centravanti del Brasile.
Scusate se è poco. La Lega inglese poteva controbattere con nomi che rappresentano delle vere “madeleines” per i cultori della cara vecchia First Division e in particolare del Liverpool: John Barnes, il sodale Ian Rush fresco di flop alla Juventus, McMahon, ma anche l’ex viola Hysen. Tra gli ex “italiani”, anche lo svedese Anders Limpar, raffinato centrocampista che in un anno passò dalla retrocessione in B con la Cremonese al titolo inglese da protagonista con l’Arsenal. AI tempi funzionava così ed era tutto normale, facciamocene una ragione.
La partita ovviamente non ebbe storia: l’attacco della Lega di Serie A dispose a suo piacimento degli inglesi, vincendo per 3-0. Careca e Van Basten fecero il loro nel primo tempo, nella ripresa il terzo goal lo fece un ventenne centrocampista argentino che militava nel Pisa. Il suo nome? Diego Pablo Simeone. Il problema fu che la partita fu davvero per pochi intimi: 15mila spettatori non rientrano esattamente nello standard di un San Paolo gremito. Fu essenzialmente per questo, oltre che per i calendari già stipati oltre ogni limite, che la Lega lasciò definitivamente perdere l’idea: impossibile attirare pubblico per partite fini a se stesse, senza neanche lo scopo di un torneo o di un minimo di programmazione. La Nazionale di Lega rimase così da allora un polveroso ricordo, ma anche se vogliamo lo spunto per un gioco: come sarebbero ora le “Nazionali di Lega” dei principali campionati? Poco più che Fantacalcio, ma la voglia di vedere come sarebbero veramente in campo, quella forse ci sarebbe.
