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La risalita di Neuer: dall'infortunio a miglior portiere del mondo

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Di centrocampisti con il numero 1 sulla schiena se ne sono visti. Pochi, ma celebri: si ricordano Geels al Mondiale del 1974, ovviamente Ardiles, poi di recente Pantelis Kafes dell’Olympiakos e Jonathan De Guzman al Chievo. Non c’è invece mai stato un ‘numero 1’ - inteso come portiere - schierato a centrocampo per una scelta tecnica. Ci siamo andati vicini qualche anno fa. Una volta PepGuardiola affermò di voler provare a schierare ManuelNeuer in mediana per poter sfruttare tutte le sue qualità con i piedi e in impostazione. Alla fine non accadde, almeno in gare ufficiali. Di certo sarebbe stata la massima esaltazione del concetto di ‘sweeper keeper’, del portiere utilizzato come un libero. E che portiere.

Nei tre anni trascorsi dal tecnico catalano in Baviera, l’estremo difensore classe 1986 ha raggiunto una nuova dimensione che, unita alle sue parate straordinarie, ai suoi riflessi fuori dall’ordinario e al suo stile tecnico tra i pali e in uscita lo hanno reso indiscutibilmente il numero uno al mondo. Nel 2014 si è classificato al terzo posto nella classifica per il Pallone d’Oro, dietro soltanto a Messi e al vincitore Cristiano Ronaldo. Qualche mese prima si era laureato campione del mondo. Nel 2013 aveva vinto tutto ciò che poteva vincere con il Bayern Monaco, eccetto la Supercoppa di Germania. Aveva portato il ruolo in un’altra era, compiendo in due anni un’escalation che in molti si aspettavano sin da quando era un giovane del vivaio dello Schalke 04, cresciuto dal ‘santone’ Norbert Elgert, un’istituzione a Gelsenkirchen quando si tratta di talenti.

Il primo anno di Neuer al Bayern Monaco era stato da dimenticare. Oltre ad attirarsi l’odio dei tifosi del suo Schalke per essere andato al Bayern, a fare notizia erano più le sue incertezze piuttosto che le sue parate. Oltre a un atteggiamento spavaldo che non incontrava il gradimento di fan e addetti ai lavori. La sconfitta nella finale di Champions League all’Allianz Arena nel 2012, con il rigore calciato e sbagliato alla lotteria, non contribuì alla sua popolarità. Anche se in fondo era chiaro a tutti che quel ragazzo sarebbe diventato uno dei top al mondo, prima o poi.

Manuel Neuer Golden Glove 2014Getty Images

L’en plein del 2013 da protagonista assoluto lo riportò nuovamente al top. Il trionfo di Rio fu la consacrazione definitiva: mai visto uno così. Nell’ottavo di finale contro la modesta Algeria, partita vinta soltanto ai supplementari, Neuer sventò una serie infinita di contropiedi potenzialmente letali dei nordafricani, giocando in pianta stabile ad almeno 30 metri dalla linea di porta. Come un libero, per l’appunto. Quella prestazione è diventata come simbolica della trasformazione che il ruolo di portiere stava subendo. Neuer aveva creato un nuovo modo di intendere il ruolo, contribuendo in modo fondamentale ad una tendenza tattica, quella della costruzione dal basso, che oggi è radicata in tutto il mondo e attuata da gran parte degli allenatori.

Dal 2013 al 2016 il portiere del Bayern Monaco è stato insignito del premio di migliore al mondo dall’IFFHS, prima di prendersi una pausa forzata. Nel 2017, a soli 31 anni, Manuel Neuer ha subito un grave infortunio al piede, sul finire della stagione. Aveva provato a stringere i denti e giocare nei quarti di Champions League contro il Real Madrid, prima di alzare bandiera bianca fino a fine stagione. L’estate sembrava il periodo perfetto per recuperare e poi tornare al top l’anno successivo, ma alcune competizioni lo hanno costretto a uno stop ancora più lungo. Dopo quattro partite, la frattura del metatarso lo ha costretto a fermarsi nuovamente. E il recupero è stato molto più lungo e complicato di quanto chiunque potesse immaginare.

2017-04-21-bayern-neuer(C)Getty Images

Non c’era una data di ritorno, non c’erano certezze. Qualcuno suggerì addirittura che la sua era fosse giunta al termine, che il Bayern Monaco avrebbe dovuto pensare a un sostituto. Neuer a 31 anni sembrava già avviato sul viale del tramonto, mentre il suo vice Sven Ulreich in campo faceva di tutto per non farlo rimpiangere, spesso con risultati abbastanza fallimentari. Dal Bayern Monaco filtrava pochissimo. C’era tanta incertezza. Un barlume di speranza c’era: rivederlo in campo per il Mondiale del 2018 sembrava diventata una prospettiva realistica. Ed effettivamente è stato così. Dopo un lungo periodo di riabilitazione tremendamente complicato, il 19 maggio Neuer è andato in panchina nella finale di DFB-Pokal persa dal Bayern contro l’Eintracht Francoforte di Niko Kovac, futuro tecnico dei bavaresi.

Il rientro completo è arrivato direttamente nelle amichevoli pre Mondiale con la Germania. Non senza polemiche. C’erano opinioni contrastanti riguardo il ruolo di numero uno della Mannschaft per la spedizione in Russia: una corrente di pensiero voleva Neuer ancora da numero uno, nonostante una stagione di fatto non giocata; un’altra voleva invece la promozione di Ter Stegen, reduce da una stagione strepitosa con il Barcellona. Un dualismo che si sarebbe trascinato almeno per un altro anno e mezzo. Joachim Löw scelse Neuer, che disputò un Mondiale tutt’altro che memorabile. Nonostante ciò, nemmeno al Bayern dubitarono del loro storico numero uno. A piena ragione. Fiducia ripagata.

Oggi Manuel Neuer è tornato ad essere il miglior portiere del mondo, campione di tutto (stavolta pure di Supercoppa) nel 2020 con il Bayern da assoluto protagonista. Un ritorno al vertice riconosciuto anche dall’IFFHS e da tutti gli altri riconoscimenti individuali messi in bacheca dal capitano della squadra probabilmente più forte del mondo in questo momento. È iniziata la sua seconda era. Con un rinnovo firmato con il Bayern Monaco fino al 2023, non senza complicazioni e dubbi sull’età puntualmente fugati. Presto se ne aggiungerà un altro, con tutta probabilità. Puntando a Qatar 2022. E puntando a confermarsi come miglior portiere.

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