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Mancini e la gemma più bella: tacco d'autore in Parma-Lazio del 1999

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Nella sua ventennale carriera da calciatore, Roberto Mancini ha segnato qualcosa come 217 goal tra club e Nazionale: chiaro che, con un numero così ampio, ci sia spazio anche per gemme di rara bellezza che la sua grande tecnica gli ha consentito di regalarci. Difficile stilare una classifica su quale sia stata la sua rete più bella: i tifosi della Sampdoria hanno ancora davanti agli occhi la volée sul campo del Napoli di Maradona nel novembre 1990, uno dei sigilli più memorabili in quindici anni di militanza blucerchiata; quelli della Lazio, invece, hanno avuto modo di ammirarlo per meno tempo ma, nonostante i soli tre anni trascorsi nella Capitale, Mancini è comunque riuscito a sfornare gioielli di pregevolissima fattura, rimasti nell'immaginario dei tifosi e dei semplici appassionati di calcio. Uno, in particolare, compie 22 anni esatti.

Il 17 gennaio 1999 è una fredda domenica sera al 'Tardini', dove Parma e Lazio si contendono il secondo posto alle spalle della Fiorentina campione d'inverno: match d'alta classifica tra due delle realtà più floride del movimento calcistico italiano, che al termine della stagione porteranno a casa, rispettivamente, la Coppa UEFA e la Coppa delle Coppe. Questi, infatti, sono gli anni del dominio della Serie A su tutti gli altri campionati europei: tra i molteplici campioni che il massimo torneo può annoverare c'è, appunto, Roberto Mancini, uno dei leader carismatici di una Lazio che a maggio concluderà il suo percorso ad un solo punto dal Milan campione d'Italia per la sedicesima volta.

Roberto Mancini LazioGetty

Ma torniamo alla partita tra ducali e biancocelesti, un vero e proprio inno alla qualità nella sua essenza più pura: in campo gioca gente del calibro di Buffon, Thuram, Cannavaro, Veron, Crespo e Chiesa da un lato, Nesta, Stankovic, Salas e Vieri dall'altro. Normale che la gara sia scoppiettante e contrassegnata dalle emozioni: la fase iniziale è però segnata dall'equilibrio, sia per quanto concerne le occasioni che le proteste nei confronti dell'arbitro Bazzoli, reo di non aver assegnato un penalty a testa. Insomma, lo 0-0 con cui le squadre vanno al riposo nell'intervallo è il risultato più giusto, anticamera di una ripresa ancor più scoppiettante e destinata ad essere ricordata grazie al gesto tecnico che a breve descriveremo.

La partita si sblocca al minuto 51: Sartor interviene in ritardo sull'incursore Pancaro, stavolta costringendo Bazzoli a mettere il fischietto alla bocca per assegnare il calcio di rigore, realizzato senza troppe difficoltà da Marcelo Salas. L'equilibrio nel punteggio torna dopo appena 180 secondi: Fuser alza un 'campanile' dalla fascia destra favorendo la spizzata di Chiesa che si trasforma in assist per Hernan Crespo, veloce con un falco ad anticipare il diretto marcatore per siglare l'1-1. Ora è la tensione a fare da padrona al 'Tardini' e sugli spalti si respira l'aria dell'imprevedibilità, della possibilità che da lì a poco possa accadere qualcosa di straordinariamente bello, a prescindere dalla propria fede e dalle speranze in un risultato o nell'altro.

L'impressione è che solo una magia possa spezzare il filo dell'equilibrio, il classico 'episodio' che arriva puntuale al 68': Mihajlovic batte un calcio d'angolo dei suoi, preciso e ben dosato, ma la traiettoria stavolta è troppo bassa e Roberto Mancini ha un solo modo a disposizione per tramutare l'assist del compagno in goal, ossia il colpo di tacco. Nella mente del classe 1964 balena subito l'idea di 'farla grossa', di colpire il pallone con la grazia che solo quelli come lui possiedono, e il risultato è il seguente: pallone depositato in rete sul primo palo, all'incrocio, dove le lunghe leve di Buffon non possono proprio arrivare. L'incredulità dei compagni di Mancini si legge sui loro volti e sul carattere smodato di un'esultanza che sa di liberazione.

Dopo aver assistito ad una prodezza del genere, per i giocatori del Parma si fa strada la sensazione di dover scalare un Everest per rimettere in piedi la partita ed evitare l'aggancio dei laziali al secondo posto in classifica. Aggancio che effettivamente avviene, certificato addirittura dal tris di Christian Vieri nel primo minuto di recupero, quando il baricentro ducale è completamente sbilanciato in avanti al fine di evitare la sconfitta. Ma i complimenti sono tutti per lui, per Mancini, che dopo il triplice fischio dispensa commenti con una naturalezza da far spavento.

"A dire il vero mi è venuto tutto naturale. In allenamento ne ho fatti diversi del genere, non mi sono perfettamente reso conto di quanto sono riuscito a compiere. Dovrò rivederlo".

Una normale partita trasformata in un cimelio da porre sugli scaffali dell'eccellenza, ma non del tutto unico: già il 29 novembre 1998, infatti, Mancini aveva segnato di tacco nel rocambolesco derby contro la Roma finito 3-3, con un tocco lievissimo andato a morire sul secondo palo. Negli occhi di tutti, però, resta quell'acrobazia che contribuì a riscaldare gli animi nel gelo (meteorologico) più totale.

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