Dal campo di calcio a quello in cui far germogliare le proprie vigne: due ambiti diversi, ma affrontati entrambi con entusiasmo e passione. È la storia di Alberto Malesani, tecnico tra i più in auge negli anni '90 - soprattutto per i suoi successi alla guida del Parma - e poi progressivamente dimenticato dal mondo del calcio.
Il mister veneto ha quindi deciso di reinventarsi, puntando su un'altra sua grande passione oltre al pallone: il vino. Insieme alle figlie gestisce 'La Giuva', azienda agricola specializzata nella produzione vinicola e che intende farsi conoscere sempre di più pur non avendo una grande tradizione alle spalle. Un amore che ha diversi punti di contatto con quello per il calcio, come ha rivelato lo stesso Malesani in un'intervista a 'Beverfood'.
"La mia passione è nata gradualmente. È sbocciata da giovane grazie a mio padre, che è sempre stato un grande appassionato del mondo del vino, ed è poi definitivamente esplosa durante la mia carriera da allenatore in concomitanza con una partita di Coppa UEFA a Bordeaux. Era il 1999, allenavo il Parma e quell’anno finimmo per portare a casa la coppa. Diciamo quindi che quella stagione ha segnato per sempre la mia vita, sia calcisticamente che per quanto riguarda il vino".

Si tratta di una passione che ha aiutato il mister ad incanalare la sua grande energia, visto che da tempo non riceve una chiamata per una panchina (l'ultima è stata quella del Sassuolo, nella stagione 2013/14). Un allontanamento vissuto con dispiacere da Malesani, che però ritrova qualcosa del pallone nella sua nuova attività.
"Del calcio mi manca soprattutto il lato dell’allenamento quotidiano sul tappeto verde. Sperimento le differenze tra questi due mondi specialmente nei rapporti interpersonali, ma trovo ogni giorno anche delle importanti similitudini visto il mio approccio aziendalista in qualsiasi attività svolta nel corso della mia vita".
Oltre a trovare dei punti di contatto tra calcio e vino per alcune dinamiche, Malesani si è divertito nel corso dell'intervista a paragonare alcuni giocatori da lui allenati in carriera a certi vini.
"Beh, proviamoci. Manuel Rui Costa può essere paragonato al ‘Valpo’ perché con le sue giocate riusciva sempre a dare un tocco di freschezza alla manovra. Lilian Thuram e Fabio Cannavaro mi ricordano invece il ‘Rientro’, dato che riuscivano a rientrare con efficacia dopo aver preso parte alla manovra offensiva. Gabriel Omar Batistuta è come il mio ‘Amarone’ per la sua potenza in fase realizzativa. Michele Cossato infine è il ‘Recioto’, che è il re dei vini di Verona, proprio perché da calciatore del Chievo ha contribuito a un’esaltante promozione e con l’Hellas Verona anche a una storica salvezza in Serie A: ciò l’ha portato a essere uno dei re del calcio veronese di alto livello".
Al di là di possibili analogie tra calcio e vino, una cosa è certa: il mondo delle vigne ha trovato un nuovo protagonista pronto a buttarsi in questa nuova esperienza con grande convinzione, ricercando nella produzione del vino quella qualità che chiedeva anche alle sue squadre.


